Card. Bagnasco: la tragedia del terremoto e il “volto migliore” dell’Italia
È il terremoto, "cronaca pesante e perdurante" ma anche tragedia che ci consegna "il volto migliore" dell'Italia, il centro e il cuore della prolusione con cui il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha aperto il Consiglio permanente. 22 milioni di euro raccolti finora con la "colletta", oltre un miliardo di euro dall'otto per mille e 300mila per ogni diocesi interessata. Tra le proposte: "Prestare la massima attenzione" al reddito di inclusione e al ddl sul fine vita e fronteggiare la sfida dei minori non accompagnati. Preti, parrocchie e giovani tra i temi pastorali
Il terremoto, «cronaca pesante e perdurante» che in questi mesi ha flagellato – e continua a flagellare – il Centro Italia «con le continue scosse, le eccezionali nevicate, le vittime, i feriti, gli affetti, le case, le chiese e i paesi distrutti». Ma anche occasione per «esprimere in diversi modi la nostra vicinanza solidale alle popolazioni colpite». È l’inizio, e nello stesso tempo il cuore, della prolusione del card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, al Consiglio permanente dei vescovi italiani, che si è aperto questo pomeriggio a Roma e proseguirà fino a mercoledì 25.
Il primo «grazie» di Bagnasco, sulla scorta del papa, è ai «parroci che non hanno lasciato la terra», il secondo è per «le mani di tanta gente che hanno aiutato a uscire da questo incubo». La tragedia del terremoto «ci sta consegnando anche il volto migliore del nostro Paese, della nostra gente, pronta a mettere in gioco la propria vita per salvare quella altrui».
Le comunità cristiane sparse sul nostro territorio hanno contribuito – finora – con quasi 22 milioni di euro alla “colletta” indetta dalla Cei a favore delle popolazioni terremotate, cui vanno aggiunti il milione di euro stanziato dai fondi dell’otto per mille «il giorno stesso delle prime scosse» e i 300 mila euro messi a disposizione di ogni diocesi interessata «per interventi su edifici ecclesiastici, destinati al culto e alla pastorale».
Oltre ai cittadini e alle istituzioni, a partire dalla Protezione civile, Bagnasco ringrazia «tanti Paesi del mondo intero – alcuni di loro, significativamente, fra i più poveri – per non aver fatto mancare il loro contributo». «Unità» e «responsabilità», le parole d’ordine del presidente Mattarella fatte proprie dalla Chiesa italiana, in «piena consonanza di intenti».
«Dall’inizio della crisi, le persone in povertà assoluta in Italia sono aumentate del 155 per cento e oggi sono 4 milioni e 600 mila».
«Dietro ai numeri – fa notare il cardinale – ci sono i volti e le storie di centinaia di migliaia di famiglie che nelle nostre diocesi e parrocchie, nei Centri d’ascolto, nelle Associazioni e nelle Confraternite hanno trovato una prima risposta». Ma non basta: «Bisogna prestare la massima attenzione alla legge delega di introduzione del Reddito d’Inclusione (Rei) e alla predisposizione del Piano nazionale contro la povertà», perché «la crisi economica continua a pesare in maniera significativa sulla nostra gente, specialmente sui giovani e sul Meridione».
Mentre la crisi economica ancora imperversa, e aumentano le persone in povertà assoluta, «la discussione politica verte, piuttosto, su altri versanti, quali ad esempio il fine vita», con «implicazioni – assai delicate e controverse – in materia di consenso informato, pianificazione delle cure e dichiarazioni anticipate di trattamento», denuncia il cardinale, esprimendo preoccupazione per «le proposte legislative che rendono la vita un bene ultimamente affidato alla completa autodeterminazione dell’individuo, sbilanciando il patto di fiducia tra il paziente e il medico».
«Sostegni vitali come idratazione e nutrizione assistite», ad esempio, «verrebbero equiparate a terapie, che possono essere sempre interrotte», stigmatizza Bagnasco.
Nella parte della prolusione dedicata ai «drammi che continuano a consumare popoli interi, vittime di persecuzione e violenza, di povertà e guerra», il cardinale lancia un appello a misurarsi con «la situazione dei minori non accompagnati ed esposti a ogni sorta di abuso». «La Chiesa – a partire dalle nostre parrocchie, dai centri della Fondazione Migrantes e dalle Caritas diocesane – è in prima linea nell’accoglienza», ribadisce.
Due le proposte della Cei: «Il riconoscimento della cittadinanza ai minori che hanno conseguito il primo ciclo scolastico» e «la possibilità di affidare i minori non accompagnati a case famiglia».
«Episodi di infedeltà al ministero e di oggettivo scandalo sono motivo di dolore, ma non fanno comunque venir meno la stima e l’ammirazione per il presbiterio nel suo complesso». È il «pensiero fiducioso e grato» ai sacerdoti, al centro del «lavoro di ascolto, confronto collegiale e approfondimento che abbiamo condotto negli ultimi due anni in Assemblea generale, in Consiglio permanente e nelle Conferenze episcopali regionali». E che in questi giorni culminerà con l’esame del Sussidio sul rinnovamento del clero. Sullo sfondo, «la vita concreta delle nostre parrocchie e unità pastorali», come «luogo di accoglienza paziente per tutti».
I vescovi sono «responsabili» della formazione dei giovani, «accanto alle famiglie e alle altre agenzie educative». Nel sottolinearlo, il presidente della Cei esprime gratitudine al papa per aver scelto i giovani come tema del prossimo Sinodo:
«Accanto a loro, per loro e con loro intendiamo testimoniare ragioni di vita, affascinandoli alla fede in Gesù e a cercare risposta alle domande più profonde del cuore, quelle che la cultura dominante vorrebbe distrarre o liquidare con l’offerta di strade menzognere».
L’unità dei cristiani è «decisiva, perché il mondo creda». Al termine della prolusione, il cardinale si associa alle parole pronunciate dal papa durante il viaggio in Svezia, in occasione del quinto centenario della Riforma luterana: «Non possiamo cancellare ciò che è stato, ma non vogliamo permettere che il peso delle colpe passate continui a inquinare i nostri rapporti». «Compiere ogni passo, pur piccolo, che aiuti a progredire verso la comunione fraterna», l’invito alle comunità locali. E, infine, un pensiero al lavoro futuro che «già guarda con fiducia alla prossima Assemblea generale, dove saremo chiamati a eleggere la terna relativa alla nomina del presidente della Cei».