Due Palazzi: Armand che è diventato Davide
Le storie che domenica scorsa sono state raccontate, a conclusione della mattinata in cui nel carcere Due Palazzi è stata aperta la Porta della misericordia, vanno lette con il punto di vista di Gesù. In particolare tenendo lo sguardo fisso sull'episodio del vangelo di Marco in cui ridà la vista al cieco Bartimeo. «Che cosa vuoi che io faccia per te?» gli chiede Gesù. E lui: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. Così come lo segue, oggi, Armand Davide. Che ha ricevuto il battesimo e dice: «La gioia più grande è che oggi sono io che posso aiutare; sono sempre stato aiutato, ma oggi tocca a me».
Nel giorno in cui si è aperta la Porta della misericordia (o del sorriso, come l’ha ribattezzata don Marco Pozza) nella casa di reclusione di Padova, anche Armand Davide ha voluto condividere la sua storia. «Il punto di vista con cui “leggerla” – ha ricordato Chiara Rampazzo, catechista nella parrocchia del carcere – è quello di Gesù. In particolare l’episodio in cui guarisce il cieco Bartimeo (Mc 10,46-52)».
«Quando ero ragazzo, in Albania, la mia famiglia viveva in condizioni di difficoltà. Così a 13 anni sono partito e andato in Grecia, terra natale di mia madre. Lì avrei cercato un lavoro e aiutato economicamente la mia famiglia. Fortunatamente ho incontrato un uomo che mi ha preso in casa sua, mi ha dato da vestire, da mangiare e un lavoro (nella sua fabbrica di farine)».
Armand, però, sente il richiamo dell’Italia: un po’ perché una sorella viveva già a San Donà di Piave e un po’ perché veniva raccontato come un paradiso. Così paga un passaggio fino a Bari e poi arriva a Venezia. Passano i giorni e si accorge che l’Italia non è come pensava.
È il 2002, quando acquista un’auto e la modifica. «Mi piacevano quelle belle e veloci, alla Fast and furios. Il 10 agosto di quell’anno vado dal meccanico a ritirarla, dato che gliel’avevo portata perché sistemasse il motore che avevo fuso. Lui non voleva darmela subito, ma io insisto per provarla. Esco dall’officina e mi ritrovo in un rettilineo. Comincio a correre e supero una vecchia Panda 750, che sbanda al mio passaggio. Arrivo in fondo al rettilineo, dove c’è una curva… ma io vado dritto e finisco contro un palo della luce. Sulla Panda 750 c’era un medico, che mi soccorre. Mi portano a Mestre, poi vado a San Donà di Piave e quando esco dall’ospedali mi ritrovo senza macchina, ma anche senza casa. Vado a cercare aiuto da dei conoscenti, con la mia stessa passione per le auto, e loro mi dicono: vieni con noi, ti insegniamo un lavoro. Mi spiegano come rapinare una banca».
All’ennesima rapina Armand viene fermato. Lo portano prima a Bolzano e poi a Milano. «Qui incontro un prete che mi propone di andare a messa, ma io non voglio. La terza volta mi convince e vado. Vedo che le persone si mettono in fila per prendere la comunione. Li vedevo felici e mi chiedevo: cos’ha di speciale questo pezzo di pane che prendono? Una domenica mi metto in fila anch’io, anche se non sono battezzato. Vado in cella e mi sento qualcosa dentro. Il giorno dopo il prete mi dice: perché non ti confessi? Io ho già detto tutto al giudice. Lui mi spiega cosa vuol dire realmente confessare i propri peccati».
Lo trasferiscono di nuovo a Bolzano, per pochi giorni, e poi a Padova. Dove, nella sezione in cui vive, trova annunci che gli propongono un lavoro, ma anche di partecipare al catechismo. «Mi sono iscritto e ho cominciato un percorso che mi ha portato al battesimo. Quel giorno ho avuto anche il regalo, grazie ai miei catechisti, di avere qui con me i miei genitori. La gioia più grande è che oggi sono io che posso aiutare; sono sempre stato aiutato, ma oggi tocca a me».