Il mondo del lavoro è cambiato. Il sindacato non abbastanza
La rappresentatività sindacale: un modello di relazioni che fatica a governare il cambiamento. Parte da questa riflessione amara, che coinvolge sia le organizzazioni sindacali dei lavoratori sia le organizzazioni datoriali, il convegno proposto da Ucid Padova (Unione cristiana imprenditori dirigenti), sabato 30 aprile al centro giovanile Antonianum (Prato della Valle, 56), dalle 10 alle 12.
Se il tema della crisi della rappresentatività sindacale non è nuovo, la proposta di Ucid costituisce una rara occasione di dialogo aperto fra “voci” che rappresentano mondi e istanze diverse.
Il convegno metterà, infatti, a confronto Onofrio Rota, neosegretario generale della Cisl Veneto, e Federico Visentin, imprenditore vicentino e vicepresidente nazionale di Finmeccanica. Con loro Tiziano Treu: il noto giuslavorista, già ministro del lavoro nei governi Dini e Prodi I, professore emerito all’università Cattolica di Milano, avrà il compito di fare sintesi, cercando di “tracciare” una via possibile per rispondere ai limiti mostrati dall’attuale modello di relazioni sindacali.
A dare il là al dibattito, dopo i saluti iniziali del presidente Ucid Padova Flavio Zelco, sarà invece Massimo D’Onofrio, membro del consiglio direttivo dell’Unione, che avrà anche il compito di moderare la discussione.
«L’iniziativa – spiega D’Onofrio – che si inserisce nel percorso “Dialoghi con l’Ucid”, ciclo di incontri dedicati a temi di stretta attualità, nasce per condividere l’urgenza e la necessità di un cambio di passo nell’affrontare i problemi economici e finanziari che ancora pesano sul nostro paese. L’impressione è che oggi la rappresentanza sindacale, e mi riferisco sia alle organizzazioni che rappresentano i lavoratori sia alle organizzazioni datoriali, non riesca più a rispondere alle nuove esigenze: penso ad esempio al lavoro agile o smart working, tema su cui si sta facendo poco o nulla, o alla manifattura 4.0 (la digitalizzazione spinta dei processi produttivi, ndr), già realtà da tempo in Germania e ancora una chimera nel nostro paese, o al welfare integrativo. Anche sul piano del contratto collettivo, l’Ue spinge da tempo perché sia dato maggiore spazio alla contrattazione decentrata, ma le misure adottate su questo fronte sono ancora timide e sembrano più che altro protese a “scongiurare” una possibile censura dell’Europa sul prossimo Dpef. Di fronte a queste urgenze le organizzazioni sindacali e datoriali sembrano talvolta ingessate, chiuse in un atteggiamento autoreferenziale, appesantite da strutture che non sembrano più in grado di stare al passo con i rapidi cambiamenti in atto».
Ma il convegno non sarà solo occasione per sviscerare problemi e criticità
«Non vogliamo né piangerci addosso, né avvitarci in inutili polemiche o mettere sotto accusa qualcuno – continua D’Onofrio – Con l’aiuto di Treu cercheremo di individuare alcune possibili vie d’uscita. Facciamo i conti con un debito pubblico di 2.200 miliardi, soffriamo ancora di un problema di competitività e non si può certo dire che siamo usciti dalla crisi. Per “disincagliarci” da una situazione così difficile serve un progetto di nuove relazioni industriali, passando dalla contrapposizione alla condivisione degli obiettivi».
«Ci piacerebbe che da questo dibattito – conclude Zelco – potesse uscire anche un documento di sintesi condiviso, con alcune piste concrete su cui lavorare, alla luce della Dottrina sociale della chiesa».