Casa Sant'Andrea trasloca, ma si conferma spazio privilegiato di ricerca
Nuova sede per la comunità che accoglie giovani attratti dal ministero presbiterale, che si trasferisce in alcuni locali del seminario minore a Rubano. «L’idea – spiega don Silvano Trincanato – è quella di creare nel tempo un luogo di riferimento diocesano per la pastorale vocazionale».
Casa sant’Andrea è stata aperta nel gennaio 1993, a Mandria (Padova), come risposta ai bisogni della pastorale vocazionale giovanile, in una logica di passaggio graduale verso il seminario maggiore.
«Andrea è il primo dei discepoli di cui l’evangelista Giovanni ci offre il nome – spiega don Giuseppe Toffanello, il padre spirituale, riferendosi al nome scelto per la comunità propedeutica – È il discepolo che presenta a Gesù suo fratello Pietro e che porta a Gesù il ragazzino con cinque pani e due pesci. Ad Andrea poi sono legati dei verbi che noi auguriamo ai nostri ragazzi: seguire, cercare, andare, vedere, stare con Gesù. Parole senza le quali non c’è vocazione».
Casa Sant’Andrea si caratterizza per il contesto familiare che si crea tra i giovani che la frequentano, come una “casa tra le case”, insieme a spazi e tempi dedicati alla riflessione, alla preghiera e alla condivisione.
«In questa casa – continua don Toffanello – riceviamo giovani che già un po’ hanno cercato, con l’aiuto del gruppo vocazionale o di altri percorsi, e si sentono attratti dal ministero presbiterale. In seguito possono però scoprire che la vera chiamata sentita è più radicale: un migliore rapporto con Gesù, per esempio, o una vita umana da persone che si sanno amate da Dio».
Così racconta la sua esperienza Fabio Spinello, 28 anni, di Pontelongo, laureato in ingegneria elettronica, da sempre attivo in parrocchia con l’Azione cattolica.
«Al mio ingresso a Casa sant’Andrea avevo una forte esigenza di fare chiarezza, volevo cioè verificare il mio desiderio di diventare prete. Volevo capire se tutto nasceva da qualcosa che avevo in testa, oppure se aveva basi più solide, più autentiche. Entrare non è stato facile; mentre stavo decidendo ho avuto timore per il futuro, che mi appariva a tratti nebuloso, e anche per i cambiamenti che ci sarebbero stati nella mia vita. Insieme a questo però ero anche profondamente consapevole che avevo bisogno di un’esperienza a tempo pieno per verificarmi; questo ha contribuito a darmi serenità, nella consapevolezza che comunque il Signore mi aveva accompagnato fino a quel momento».
La vita comunitaria è stata importante, per Fabio
«Mi ha continuamente offerto occasioni di confronto, di crescita e di approfondimento. I dubbi, le curiosità e la presenza stessa dei miei compagni sono stati un arricchimento. Anche solo il semplice chiacchierare durante un pranzo o una cena ha spesso dato origine a discussioni stimolanti come e più dei momenti di formazione».
Nel percorso vissuto è stato fondamentale l’accompagnamento spirituale, «perché la guida mi indicava via via i passi da compiere, gli aspetti da tenere più in considerazione e quelli da approfondire. Altrettanto importanti sono stati i momenti in cui ho riletto la mia storia personale e mi sono confrontato con la figura del prete diocesano, guardando a cosa mi sarebbe stato richiesto e a cosa ero disposto a mettere in gioco».
L’anno scorso, insieme al vescovo Claudio, gli educatori del seminario e alcuni preti della diocesi si sono incontrati per riflettere sulle comunità del seminario e sulle strutture che le ospitano.
«Per quanto riguarda l’edificio che ospitava la comunità propedeutica a Mandria, bisognoso di una ristrutturazione – spiega don Silvano Trincanato, direttore di Casa sant’Andrea – si è capito che sarebbe stato troppo costoso avviare dei lavori, perciò si è dovuto cercare una sede alternativa. Dopo diverse valutazioni è sembrato opportuno scegliere come sede una parte dell’edificio che a Rubano ospita la comunità del seminario minore, in quanto la struttura ha tutte le caratteristiche adatte: ambienti comunitari, camere singole e un salone per svolgere attività con i gruppi. L’idea è quella di creare nel tempo un luogo di riferimento diocesano per la pastorale vocazionale».