Ad Albignasego il presepio non ha mai chiuso ed è diventato "evolutivo"
È sorta spontaneamente, a San Tommaso di Albignasego, l'idea di non abbassare il sipario sul presepe dopo la fine di gennaio. Quella "sosta con Gesù e in Gesù", che caratterizzava la rappresentazione natalizia come pure gli orientamenti pastorali della diocesi di Padova, prende vita quindi anche nei giorni della Pasqua.
Nella parrocchia di San Tommaso ad Albignasego, da alcuni anni il presepio viene pensato e allestito in riferimento al piano pastorale della diocesi. Nell’ottobre scorso il parroco ha chiesto a me di presentare un progetto legato al tema della “sosta”. Una volta allestito ci è venuto quasi naturale pensare a una sua “evoluzione” oltre il tempo di Natale.
Infatti, quando è arrivato il momento di togliere il presepio, è spuntato un aggettivo che ne legittimava la continuità: si è parlato di presepio “evolutivo”.
Forse “evolutivo” non è l’aggettivo più appropriato per un presepe, ma, lontano da qualsiasi riferimento di tipo storico-scientifico, rende bene l’idea di qualcosa in evoluzione. Il nocciolo del percorso stava già alla base del presepio allestito in occasione del Natale 2016: una strada, un luogo dove poter sostare, dove la capanna di Betlemme segnava una sosta, nella quale poter fermarsi e stare in compagnia, in contemplazione, in silenzio, in ascolto e in dialogo.
La fermata, o meglio la sosta, perché poi si riparte, voleva essere l’occasione di potersi concedere un momento speciale, e questo non solo a Natale! Così la strada che attraversava il presepe di Natale è diventata il segno del cammino quotidiano, del potersi regalare sempre nella vita dei momenti di sosta, per stare con, stare in.
La lunga strada, che parte fisicamente dall’interno della chiesa (e qui va sottolineata la bravura della squadra di presepisti, capitanata da Natalino, che, con estremo realismo, ha realizzato concretamente il percorso), attraversa un deserto destinato a diventare altro: «Ecco faccio una cosa nuova, non ve ne accorgete?» (Is 43,19).
Un percorso quindi che non si è fermato il 2 febbraio, a chiusura del presepio di Natale, ma che continua come la vita di ognuno di noi. Questo è il messaggio del presepio in evoluzione: cambia e apre nuovi scenari, presenta nuove occasioni d’incontro, di sosta di ascolto di quel Dio che per primo si fa prossimo e traccia la strada, anzi la percorre tutta, verso di noi e con noi. È la strada del so-stare con Gesù.
I segni, quelli della cenere, del pane, della parola, dell’acqua, della luce, della vita nuova, ci aiutano a percorrere questa strada e a riscoprire che non siamo soli e che chi ci accompagna ci dà la vita, quella vera, quella di cui ci parleranno la pietra rotolata via e il sepolcro vuoto e...ma non sveliamo tutto. Camminiamo in preparazione alla sosta del mattino di Pasqua, allora vedremo e potremo dire: è risorto!
Fra Nicola,
studente francescano conventuale