Ora anche i “piccoli” imprenditori guardano con interesse oltre confine
Metà delle imprese artigiane manifatturiere della provincia di Padova esportano, direttamente o indirettamente. È quanto emerge dall’indagine effettuata da Lan (local area network) su un campione di ottocento imprese padovane. La ricerca, commissionata dall’Unione provinciale artigiani di Padova, rivela una propensione all’export significativa e in crescita, specie tra le aziende aderenti alle associazioni di categoria.
Si stima che tra i 570 e gli 870 milioni di euro di export della provincia siano stati prodotti da imprese manifatturiere artigiane: tra il 7 e il 10 per cento delle esportazioni totali del 2015.
«I dati ci dicono che si tratta di aziende strutturate che puntano a realizzare prodotti di qualità – spiega Roberto Boschetto, presidente dell’Unione provinciale artigiani di Padova – Gli artigiani sanno operare in settori di nicchia, personalizzando il prodotto. E questo, lo dimostrano i dati, è sempre più apprezzato nel mondo».
Dalla ricerca emerge una correlazione tra la propensione all’export e l’iscrizione a un’associazione di categoria: più della metà delle aziende che esportano risulta infatti far parte delle associazioni datoriali.
«Mi sembra un dato significativo – continua Boschetto – Far parte di una rete di scambio e di comunicazione fra aziende contribuisce ad aumentare la cultura d’impresa, la collaborazione e anche le occasioni di business».
«Abbiamo commissionato questa indagine per avere un quadro più chiaro circa la propensione delle nostre imprese ad operare oltre i confini nazionali, – precisa Carlo Silvestrin, presidente della funzione aziendale promozione ed export di Upa Padova – I risultati della ricerca hanno certamente sfatato il mito dell’artigiano chiuso nella propria azienda».
La situazione oggi è radicalmente cambiata: gli imprenditori, anche i piccoli, sono proiettati all’estero e per promuovere i propri prodotti utilizzano sempre di più i canali web. Su questo tema stiamo lavorando da mesi, proponendo ai nostri associati incontri di approfondimento mirati all’innovazione tecnologica. Il nostro obiettivo è quello di offrire agli artigiani padovani strumenti adeguati per lavorare oltre confine. E proprio per questo, sono allo studio ulteriori iniziative, in grado di favorire la capacità di esportazione di un numero sempre maggiore di imprese. Spazi di crescita, lo dimostra la ricerca, ci sono. Ora è il momento di coglierli».
I dati
Si stimano in circa il 20 per cento del totale le imprese artigiane manifatturiere della provincia di Padova che esportano direttamente le proprie produzioni: in valore assoluto, su circa 7.200 aziende, si tratta di un numero di imprese compreso tra 1.200 e 1.700.
Considerando che esportano mediamente 240 mila euro di fatturato, a livello di sistema si tratta di un valore tra 300 e 420 milioni di euro di merci.
Circa il 35 per cento delle imprese lavora in subfornitura per aziende esportatrici, quindi esporta indirettamente: sono tra 2.200 e 2.700 imprese artigiane, con un valore complessivo di export stimato tra 270 e 350 milioni di euro.
Si può dire dunque che la metà delle ditte artigiane manifatturiere ha a che fare con l’estero, direttamente o indirettamente, contribuendo con un valore tra 570 ed 870 milioni di euro e una quota tra il 7 ed il 10 per cento dell’export complessivo della provincia.
Il profilo “anagrafico” degli esportatori
Si tratta soprattutto di imprese dell’elettromeccanica (25 per cento), del tessile, abbigliamento e calzature (23) e del mobile e legno (22). Il tessile abbigliamento è più orientato (come il metallo) all’export indiretto, gli altri due all’esportazione diretta.
Sono prevalentemente localizzate nel nord (36 per cento) o nel centro (34) della provincia, la forma giuridica tipica è l’srl (41), la dimensione è medio-grande per il contesto artigiano (un terzo ha più di 10 addetti, oltre la metà ha un fatturato superiore ai 500 mila euro).
Ciò che contraddistingue le imprese esportatrici dal punto di vista produttivo è la personalizzazione delle lavorazioni e la qualità (28 per cento), assieme alle lavorazioni particolari (22), mentre la competizione sul prezzo è irrilevante (4 per cento).
Nell’elettromeccanica è rilevante anche il peso della tecnologia, così come nel mobile e legno il design (17).
I mercati principali e le strategie di vendita
Circa la metà del fatturato esportato nel 2015 va in Europa (soprattutto Germania e Francia); la Russia da sola (12 per cento) pesa quasi come tutta l’Asia (14). Rilevante anche l’Africa (9) più del Nord America (7).
Nell’esportazione prevale il “fai da te” e l’autoapprendimento: la scelta dei mercati nel 56 per cento dei casi è determinata da richieste dirette dei clienti o al più da contatti in fiere di settore (22), la modalità distributiva è in gran parte diretta (66); la promozione dei prodotti avviene soprattutto attraverso il sito web (44) e i contatti “face-to-face”: passaparola tra clienti (13), partecipazione a fiere internazionali (12), agenti e rappresentanti (10).
Il ruolo delle associazioni di categoria
Il giudizio sui servizi per l’export attualmente presenti sul territorio è piuttosto diversificato, con il campione diviso sostanzialmente a metà tra chi li giudica adeguati e chi no.
Tra gli iscritti ad associazioni di categoria il giudizio si fa un po’ più positivo (56 per cento).
Chi non esporta
Gli artigiani che non esportano (o che esportano solo per vie indirette) hanno una modalità produttiva molto orientata alla subfornitura (oltre il 60 per cento, tutto o in larga parte del proprio fatturato) e motivano l’assenza sui mercati internazionali con i bassi volumi di produzione e le piccole dimensioni aziendali (36) e la realizzazione di prodotti solo per il mercato interno (17), oltre che con l’essere esclusivamente contoterzisti (26).
Da rilevare però che il 7 per cento di esse (in proiezione sul totale, almeno 600 imprese) si sta già attrezzando per uscire dai confini nazionali e un ulteriore 6 per cento potrebbe fare il passo trovando un adeguato accompagnamento.