Dimmi cosa mangi e ti dirò in cosa credi
Il politico e gastronomo francese Anthelme Brillat-Savarin (1755-1825) è famoso per il detto: «Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei». Dopo la giornata di studio dell’Istituto di scienze religiose di Padova (Issr) che si è svolta lo scorso 15 aprile, sul tema “Il cibo dell’anima”, questo noto aforisma si potrebbe modificare così: «Dimmi cosa mangi e ti dirò in cosa credi».
Il primo relatore del pomeriggio è stato don Valentino Cottini, biblista e preside del Pontificio istituto di studi arabi e islamistica di Roma, che ha approfondito il senso delle prescrizioni alimentari presenti nei testi sacri delle tre religioni monoteiste, evidenziandone le differenze.
«Il Nuovo testamento – spiega don Valentino Cottini – evidenzia che Gesù Cristo con la sua incarnazione, morte e risurrezione ha eliminato la separazione tra sacro e profano. Dio stesso è disceso per assumere la condizione umana, perciò i tabù alimentari che creavano divisione non hanno più ragione d’essere».
Per l’ebraismo il discorso è differente. Nell’Antico testamento Dio sceglie un popolo, quello d’Israele, e con lui stringe un’alleanza. Questa relazione fondamentale determina una distinzione rispetto a tutti gli altri popoli, che riguarda anche i cibi, classificati come puri o impuri.
Nell’islam ci sono delle analogie con ebraismo e cristianesimo, ma a fondamento delle disposizioni alimentari sta l’obbedienza assoluta alla volontà di Dio espressa nella rivelazione coranica e l’atteggiamento di riconoscenza nei confronti del Creatore.
Se da un lato le norme alimentari sottolineano la distinzione tra le religioni, dall’altro fanno risaltare la condivisione che si crea tra i membri di una stessa comunità.
«Nel cristianesimo – continua Cottini – l’ultima cena di Gesù è il paradigma che esprime il senso della condivisione del pasto. È la “doppia comunione”: con il Signore e tra i commensali. Nell’ebraismo la cena pasquale rimanda al contesto della liberazione dalla schiavitù, dell’alleanza sul Sinai e dei sacrifici di comunione. L’islam non prevede una “liturgia” celebrata con il pasto, ma esso viene condiviso in alcune occasioni particolari, come la chiusura del mese di Ramadan, e nell’atteggiamento dell’ospitalità».
Il rapporto cibo-religione ha una rilevanza non solo teologica, antropologica o sociologica, ma anche sul piano del diritto.
Il secondo relatore, Antonio Chizzoniti, giurista dell’Università cattolica di Piacenza, ha concentrato la sua attenzione sugli aspetti giuridici del rapporto tra cibo e tradizioni religiose.
In primo luogo si deve evidenziare «la particolare condizione vissuta dai fedeli, in quanto cittadini, cioè l’essere sottoposti allo stesso tempo alla legge divina e a quella degli uomini». Questa “doppia appartenenza”, dal punto di vista dell’ordinamento civile, viene tutelata con la garanzia del diritto di libertà religiosa e con la creazione di un sistema di relazioni tra stato e confessioni religiose.
Anche le regole alimentari che deve rispettare un credente rientrano in quell’insieme di norme religiose che non rimangono confinate nella sfera spirituale, ma coinvolgono l’ambito temporale/civile e perciò necessitano di una regolamentazione da parte dello stato.
Spiega Antonio Chizzoniti: «Sarà facilmente accordata tutela a quelle fedi omogenee col sentire della maggioranza o con le tradizioni culturali e religiose del territorio. Un ostacolo al riconoscimento di tutela potrebbe derivare dal loro possibile contrasto con altri diritti parimenti garantiti dallo stato». Un esempio recente è quello del contrasto di alcune forme di macellazione rituale con la tutela del benessere animale.
Si può notare, perciò, l’aumento dell’interesse per le questioni legate alla tutela della libertà religiosa alimentare, soprattutto in un contesto che sta vivendo un notevole sviluppo del pluralismo confessionale.
A conclusione del dibattito, terzo e ultimo degli appuntamenti dedicati al progetto pluriennale di ricerca avviato in questo anno accademico, dal titolo “Il corpo delle religioni”, è stato offerto un buffet interetnico con portate provenienti da diverse aree religiose e geografiche del mondo per festeggiare il decennale di costituzione dell’Issr di Padova.
Gli interventi dei relatori sono disponibili sul sito www.issrdipadova.it