Ttip, nuovo round negoziale a New York. La protesta: «Basta con il muro di silenzio»
Nuovo round negoziale a New York sull'accordo di libero scambio Ttip tra Usa ed Europa. Nel fine settimana flash mob "fantasmatici" e iniziative formative sono state promosse da oltre 270 associazioni italiane in occasione della mobilitazione globale: «Nostra agricoltura sacrificata a interessi industria Usa».
Anche le Acli bocciano il trattato: «La segretezza che lo circonda è un oltraggio alla comune sensibilità democratica».
L'abbassamento delle tariffe e l'armonizzazione degli standard e delle normative
Sono questi i punti sul tavolo del nuovo meeting dei negoziatori europei e statunitensi per l'approvazione del Ttip, l'accordo transatlantico di liberalizzazione economica Usa-Ue al centro delle critiche e delle mobilitazioni della società civile.
L'incontro di New York intende focalizzare l'attenzione sul rischio concreto di indebolimento delle tutele ambientali e sociali nel vecchio continente, così come di un'espulsione dal mercato di centinaia di migliaia di produttori agricoli europei e italiani non più competitivi a causa dell'importazione di agroalimentare a basso costo.
Quanto sia problematica la questione lo dimostrano le ultime risoluzioni (opinions) votate nelle diverse commissioni del Parlamento europeo in vista di quella che verrà votata nel prossimo giugno, in cui a più riprese si chiede l'esclusione di settori specifici dal negoziato. Diverse in tal senso le preoccupazioni della società civile: dalla Commissione ambiente (Envi) che chiede che siano esplicitamente esclusi servizi pubblici, Ogm, pesticidi, clonazione animale, alla Commissione giuridica (Juri) che boccia senza appello l'arbitrato Isds che permetterebbe alle imprese di denunciare i governi i caso di leggi e normative che impattino sui loro profitti.
A complicare il tutto l'ultimo documento leaked da parte delle reti Stop Ttip, dove si mostra come lo scambio sul tavolo proposto dalla Commissione europea sia la maggiore apertura degli appalti pubblici americani alle grandi imprese europee con, come contropartita, una maggiore flessibilità sull'agricoltura.
Per Elena Mazzoni, coordinatrice della campagna italiana, «il rischio del Ttip non riguarda solo l'oggi, ma anche il domani. Il negoziato prevede che, a trattato ratificato, si crei un organismo tecnico congiunto Usa-Ue di cooperazione sulle regolamentazioni, che armonizzerebbe le normative e gli standard in autonomia e senza alcun controllo degli organismi democraticamente eletti. Oggi, per uscire dalla crisi, non c'è bisogno di aree grigie di decisione tra interessi economici, ma di un ampliamento sostanziale della partecipazione democratica nella ricerca di soluzioni condivise».
Un recente sondaggio di YouGov , diffuso nel marzo scorso, dimostra come in alcuni paesi europei come la Germania, il numero di contrari sia sostanzialmente più alto rispetto a chi sostiene il Ttip (43 per cento contro il 26) e come nella patria del neoliberismo come la Gran Bretagna il confronto sia 19 per cento "No" e 19 per cento "Sì", con un 62 per cento di "Non so", un numero decisamente alto per un trattato di questa portata.
La mobilitazione delle associazioni nel fine settimana
"Fantasmatici flash mob" nella mattinata e iniziative formative nel pomeriggio hanno intanto scandito la Giornata di azione globale contro il Ttip, il trattato di libero scambio, svoltasi lo scorso fine settimana anche in oltre 30 centri italiani, contemporaneamente a circa 750 iniziative in altre parti del mondo (oltre 550 in Europa, 74 negli Stati Uniti, 17 in Asia e Oceania, 12 in Centro e Sudamerica, 4 in Africa).
Migliaia sono le organizzazioni della società civile, sindacati, associazioni di consumatori, ambientaliste, organizzazioni non governative, religiose che si sono mobilitate per dire No al Trattato Transatlantico tra Stati Uniti e Unione Europea a pochi giorni dal nuovo Round negoziale di deregolamentazione dei commerci.
