Artigiani padovani: Upa e Cna verso la "fusione a caldo"
Dopo l’annuncio quasi sussurrato, un evento in città, con oltre cinquecento partecipanti, ha dato il via al percorso che potrebbe portare alla nascita di un’organizzazione di 15 mila piccoli imprenditori. I motivi storici di divisione sono ormai superati, c’è anche l’esigenza di ottimizzare costi e risorse. Al centro degli interessi l’impresa e il territorio che hanno bisogno di rappresentanza forte. Si comincerà da progetti condivisi soprattutto nelle categorie.
Le radici e la speranza? Cioè quello che un tempo ha anche diviso e tutto ciò che ora e in un futuro prossimo potrebbe unire.
Gli artigiani padovani delle due maggiori associazioni della categoria scelgono un titolo (e uno “spettacolo” sobrio ed efficace) per dire a tutti che è finito il tempo delle separatezze e si è aperta la stagione della (probabile) unificazione. Perché dopo tutto i motivi per essere diversi non esistono più.
Una volta, all’indomani delle seconda guerra mondiale, le differenziazioni erano “di chiesa”, vale a dire che quelli di Confartigianato, a Padova l’Upa, facevano riferimento alla parrocchia bianca, democristiana; gli altri (Cna) a quella più o meno sfumatamente rossa, genericamente di sinistra. Oggi questa distinzione è quanto meno anacronistica: gli artigiani, come accade peraltro in tutto il mondo associativo, non scelgono più l’appartenenza sulla base di una discriminante ideologica; contano altri fattori, magari più effimeri, come l’amicizia, la parentela, la prossimità di sedi e servizi. Insomma, il punto di riferimento, il mondo da rappresentare, si è omologato, quindi non ha più molto senso avere due associazioni, con tutto quello che ne consegue, sul versante delle strutture, delle sedi, del costo del personale, della laboriosa democrazia interna.
Così, Upa e Cna hanno deciso di tentare l’avventura del mettersi insieme. Dopo un annuncio di qualche settimana fa, in territorio neutro (durante un seminario di Confartigianato a Lido degli Estensi) venerdì scorso l’approdo nel salotto buono cittadino, il centro papa Luciani, con una manifestazione massiccia (cinquecento i presenti, molte le autorità) dedicata alle radici e alle speranze del Nordest e dei piccoli imprenditori (intervento di Francesco Jori e monologo dell’attrice Nicoletta Maragno, costruito da Paolo Giacon e Michele Cocco), ma soprattutto con un confronto tra i due presidenti, Roberto Boschetto (Upa) e Guerrino Gastaldi (Cna).
L’obiettivo dell’appuntamento era chiaro: uscire allo scoperto, dire apertamente che le due associazioni si stanno parlando, anzi hanno proprio deciso di provare a camminare a fianco. Il dato più chiaro emerso dalla serata è che non si tratterà di una fusione a freddo, vale a dire che le associazioni non si uniranno per poi cominciare a lavorare in condivisione, ma succederà esattamente il contrario: avviare collaborazioni su ambiti precisi (come è già in atto nel credito) e giungere quasi naturalmente all’unificazione.
Una scelta dal basso, quindi, privilegiando impegni e verifiche costanti sullo stato di avanzamento del progetto, evitando gli errori che hanno caratterizzato recentemente il nascere di Rete imprese Italia, con accordi di vertice che non hanno mai trovato concretezza di base e locale. «Al centro dei nostri interessi e di questo cammino – ha detto il presidente dell’Upa – ci saranno l’impresa e il territorio. Cominceremo, come abbiamo già fatto con il credito, a lavorare condividendo là dove ci sono gli artigiani, le loro categorie, i problemi quotidiani, che sono di tutti. L’obiettivo finale è quello di costruire un soggetto forte, che sappia interpretare e rappresentare in maniera compiuta ed efficace il mondo delle piccole imprese».
Niente protocolli e intese di vertice, dunque, bando alle estenuanti trattative tra dirigenti, tra presidenze e consigli generali: si parte dal basso e si fa crescere un’unione che di fatto esiste già, quanto meno negli interessi condivisi (gli artigiani), nei problemi da affrontare, quelli insiti in una crisi ancora non superata e in un quotidiano fatto di incombenze fiscali, procedure, esigenze di innovazione, formazione, apertura all’export, rapporti con la politica e con gli altri soggetti economici.
Si fa sul serio? «Su questo nessun dubbio – taglia corto il presidente Cna, Guerrino Gastaldi – da subito, senza indugi, né timori. Il nostro compito, come dirigenti, sarà quello di stimolare la collaborazione e di monitorare continuamente lo stato di avanzamento di questo cammino». Al momento pare tutto chiaro, così come non sembrano esserci resistenze. L’evento dei giorni scorsi è stato una prova di forza, di quella che potrebbe diventare la più consistente associazione di categoria non soltanto padovana, anzi che potrebbe essere paradigmatica ed esemplificativa di un’evoluzione che molti e in tante parti vorrebbero. Ma che solo qui, al momento, sta trovando forma e concretezza.