Ernesto Olivero stasera al Santo per lanciare "Giovani della pace" a Padova nel 2016

Ernesto Olivero, ospite stasera al Santo per una testimonianza su "Ero uno straniero, migrante, ero nessuno", è in città anche per lanciare il 5° incontro mondiale "Giovani della pace", che si terrà a Padova nel 2015. Organizzato dal Sermig, si svolge ogni due anni. Nell'ultima edizione, a Napoli, ha raccolto 45 mila giovani.

Ernesto Olivero stasera al Santo per lanciare "Giovani della pace" a Padova nel 2016

Stasera, alle 20.45 nella basilica del Santo, Ernesto Olivero racconta la sua esperienza nell’accogliere dal 1964 giovani stranieri, migranti e della strada, senza nome e identità. Modera l’incontro – che ha per titolo “Ero uno straniero, migrante, ero nessuno” – Francesco Moschetti dell’università di Padova.

Per l'occasione, Olivero lancia anche il 5° appuntamento mondiale "Giovani della pace", che si terrà a Padova nel 2016.

Chi è Ernesto Olivero? Vederlo, sentirlo può sembrare un sacerdote. Invece, è solo un laico, padre di famiglia, cristiano comune, un ex bancario, che lasciò la professione per fondare (1964) il Sermig (servizio missionario giovani) con l’aiuto di sua moglie e di un gruppo di giovani. Per concretizzare un “sogno”: collaborare a eliminare la fame e le grandi ingiustizie del mondo. È diventato un’attrattiva in particolare per i giovani della strada e della “periferia esistenziale”.

Nel 1993 il Sermig entra, a Torino, nel vecchio arsenale mililtare per trasformarlo in “Arsenale della pace”
Olivero lo fa diventare un “monastero metropolitano”, laico, abitato da una fraternità che vive nella preghiera e nel servizio ai giovani più poveri.
Il Sermig è oggi, 24 ore su 24, una porta aperta sul mondo: a Torino, in Italia, in Brasile (San Paolo), in Giordania e in altri paesi, dove la guerra, la violenza opprimono e uccidono. Olivero è diventato una guida spirituale anche di molti giovani del Triveneto: li aiuta, li consola, li incoraggia a sperare in un avvenire da adulti responsabili.

Recentemente ha inviato a giovani e adulti una significativa Lettera alla coscienza, per superare la “globalità della indifferenza”. «Stiamo vivendo uno dei momenti più difficili della storia – scrive – La tragedia bussa ogni giorno alla porta della nostra umanità, del nostro cuore, della nostra intelligenza. Intorno a noi abita un odio più forte di mille bombe atomiche... Restiamo indifferenti di fronte a chi viene ucciso per la propria fede e per i propri ideali, non siamo capaci di contrastare chi continua ad alimentare senza scrupoli il mercato delle armi e del terrorismo... Serve la debolezza dei giovani senza potere, i più poveri di tutti, i più sfruttati, perché Dio da sempre scommette sui piccoli».

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Fonte: Comunicato stampa