Viaggio tra i cinema che furono. E che magari rinasceranno
A passarli in rassegna tutti un po’ di malinconia te la lasciano addosso: l’Altino, il Mignon, il Concordi, il Biri, l’Excelsior chiusi; l’Eden e la Quirinetta trasformati in ristorante, il Supercinema in supernegozio, il Corso e il Roma in banca, l’Olimpia-Olimpico in bar, l’Arcobaleno in sala giochi, il Vittoria-Ariston in cartoleria, il Cristallo, l’Arcella, il Marconi, l’Antonianum, il Torresino...
C’è un bel dire, come ribadisce Marco Sartore segretario dell’Agis Tre Venezie, l’associazione che raccoglie tutti gli operatori dello spettacolo, che l’offerta di film in sala è rimasta invariata, anzi è cresciuta grazie ai multiplex.
Però un mondo è finito, quello della famiglia che va in autobus in centro e poi davanti al display collocato sul primo pilastro del portico di piazza Garibaldi decide quale film andare a vedere. E non importa se entri a spettacolo iniziato, che tanto c’è la maschera che ti fa luce... Il mondo delle seconde e terze visioni, che ti consentivano di vedere a prezzi bassi gli stessi film delle prime, con qualche settimana di ritardo e con qualche scossone o rigatura in più nella pellicola, dopo tanti passaggi di proiettore.
Cosa rimane delle sale padovane? E quale futuro potrebbero avere, quelle che già non sono state riconvertite in sale giochi, negozi, ristoranti?
Lo raccontiamo – attraverso le fotografie di Giorgio Boato e i commenti raccolti da Lorenzo Brunazzo – nel numero della Difesa di domenica 9 novembre.
Intanto, guarda la fotogallery.
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