Disagio emotivo, autolesionismo, dipendenze. Com’è difficile essere adolescenti
Disagio diffuso tra i giovani, distanza dagli adulti di riferimento, gli amici come àncora, il bullismo subito e praticato. Sono i risultati dell’indagine della Società italiana di pediatria su oltre 10 mila adolescenti che conferma come difficoltà emotive e comportamentali emergano sempre più precocemente.
Otto adolescenti su 10 hanno sperimentato disagio emotivo, il 15% episodi di autolesionismo, il bullismo lo ha subito un ragazzo su 3, ma altrettanti lo hanno praticato. Il 62% non ha ricevuto educazione sessuale dagli adulti. Il primo smartphone a 10 anni. Uno su 4 si vede in sovrappeso.
Sono i risultati dell’indagine condotta dalla Società italiana di pediatria (Sip) presentata in occasione del congresso nazionale in corso a Napoli da cui emerge un disagio emotivo diffuso tra i giovani accanto alla distanza dalle figure adulte di riferimento.
“L’indagine conferma che l’adolescenza è un’età difficile, la novità è che le difficoltà emotive e comportamentali emergono sempre più presto – ha detto Alberto Villani, presidente della Sip – Come pediatri stiamo osservando un’insorgenza sempre più precoce di alcuni problemi tipici dell’adolescenza”.
Condotta in collaborazione con gli uffici scolastici regionali, la ricerca ha coinvolto oltre 10 mila ragazzi tra 14 e 18 anni provenienti da tutte le regioni italiane che hanno risposto a un questionario informatizzato su diversi temi: alimentazione e rapporto con il proprio corpo, percezione dell’ascolto ricevuto, disagio psico-emotivo, bullismo, sessualità, dipendenze, uso di Internet, famiglia.
“Il pediatra deve fare prevenzione con bambini e genitori affrontando temi che si ritenevano propri degli adolescenti, ma che si stanno manifestando prima – continua Villani – È necessario elaborare strategie comunicative adatte ai bambini più piccoli e preparare le famiglie ben prima dell’età adolescenziale”.
Oltre la metà degli intervistati ha dichiarato di essere stato (sempre, spesso, qualche volta) così male da non trovare sollievo, se si aggiungono coloro che hanno sperimentato questa sensazione ‘raramente’ si arriva all’80% del campione.
Il 15% degli intervistati ha dichiarato di essersi spesso inflitto intenzionalmente lesioni per trovare sollievo o per piacere. Uno su 2 ha sentito il bisogno di aiuto psicologico, ma solo il 4,8% ha utilizzato quello presente a scuola.
Chi si è rivolto a uno specialista (il 7,4%) lo ha fatto per problemi familiari (27,3%), sentimentali e comportamentali (21%), scolastici (16%), con i coetanei (13,3%).
Il dato sull’autolesionismo è allarmante, se si pensa che la presenza di questi comportamenti è descritta, in letteratura, come un fattore correlato a un aumentato rischio di suicidio in adolescenza – ha detto Annarita Milone, dirigente di neuropsichiatria infantile presso l’Irccs Stella Maris di Pisa – La letteratura internazionale segnala come queste condotte disfunzionali tendano rapidamente a dilagare in contesti scolastici e in gruppi adolescenziali, a causa di fenomeni di imitazione di gruppo.
Sono frequenti – aggiunge – in minori caratterizzati da fragilità emotiva e tratti depressivi e devono essere un segnale da accogliere rapidamente per permettere l’attivazione, in sede specialistica, di approfondimenti diagnostici e interventi terapeutici”.
Adulti lontani, gli amici come àncora.
Al primo posto ci sono gli amici, poi i genitori e la scuola.
Gli amici sono un punto fermo nei momenti di difficoltà: solo il 4% non riceve mai il loro aiuto, circa il 70% lo riceve spesso o sempre.
Solo il 46% si rivolge ai genitori per essere tranquillizzati o quando hanno una preoccupazione.
E solo 2 su 10 ritengono che la scuola sia attenta alle esigenze degli adolescenti.
“Il quadro della popolazione in età adolescenziale che emerge dalla ricerca segnala aspetti indubbiamente preoccupanti – ha spiegato Giovanni Vitali Rosati, pediatra di famiglia referente per la Sip del gruppo di lavoro che ha curato l’indagine – Gli adolescenti valorizzano la relazione tra pari mentre sentono gli adulti di riferimento nei diversi contesti di vita come spesso distanti e poco responsivi e sembrano utilizzare scarsamente i servizi di aiuto in ambito sanitario e scolastico”.
Uno su 3 ha subito bullismo, altrettanti lo hanno praticato
Il 12% del campione è stato vittima di episodi di cyberbullismo e al 33% è capitato di subire atti di bullismo (il 20% raramente, l’8,4% qualche volta, il 3,3% spesso, il 2,1% sempre), ma la risposta è quasi sempre stata il silenzio: il 68% delle vittime non ne ha parlato con nessuno.
Altrettanto ampia la percentuale di chi dichiara di aver preso parte a episodi di bullismo verso i compagni e le compagne (il 33%).
Il 37% fuma sigarette abitualmente o occasionalmente, quasi il 40% ha dichiarato di essere stato male a causa dell’alcol.
La maggior parte degli intervistati non ha ricevuto educazione sessuale dagli adulti di riferimento (62,3%), 1 su 3 tra coloro che hanno già avuto rapporti non ha usato contraccettivi, più della metà ha visualizzato materiale pornografico on line e il 15% ha ammesso di aver ricevuto proposte sessuali da parte di adulti anche attraverso siti Internet o app.
L’età media del primo smartphone è tra i 10 e i 12 anni, ma c’è anche chi lo ha ricevuto a 5 (l’1,4%) o prima dei 10 anni (il 26%).
La maggioranza degli intervistati usa i social per parlare con gli altri quando si sente solo.
Al 53% capita spesso o sempre di essere impegnato in attività multimediali per periodi prolungati e molto spesso più a lungo rispetto a quanto si era prefissato, “configurando una problematica che potrebbe sfociare nella dipendenza da Internet”.
Un adolescente su 4 si vede in sovrappeso, ma solo l’11,7% lo è davvero secondo le valutazioni del pediatra.
Il 53,2% fa colazione a casa regolarmente prima della scuola, quasi la metà non fa sport, e di questi circa 1 su 3 ha abbandonato un’attività sportiva.
Il pranzo di famiglia resiste: il 71% dichiara di mangiare a casa con i genitori.
“L’elevato numero di risposte al questionario ci obbliga a riflettere sul bisogno espresso e a cercare di passare a una fase di costruzione di risposte efficaci per non deludere la fiducia che gli adolescenti hanno rinnovato verso adulti e istituzioni”, conclude Milone.