Campese celebra San Benedetto
L'appuntamento è per lunedì 11 luglio: da sempre Campese mantiene viva la spiritualità benedettina che pervade tutt'ora il paese che si trova all'imboccatura della Valbrenta. Da quando la parrocchia è inserita nell'unità pastorale, anche San Nazario, Solagna e Campolongo partecipano. Ecco tutti gli eventi in programma.
L’11 luglio Campese festeggia san Benedetto. Dal 1998 questa festa liturgica è diventata occasione per la comunità e per quanti sono legati al mondo benedettino di ritrovarsi per passare insieme una giornata di preghiera, ma anche di riflessione sul carisma proprio di questo santo.
La festa, che si svolge dentro la chiesa e gli spazi del monastero, si apre alle 10 con la celebrazione liturgica presieduta da don Pietro Giulio Dalle Carbonare e concelebrata dagli altri preti, collaboratori dell’unità pastorale (Campolongo sul Brenta, San Nazario, Solagna) Al termine della celebrazione seguirà una lezione storico-artistica tenuta da Attilio Bertolin, con proiezione di filmati e diapositive.
Dopo il pranzo, sempre caratterizzato dalla sobrietà, ci sarà un momento di scambio e testimonianza di vita vissuta in luoghi benedettini e l’intervento di Ruggero Spoladore sul “labora” proprio dei Benedettini. Ma l’aspetto singolare dell’edizione 2016 della festa, è la scelta di festeggiare quanti si chiamano Benedetto e Benedetta.
«Il monastero – afferma Francesco Andreatta di Campese – fa parte della storia e della vita del paese, è sempre stato un punto di ritrovo della comunità. In questo momento, inoltre, la figura di Benedetto, patrono d’Europa ci richiama davvero a ideali fondamentali per il vivere anche civile».
I valori dell’accoglienza, del rispetto delle differenze, della cura dell’ambiente: tutti sono racchiusi nella storia e tradizione di Benedetto.
«Questa festa ci aiuta a tener vivo lo spirito dei Benedettini – sottolinea Franca Trisotto, memoria storica, nonché “spigolatrice” di Campese – Loro per primi hanno bonificato il territorio del percorso del Brenta e costruito l’argine del fiume. Ne è nato un terreno salutare coltivato a tabacco e ulivi».
Ma è la spiritualità della regola e della vita di san Benedetto che si vuole tramandare, grazie all’impegno specifico di due gruppi: le spigolatrici, una trentina di donne dedite in particolar modo alle opere di carità, e gli Amici di san Benedetto, composto da 45 membri. «Vogliamo fare nostro lo spirito benedettino e trasmetterlo all’umanità. Quell’ora et labora che nell’iconografia artistica viene anche tradotto nell’immagine dei frati che lavorano la terra vestiti con abiti liturgici: è la preghiera che si fa vita e viceversa.
La scelta di ricordare il nome Benedetto/Benedetta è nuova per quest’anno, ma accolta da tutti con grande favore. Parteciperà al momento anche una giovane mamma del Ghana, che abbiamo sostenuto anche economicamente, e che ha dato il nome Benedetta alla sua terza bambina, nata l’8 gennaio».