A Padova fioriscono oasi di misericordia
La pastorale cittadina ha aderito all’invito di papa Francesco aprendo le porte di numerose chiese e santuari della città per quanti vogliano incontrare un sacerdote o un religioso con cui parlare, confessarsi, cercare assieme lo stimolo a riprendere in mano la propria vita, a ritrovare se stessi nel perdono. Dopo due mesi, è tempo di un primo bilancio e di guardare anche oltre il giubileo.
Da domenica 13 dicembre, apertura del giubileo della misericordia, in città hanno preso vita alcune “oasi della misericordia”: luoghi dove quotidianamente si può incontrare un sacerdote o un religioso con cui parlare e confessarsi, ma soprattutto luoghi che offrono un tempo dove ritrovare se stessi nel perdono.
«Come pastorale cittadina – sottolinea il vicario mons. Daniele Prosdocimo – abbiamo scelto di aderire alla proposta di papa Francesco, fatta nella bolla di indizione del giubileo Misericordiae vultus, di creare delle oasi in città, per offrire la possibilità in maniera stabile per un anno di incontrare il perdono. In città abbiamo davvero una ricchezza di parrocchie e di santuari, e grazie anche all’importante supporto dei religiosi presenti abbiamo così potuto dar vita a queste belle realtà».
Otto chiese e santuari aperti ai fedeli per la confessione
Accanto al santuario di San Leopoldo e alla basilica del Santo, che già rappresentano luoghi principe della misericordia, si sono aperte alla proposta altre chiese nel territorio padovano, arrivando a coprirlo quasi per intero.
Le oasi della misericordia, quindi, sono: la Cattedrale, la basilica di Santa Giustina, le chiese di San Francesco e dei Servi, i due santuari mariani del Carmine e della Madonna Pellegrina, la chiesa di Sant’Antonino all’Arcella e la parrocchia del Crocifisso nel vicariato del Bassanello.
Dopo due mesi dall’apertura, è già tempo di un primo bilancio.
«Se dovessi guardare alla risposta numerica – afferma padre Mauro Pizzighini, parroco del Crocifisso – diciamo che sotto Natale c’è stata qualche presenza in più in chiesa e una richiesta maggiore di confessioni. Ma il problema non sono i numeri! Quando si parte con una nuova proposta di questo genere ci vuole del tempo perché entri nella quotidianità e nel pensiero delle persone. Direi che la vera ricchezza è la presenza giornaliera di un sacerdote in chiesa: sapere che c’è la possibilità sia di mattina che di pomeriggio di incontrarlo, di trovare qualcuno cui confidarsi e a cui chiedere una parola di misericordia è davvero un valore aggiunto».
Nella chiesa del Crocifisso, dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18, si può sempre trovare un religioso.
«Abbiamo la fortuna di essere una comunità e quindi di avere forze, tra cui tre missionari anziani rientrati in Italia, per poter garantire una turnazione in chiesa – sottolinea il parroco, dehoniano – Il motto del nostro fondatore ci ricorda che “siamo profeti dell’amore e servitori della riconciliazione”. Ecco perché abbiamo accolto con entusiasmo la proposta fatta da papa Francesco e poi assunta dalla pastorale cittadina di creare delle oasi della misericordia in città».
Questione di accoglienza
"Ci vuole un ascolto del cuore, delle situazioni, che sia davvero spontaneo. La confessione è proprio la capacità di accogliere fisicamente, con il sorriso, con cordialità, avendo appunto un cuore che palpita con l’altro"
Un’oasi, quella del Crocifisso, che non “chiuderà” al termine del giubileo.
«Un desiderio nato tra noi confratelli è proprio quello di creare un luogo fisico della misericordia. Appena avremo finito di riporre il presepe, cominceremo a concretizzare questo progetto che farà diventare un confessionale un luogo fisico di accoglienza sia per il sacerdote che per la persona che chiede il perdono. Si tratterà di un’opera segno che resterà permanente in chiesa».
E darà così concretezza alla misericordia. «Gli uomini e le donne di oggi – sottolinea padre Pizzighini – chiedono una misericordia che profumi prima di tutto di accoglienza senza giudizio: c’è la vita che ti giudica già! Ci vuole un ascolto del cuore, delle situazioni, che sia davvero spontaneo. La confessione è proprio la capacità di accogliere fisicamente, con il sorriso, con cordialità, avendo appunto un cuore che palpita con l’altro. Dobbiamo far sentire l’abbraccio di Dio a tanti nostri fedeli che sono stati abituati ad avere paura della confessione. Ogni persona ha bisogno di sacerdoti con caratteristiche umane, che siano maestri, medici, ministri della misericordia; che sappiano cogliere e abbracciare quella parte del cuore ferito perché proprio lì, nella dimensione intima più colpita, sta la possibilità di ricominciare, di ricreare le condizioni per poter ripartire. È la bellezza del sentirsi a casa, e come comunità siamo chiamati a essere luoghi familiari capaci di riconciliazione».