Seminario maggiore: così si "plasma" la vocazione
30 seminaristi (alcuni di altre diocesi), un rettore – don Giampaolo Dianin (che lo è anche del seminario minore) – due educatori e un padre spirituale. Un percorso che coniuga studio, vita spirituale, comunità e relazioni. In un dialogo sempre vivo col territorio e le famiglie.
Lo scorso 4 giugno il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, ha ordinato otto nuovi preti, cinque dei quali provenienti dal seminario maggiore.
Attorno a loro si sono strette le famiglie, le parrocchie di origine e quelle in cui hanno prestato servizio durante gli anni del cammino formativo, e – più che mai – è stato forte l’abbraccio di tutta la comunità del seminario maggiore.
Attualmente conta 30 seminaristi (alcuni di altre diocesi), un rettore – don Giampaolo Dianin (che lo è anche del seminario minore) – due educatori e un padre spirituale.
Nella struttura del seminario vivono anche altri preti: sono docenti della Facoltà teologica del Triveneto – dove studiano seminaristi provenienti anche da altre diocesi, come Vicenza, e numerosi laici – e alcuni docenti emeriti.
Lo studio è uno degli ingredienti del cammino in seminario insieme a: vita spirituale, comunità e relazioni, esperienze pastorali, dialoghi e discernimento con gli educatori, eventuali cammini di maturazione umana, percorso formativo dei sei anni di seminario, proposte legate ai passaggi verso il presbiterato.
I seminaristi frequentano il ciclo istituzionale della Facoltà teologica, che prevede un biennio di filosofia e un triennio teologico.
«Come seminario – sottolinea don Dianin – curiamo un sesto anno che prevede corsi e laboratori più pastorali in vista dell’imminente ministero».
Previsti, al maggiore di Padova, anche quelli che vengono chiamati “stage pastorali”
«Hanno diverse configurazioni, ma un unico obiettivo: favorire dei passaggi di maturazione in contesti diversi come quello parrocchiale, caritativo, lavorativo. Aiutano il discernimento, mettono alla prova, favoriscono la maturazione di un aspetto particolare della persona».
Durante gli anni di seminario, inoltre, i giovani hanno esperienze, seppur brevi, in parrocchia.
«Sono vissute solo nei fine settimana e nel periodo estivo, ma nell’arco dei sei anni ogni seminarista vive l’esperienza di almeno tre parrocchie che si aggiungono alla propria comunità di origine. Aiuta molto incontrare realtà diverse, preti diversi, luoghi diversi della diocesi».
Incontri con realtà diverse dal seminario avvengono anche grazie a due esperienze consolidate: la “missione giovani” e la scuola di preghiera per giovani.
La prima viene organizzata dai seminaristi con una o più parrocchie e ha l’obiettivo di coinvolgere i giovani in attività a loro misura; la scuola di preghiera, invece, i giovani (sempre numerosissimi) li invita ogni mese in seminario maggiore per pregare, confrontarsi e vivere un momento di fraternità.
Pur accogliendo giovani-adulti, non manca al maggiore la cura dei rapporti con la famiglia di origine.
«Ai genitori chiediamo una presenza discreta e il rispetto dei percorsi dei loro figli, ma ogni anno organizziamo tre giornate con loro in cui li rendiamo partecipi del nostro lavoro».
Il percorso del seminario è strettamente legato a quello della comunità vocazionale di casa Sant’Andrea
«Si tratta di un tempo e di un luogo di discernimento, di introduzione e conoscenza per calare nella realtà quella chiamata che i giovani hanno sentito di dover seguire».
E per i preti novelli... che proposta formativa c’è?
«Il seminario li “consegna” al percorso della formazione permanente». Ecco, quindi, che nei primi cinque anni di ordinazione, hanno un cammino a loro dedicato. Poi, vengono sollecitati dalle numerose e variegate proposte dell’Istituto san Luca per la formazione permanente del clero.