Chierichetti di tutta la diocesi unitevi
Dopo sette anni torna il “Chierichettissimo”, appuntamento domenica in seminario minore a Rubano.Migliaia di ragazzi e ragazze, delle elementari e delle medie, ma c’è anche chi è già alle superiori. Offrono alla loro comunità un servizio e diventano testimoni della presenza del Signore nella loro vita.
Era dal settembre 2007 che i chierichetti di tutta la diocesi non si ritrovavano per fare festa insieme. Torna, domenica 18 maggio, il “Chierichettissimo”, evento che vedrà coinvolti in seminario minore i ministranti della chiesa di Padova. “Chi Ricarica!” è il titolo della festa, che inizia alle nove del mattino, prosegue con giochi, stand e attività e culmina alle 15, con la celebrazione dell’eucarestia con il vescovo Antonio.
«L’immagine della batteria – spiega il coordinatore della pastorale vocazionale don Michele Bagatella – è stata la mascotte anche degli incontri vicariali dei chierichetti. Nel “Chierichettissimo” i ragazzi avranno occasione di toccare con mano che cosa permette loro di “caricare” le batterie». E sono tante le “batterie” che danno energia a migliaia e migliaia di chierichetti in tutta la diocesi. Sono duemila e cinquecento quelli incontrati in autunno, nei vicariati, da don Michele e dagli altri animatori del seminario. In questi incontri, utili a rimotivare il servizio, ai ragazzi sono stati illustrati i tanti percorsi vocazionali a loro disposizione. «I nostri chierichetti – racconta don Michele Bagatella – vanno principalmente dalla quarta elementare alla terza media, ma non mancano, in molte parrocchie, anche ragazzi delle classi superiori. Prima di tutto, l’essere chierichetto aiuta un ragazzo delle elementari o delle medie a vivere l’eucarestia in modo diverso: il loro ruolo durante le celebrazioni, prima forse di semplici ascoltatori, diventa nel servizio un bel modo di mettersi in gioco e di vivere il sacramento in modo meno passivo».
Ma c’è un’altra dimensione fondamentale: «Fare il chierichetto è in molte comunità l’unica possibilità che un bambino o un ragazzo ha per prestare un servizio alla collettività. Questo aiuta in tanti a riconoscere una chiamata, una vocazione al servizio. E, perché no, a riconoscere che dietro a questa disponibilità il Signore sa manifestare anche altre chiamate, tra queste anche quella al sacerdozio o alla vita religiosa». Questo “germe vocazionale”, dunque, non sta nell’abito talare che vestono i ragazzi, ma nel servizio: «Un ragazzo che si mette in gioco nella sua comunità ha già capito, magari senza dirlo o manifestarlo, che il Signore è prezioso nella sua vita e ha qualcosa da dirgli».
Ragazze e ragazzi chiamati a fare da lievito tra i loro coetanei: «La generosità e la disponibilità che mostrano nei compiti a loro affidati, diventa motivo di testimonianza continua. Questi ragazzi provano la modalità più bella di incontrare il Signore, che si fa vivo e presente nel servizio. Lo sentono davvero più vicino!». La festa sarà un momento davvero da ricordare: «Metteremo insieme le energie dei ragazzi per rilanciare la bellezza del servizio, facendo loro capire quanto siano utili, e quanto sia prezioso il modo che hanno di mettersi in gioco, dando vita a tutte le loro qualità». Esattamente come una batteria che, misteriosamente, più si consuma, più si ricarica.