La Fisp chiude l'anno e già progetta il futuro della formazione socio-politica
Sabato 9 la presentazione dei due laboratori, vera e propria cerniera che unisce l’intero cammino annuale. In quella sede i corsisti della scuola di formazione all’impegno sociale e politico si mettono in gioco in spirito di condivisione e analisi. In questo 2016, al centro la scuola e i piani strategici territoriali.
Sabato 9 aprile, la scuola di Formazione all’impegno sociale e politico (Fisp), promossa dall’ufficio diocesano di pastorale sociale di Padova, conclude il suo cammino annuale con un pomeriggio di presentazione dei laboratori che hanno impegnato i corsisti negli scorsi mesi.
L’appuntamento, aperto al pubblico, è per le 15.30 nella sede della Facoltà teologica del Triveneto, in via del Seminario 7, per entrare nei dettagli di quella che è l’esperienza caratterizzante la scuola.
«Il punto focale dei laboratori della Fisp – spiega Pier Andrea Zaffoni che affianca il direttore Luigi Gui proprio per quanto riguarda i laboratori – sta nella modalità con cui si svolgono. L’obiettivo è favorire la partecipazione da parte dei corsisti e aiutarli a mettersi in gioco in una dinamica che ha nello spirito di condivisione il suo focus».
Se nelle lezioni frontali e negli interventi degli esperti, i partecipanti alla scuola acquisiscono gli elementi principali della Dottrina sociale della chiesa e dell’impegno nell’amministrazione e nei corpi intermedi della società civile, nei laboratori diventa concreta la possibilità di mettersi a confronto con un’esperienza concreta scelta nel territorio, e di operare un’analisi puntuali dei suoi effetti su scala locale.
«Si sta concludendo un anno sul tema “Riconciliare i legami, per il bene comune” che abbiamo dedicato principalmente agli enti locali e alle amministrazioni e dunque ai processi di governance che mettono in atto – riprende Zaffoni – Per questo abbiamo scelto tematiche inerenti sviscerate poi secondo il filtro della dottrina sociale».
Il primo dei due laboratori proposti ha riguardato la scuola intesa come “comunità colorata”, cioè veicolo principale per l’integrazione dei cittadini stranieri e non solo dei più piccoli.
«Abbiamo guardato in particolare al progetto “Mosaico” messo in atto dall’istituto comprensivo di Vigodarzere, dove si sono creati percorsi di accoglienza misurati sulla diversa cultura di ogni bambino, con l’obiettivo di arrivare all’inclusione dell’intero nucleo familiare di cui fanno parte», sottolinea il responsabile. Ma l’analisi dei corsisti Fisp si è concentrata anche sul bagaglio educativo in termini di interculturalità acquisito dai bambini italiani.
Il secondo laboratorio ha puntato l’attenzione sui piani strategici come strumento emergente di governance del territorio basato sull’integrazione di tutti gli attori presenti in un’area precisa, a partire dai comuni e dalle istituzioni, senza escludere però i corpi intermedi, come le associazioni di volontariato.
«Si tratta di un esempio diverso di inclusività – sottolinea Pier Andrea Zaffoni – che ha l’obiettivo di sviluppare al massimo le potenzialità del territorio». Gli esempi non mancano nel Nordest, come quello in atto a Pergine Valsugana, in Trentino, e, con alcune differenze, l’“Agenda 21” di cui Matteo Mascia ha parlato ai corsisti.
Dopo l’appuntamento di sabato 9, la Fisp si ferma per la pausa estiva, per riprendere poi a ottobre e nella tappa di Openfield, in novembre, consegnare il diploma a chi ha completato il biennio formativo.
E per l’autunno sono attese le novità nella formula consolidata della scuola a cui sta lavorando il direttore Gui, d’intesa con don Marco Cagol, direttore dell’ufficio di pastorale sociale. In particolare arriveranno maggior flessibilità e più collaborazione con altre realtà ecclesiali per andare incontro ai partecipanti.