La misericordia negli sguardi di Pino Polisca al museo diocesano
L’artista urbinate, ma da tempo residente a Padova, presenta fino al 26 dicembre al museo diocesano un’installazione di specchi che, perdendo la loro dimensione narcisistica, travalicano anche l’individualismo per riflettere, attraverso il colore e la luce, l’infinito.
«Lo sai bene: non ti riesce qualcosa, sei stanco e non ce la fai più. E d’un tratto incontri nella folla lo sguardo di qualcuno – uno sguardo umano – ed è come se ti fossi accostato a un divino nascosto. E tutto diventa improvvisamente più semplice».
Con queste parole di Andrej Tarkovskij, collocate a didascalia della mostra, l’artista marchigiano Pino Polisca offre un primo approccio alla sua installazione, esposta dal 5 novembre al 26 dicembre al museo diocesano di Padova, che s’intitola, per l’appunto, “Sguardi”.
L’opera che il museo presenta a chiusura dell’anno giubilare, è stata realizzata dall’artista appositamente per l’occasione nello spazio d’ingresso del museo, pensando proprio alle possibilità di transito e di incontro in un tale luogo.
«Il coinvolgimento richiesto al visitatore – spiega il direttore del museo, Andrea Nante – diviene atto spontaneo grazie alla dimensione “ludica” dell’insieme, risultante dalla scansione di piani e volumi, dalle superfici riflettenti e dalle immagini che ne emergono: occhi che guardano sono a loro volta oggetto di osservazione. Non si può non entrarne da subito in relazione. Ed è proprio in questa dinamica relazionale che l’artista interroga chi osserva, lo conduce nella riflessione e nel mistero della vita, in un rimando di sguardi amplificati all’infinito».
«Le mie ultime opere – spiega l’artista originario di Urbino, che per trent’anni ha insegnato al liceo artistico di Padova – sono incisioni sugli specchi; mi è piaciuto molto recuperare il segno grafico e trasformarlo in pittorico. Perché lo specchio? Lo specchio riflette la realtà e lavorarci sopra è stato un tentativo di restare aderente a essa, come un richiamo costante. L’incisione fatta sulla superficie specchiante si frappone tra me e la mia immagine riflessa, così lo specchio viene a perdere la sua funzione narcisistica, perché il gesto estetico s’impone allo sguardo, ma non annulla la realtà».
«Pensando poi all’anno della misericordia come una luce divina che viene incontro all’uomo, ho aggiunto la luce, ed è così che sono nati i “segni di luce”. Lo specchio, con i segni di luce, si arricchisce di un senso di mistero e crea una nuova emozione. Da qui è nato il desiderio di presentare un’installazione sul tema della misericordia. Il titolo scelto è “Sguardi”: lo sguardo come porta della misericordia. Tutta l’opera vuole essere un rimando di sguardi, occhi che ti guardano, specchio dove la tua immagine riflessa ti guarda, guardare dentro gli occhi del cubo e scoprire un infinito».
Qui lo specchio, commenta ancora Nante, travalica la dimensione individualistica per riflettere attraverso il colore e la luce immagini nuove. È però nello sguardo intimo, all’interno della scatola cubica, che si rivela l’infinito e che, nel mistero della finitezza, scopriamo allora la nostra umanità.
«Per la prima volta – aggiunge nella sua presentazione la critica d’arte Silvia Cuppini – qui a Padova, nell’anno della misericordia, Polisca ha capito il valore di uno sguardo più grande, ha dato senso all’installazione, ha dislocato nello spazio le opere che trattano un unico soggetto. Anche per Pino lo sguardo si è dilatato, è diventato più comprensivo, è uscito dalla bidimensionalità della superficie pittorica, ha teatralizzato l’opera, stabilendo regole del gioco diverse come il coinvolgimento del visitatore dentro la mostra: sarà proprio lo sguardo dello spettatore che diventa opera d’arte nell’infinito riprodursi dentro la scatola a specchio. Un modo di guardarsi guardare, uno sguardo che affonda dentro, nell’infinito riprodursi come una domanda».
La mostra, a ingresso gratuito, è aperta il giovedì, il venerdì e il sabato dalle 15 alle 18, la domenica anche dalle 10.30 alle 13.