«Il 18 Aprile è uno degli appuntamenti importanti di una mobilitazione grazie alla quale si è cominciata a creare una crepa nel muro di omertà e di segretezza che nascondeva agli occhi dei più la natura e gli obiettivi del Ttip – dichiarano i promotori della campagna italiana – senza le mobilitazioni delle campagne e dei cittadini, non ci sarebbe stato nessun processo di progressiva pubblicazione di documenti e di posizioni della Commissione Europea, un percorso ancora ampiamente insufficiente e ancora inquinato da vere e proprie operazioni di marketing politico».
«La realtà del Ttip – denunciano – è infatti, quella raccontata da molti parlamentari europei, ultimo dei quali lo spagnolo Ernest Urtasun, che nella sua recente intervista al quotidiano El Diario ha raccontato di essere stato perquisito personalmente prima e dopo il suo ingresso nella sala di lettura dei documenti negoziali del Ttip allestita all’interno del Parlamento europeo, per impedirgli di prendere su un taccuino anche solo appunti personali sul testo».
«Grazie al lavoro della società civile oggi è evidente l’insostenibilità del Ttip che rischia di aumentare del 118% l’import di prodotti Usa in Europa - sottolineano i promotori - con un impatto pesantissimo sulle piccole attività agricole, asse portante dell’economia europea".
“Il 18 Aprile è un momento cardine delle mobilitazioni contro il Trattato transatlantico Ttip, l’accordo con il Canada Ceta e il Tisa, il negoziato sulla liberalizzazione dei servizi – sottolinea Marco Bersani, tra i coordinatori della Campagna – il lavoro fatto in Italia, in stretto collegamento con le campagne europea e statunitense, ha rimesso al centro la questione della democrazia, della trasparenza, della tutela dei diritti e delle alternative a questi trattati di libero scambio».
«Uno dei più grandi rischi sconosciuti del trattato – denuncia Monica Di Sisto di Fairwatch – è il fatto che genererà delle “para-istituzioni”, nei meccanismi di Cooperazione regolatoria, che permetteranno a sconosciuti organismi transatlantici di discutere se le nostre regole sanitarie, di sicurezza, di controllo, a tutela dei cittadini, dei consumatori, dell’ambiente si oppongano al commercio e vadano cambiate, senza alcun controllo democratico nazionale o europeo. Di questo si dovrebbe discutere tanto e pubblicamente, ma nessuno ne parla dal testo riservato di richieste negoziali della Commissione Europea ma diffuso oggi in modo “pirata” dalle reti Stop Ttip si capisce come la nostra agricoltura, tra gli altri settori, sia l’agnello sacrificale per interessi più grandi, come quello delle grandi imprese per gli appalti pubblici statunitensi».
L'adesione delle Acli
«Le Acli aderiscono alla Giornata internazionale contro i trattati di libero scambio. In particolare – afferma Gianni Bottalico, presidente nazionale – esprimiamo una forte preoccupazione sul Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Ttip). Siamo assolutamente favorevoli ad incrementare gli scambi commerciali tra Stati Uniti ed Unione Europea, ma il punto è un altro: non consegnare la nostra sovranità e la giurisdizione del diritto nazionale e comunitario ad un organismo di arbitrato sulle controversie tra stati e aziende, l'Isds (Investor-state dispute settlement), che abolirebbe le conquiste dell'Europa nel campo del welfare, della tutela della salute e dell'ambiente».
«Il clima di segretezza che circonda questi negoziati – prosegue Bottalico – è un oltraggio alla comune sensibilità democratica. Se l'Unione Europea ratificasse il Ttip, verrebbe meno la stessa idea di Europa, ridotta a periferia del potere finanziario ed industriale d'oltreoceano. L'Italia e l'Unione Europea possono invece ambire ad un ruolo da protagonisti nel mondo multipolare intessendo relazioni alla pari con i più grandi blocchi politici ed economici del mondo: gli Usa, i Brics, i grandi paesi emergenti dell'Asia, dell'America Latina e dell'Africa. Per questo la più grande riforma che si può fare per l'avvenire dell'Italia e dello stesso progetto di integrazione europea, è quella di respingere il Trattato transatlantico. In tal senso rivolgo un appello a tutti gli europarlamentari italiani, al governo, alle forze politiche ed ai gruppi parlamentari».