Frati minori, ecco gli obiettivi della nuova provincia
Concluso il primo capitolo della nuova provincia dei frati minori intitolata a sant’Antonio di Padova. Dall’attenzione alla pastorale giovanile e vocazionale fino alla riorganizzazione delle presenze dei minori: questi gli obiettivi principali della nuova provincia, ma il capitolo ha individuato anche altre priorità per essere “proposta visibile e significativa”.
Vivere nella chiesa come proposta visibile e significativa, vivace, carica di ottimismo e di speranza in un momento talora contrassegnato da stanchezza e sfiducia.
È il quadro complessivo in cui il primo capitolo della nuova provincia del Nord Italia dei Minori francescani ha disegnato il suo denso programma di lavoro. La provincia, intitolata a sant’Antonio di Padova, si è costituita assorbendo le sei precedenti provincie: Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Trentino e Veneto-Friuli Venezia Giulia.
Il capitolo, svoltosi in due sessioni, a metà maggio e fine giugno, a Camposampiero, ospite dei Conventuali, ha posto alcuni obiettivi prioritari: anzitutto l’attenzione alla pastorale giovanile e vocazionale.
È stata decisa la creazione di una comunità vocazionale che faccia da traino per questo impegno, affidato a 12 frati nel territorio; rifacendosi a quest’idea, si è ribadita la necessità di sinergia con le pastorali giovanili e vocazionali diocesane.
Il secondo obiettivo sarà la riorganizzazione delle presenze dei Minori, con eventuali chiusure e fondazioni di nuove comunità; anche le scelte verranno fatte con gradualità e lo sguardo rivolto in avanti, aprendosi con fiducia a tempi migliori.
La nuova mappatura darà attenzione particolare alle povertà emergenti e agli emigranti.
Si è parlato a lungo su come offrire i conventi chiusi alle nuove emergenze, in collaborazione significativa con la chiesa locale, le Caritas, valorizzando quello che già c’è, come le mense presenti, per citare le più significative, a Sant’Angelo di Milano con duemila pasti giornalieri, a Verona San Bernardino con 500 pasti, a Vicenza Santa Lucia con 250-300, a Parma con 7-800 persone sfamate al giorno.
Il capitolo ha anche esplicitato la volontà di non allontanarsi dai luoghi in cui il clero è scarso e la chiesa fa più fatica a svolgere l’opera di evangelizzazione: si è parlato del Friuli, del Polesine, specialmente nell’area del Delta.
La costituzione della nuova provincia avviene al termine di un lungo processo, iniziato nel 2004 con la costituzione di una commissione che ha elaborato alcune ipotesi, per arrivare nel 2007 alla decisione di fare un’unica provincia delle sei preesistenti. Da quell’anno il lavoro è diventato più definito con obiettivi precisi. Ma il processo di unificazione era partito già prima, negli anni Novanta con la creazione di un unico noviziato, ed è proseguito in parallelo.
Nel 2004 è stato avviato il postulato comune ad Arco di Trento, mentre la teologia era fatta insieme a Verona da Veneto, Piemonte, Trentino e Lombardia.
Anche la ridefinizione delle comunità minori è già iniziata; accanto ad alcune dolorose chiusure (come quella di Maria Ausiliatrice di Treviso e di Cordenons, in provincia di Pordenone) ci sono state nuove nascite: nel Veneto la comunità itinerante di Roncajette, in Liguria la comunità nel quartiere Cep alla periferia di Genova, a supporto dell’azione pastorale.
Il capitolo ha sottolineato l’importanza di un’altra comunità, dedita alla vita di contemplazione e preghiera che possa essere d’aiuto ai frati che desiderano prendersi un periodo di ricarica spirituale e teologico-formativo. Questa comunità è stata all’inizio localizzata a Montepaolo, nei pressi di Forlì, ma il capitolo ha preso in considerazione anche altre ipotesi tra cui, oltre l’isola di San Francesco del Deserto in laguna, Varazze in Liguria, monte Mesma in Piemonte.
Gli organismi direttivi
Dal primo capitolo della nuova provincia dei frati minori, intitolata a sant’Antonio di Padova, sono stati nominati i nuovi organismi direttivi.
Il ministro provinciale è padre Mario Favretto (proviene dalla ex provincia veneta), affiancato dal vicario Mario Vaccari (Liguria).
I definitori sono: Alberto Tosini (Liguria), Enzo Maggioni (Lombardia), Marco Tomasi (Trentino), Giampaolo Possenti (Lombardia), Lorenzo Raniero (Veneto), Mauro Galesini (Emilia), Maggiorino Stoppa (Piemonte).
Il segretario provinciale è Stefano Dallarda (Lombardia); l’economo Marco Fossati (Lombardia) e il legale rappresentate Massimo Toniolo (Veneto).
Il capitolo era costituito da 72 frati, in rappresentanza degli oltre 650 religiosi delle 66 comunità. Era composto quasi esclusivamente di frati giovani, con meno di 50 anni. Vi hanno partecipato i ministri provinciale e i vicari delle sei province riunite, il custode della Guinea Bissau, dipendente dalla provincia veneta, 19 guardiani in rappresentanza dei superiori e i rappresentanti dei frati, in proporzione al loro numero.