Serie tv. Sta facendo breccia sugli adolescenti “Tredici”, in bilico tra suicidio e vendetta
Sul canale Netflix va in onda la serie americana “Tredici” che racconta il suicidio di un’adolescente che si vendica in maniera postuma inviando lettere di responsabilità. Il consiglio è vederlo insieme, ragazzi e adulti, e discuterne. Anche in parrocchia.
Piace e molto agli adolescenti (e anche preadolescenti) che se lo possono guardare tranquillamente dal proprio pc, ipad o cellulare. Comodamente seduti in divano, se non stesi a letto, si immergono nelle puntate di “Tredici”, il serial tv prodotto da Netflix (servizio di distribuzione di contenuti video a pagamento) e mutuato a sua volta dal romanzo omonimo di Jay Asher.Thirteen reasons why è la trascrizione grafica delle tredici ragioni per le quali un’adolescente si toglie la vita. Il ritmo delle puntate è scandito dall’ascolto di sette audiocassette nelle quali Hannah Baker delinea con precisione, senza nessuno sconto, le sofferenze che l’hanno portata al suicidio, coinvolgendo nel lungo percorso di rivisitazione i compagni di liceo che hanno contribuito alla tragica scelta.
«“Possiamo farlo vedere ai nostri figli?” è la richiesta che sempre più pressante giunge all’ufficio di pastorale della comunicazione della diocesi di Padova – afferma il direttore don Marco Sanavio – Non c’è una risposta univoca e definitiva, anche per evitare un aspetto di delega che potrebbe scaricare su altri una responsabilità che spetta a ciascun genitore, quanto piuttosto una serie di considerazioni che possono far completare in maniera più informata la scelta».
La serie è stata accusata di rendere affascinante il suicidio, di giustificare la decisione di uccidersi, e in generale di trattare nel modo sbagliato temi molto delicati.
«Il problema principale – continua don Sanavio – è che il programma è un teendrama, rivolto principalmente a ragazzi. In teoria, la sua visione è sconsigliata agli under 17; in pratica, è diventata presto molto popolare anche tra i ragazzi più giovani, e molti insegnanti e psicologi hanno avvertito che potrebbe essere un problema».
I temi affrontati vanno dal bullismo alla violenza, dal rapporto con un mondo di adulti che non comprende alla finzione su cui basano le relazioni. «In questa serie il punto di vista dominante è quello dell’adolescente che percepisce il mondo dei pari come il paradigma su cui misurare il rimanente genere umano – aggiunge don Sanavio – Il mondo degli adolescenti è abitato da persone scaltre, adeguate al mondo attuale, spesso fragili e incomprese, ma sempre all’altezza delle situazioni anche quando stanno per soccombere. In “Tredici” il pianeta degli adulti, invece, sembra abitato da persone lontane dalla realtà, spesso inadatte ai ruoli che ricoprono, incapaci di ascolto profondo e per questo mai coinvolte nell’abisso che tormenta il cuore dei più giovani, anche perché ritenute in questi casi inutili o inadeguate. E la menzogna è presentata come la condizione permanente dentro la quale l’adolescente protegge la propria privacy e si garantisce l’indipendenza rispetto a qualsiasi ingerenza esterna».Un consiglio opportuno agli adulti è di accompagnare la visione.
I temi si presentano estremamente delicati per chi non ha ancora una psiche strutturata: violenza sessuale, depressione, suicidio. Anche perché le alternative sono la visione solitaria (sconsigliata) o il divieto. «Proibire la visione, ipotizzando con buona approssimazione le reazioni che si possono innescare nei confronti del vietante ma, soprattutto, consapevoli del fatto che i ragazzi lo possono fruire da qualsiasi mezzo abbiano a disposizione i compagni di scuola, sarebbe veramente una misura adeguata ed efficace? Dove possibile è opportuno discuterne in comunità: a scuola, in parrocchia, in contesti associativi, nell’ambito sportivo. Il confronto aiuta sempre a ridimensionare, stemperare, individuare soluzioni possibili e creare empatia con il mondo degli adulti e dei formatori».