L'assedio del cemento sulla Bassa Padovana
Non c'è solo il centro commerciale più grande della provincia, progettato a Due Carrare, in faccia al Castello del Catajo. Ci sono anche l'enorme polo agro logistico Agrologic, che potrebbe presto riversare su Monselice una colata da 320 mila metri quadri di cemento con capannoni anche di 32 metri di altezza e la terza corsia dell'A13, per la quale Autostrade per l'Italia ha già pronti 300 milioni di euro. Il tutto in un territorio in cui ogni anno fanno il loro arrivo milioni di turisti, per lo più stranieri, diretti alle terme e ai Colli.
Impossibile immaginare un centro commerciale di 64 mila metri quadrati di superficie coperta e 15 metri d’altezza a due passi dall’arena di Verona o dalla Rotonda del Palladio.
Eppure è ciò che sta accadendo a Due Carrare, una decina di chilometri a sud di Padova, dove un fondo pensionistico statunitense potrebbe realizzare il più grande ipermercato della provincia esattamente davanti al castello del Catajo, una delle più imponenti dimore storiche venete che grazie alla nuova proprietà Cervellin si sta risvegliando come una «bella addormentata» (le definizione è del quotidiano britannico Guardian) dopo anni di torpore e chiusura al pubblico.
La storia dell’Iper di Due Carrare è ultra ventennale ed è legata a una consultazione pubblica datata 1993 sulla base della quale il Tar e il Consiglio di stato negli anni hanno bloccato i ricorsi delle amministrazioni successive.
Il risultato è che oggi opporsi alla costruzione del “mostro di cemento” potrebbe significare pagare alla società proponente danni per 10-15 milioni di euro. Il sindaco di Due Carrare, Davide Moro, è quindi diventato oggetto degli strali di Vittorio Sgarbi e degli ambientalisti che gli chiedono di non firmare l’accordo di programma con il fondo pensionistico americano a cui è legata la spa proponente.
In campo sono scesi anche Confcommercio e Confesercenti Padova, che in una conferenza stampa organizzata proprio al castello del Catajo hanno spiegato come per ogni posto di lavoro creato nella grande distribuzione se ne perdano sei con conseguente desertificazione commerciale dei piccoli centri e relativi disagi, specie per la popolazione anziana.
Tra i 700 che la scorsa settimana sono scesi in piazza contro il centro commerciale, c’erano politici di tutti gli schieramenti, tutti contrari alla realizzazione dell’Iper.
Eppure l’unico modo per bloccare la realizzazione del colosso del commercio, secondo il sindaco di Arquà Petrarca, Luca Callegaro, che è anche l’ultimo presidente del parco Colli prima del commissariamento, sarebbe proprio utilizzare la “legge Berlato” per la riperimetrazione del parco naturale regionale e inserire lo stesso comune di Due Carrare in zona protetta, escludendo così qualsiasi nuova costruzione.
Ma oggi la Bassa Padovana rischia di assurgere ad area simbolo per quanto riguarda il consumo di suolo in Veneto.
Alla vicenda tutta da scrivere del centro commerciale, si sommano infatti altri due progetti di grande portata che provocherebbero la cementificazione di ulteriori 470 mila metri quadrati di campagna.
Una colata di cemento che in totale supererebbe i 600 mila metri nei soli 12 km che separano Padova da Monselice.
Nella città della Rocca, Aspiag spa (Despar), si appresta a costruire Agrologic, un polo logistico agro-alimentare per la lavorazione, la confezione e lo stoccaggio dei prodotti.
Un progetto che prevede la nascita di capannoni da 32 metri di altezza, approvato nell’ottobre 2016 dal consiglio comunale in un’area vergine a fianco della Monselice-mare, che non considera invece le aree degradate della vicina zona industriale.
Infine, il prossimo anno dovrebbero partire anche i lavori per la terza corsia della A13 tra Padova e Monselice.
I 300 milioni di euro necessari, assicura l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci, sono già stati accantonati. Un intervento che secondo il coordinamento delle associazioni dei colli Euganei non risponde a esigenze reali, dato che i flussi di traffico sono dati in calo del 10 per cento. Si tratta piuttosto, sostengono i comitati, di un sistema per prorogare per anni le redditizie concessioni autostradali.