Prima Domenica di Avvento *Domenica 1 dicembre 2024
Luca 21,25-28.34-3
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Succede quel che succede alle sagre di paese. Finito un giro in giostra, vien voglia di farne subito un altro e un altro ancora. È troppo bello stare bene! E, quindi, perché non possiamo scendere giù a precipizio dalla solennità del Cristo, re dell’universo, appena celebrata, e guadagnare la valle del Cedron per dilagare tra campi e deserti ancora una volta verso Betlemme? È un attimo allertare pastori e magi, insieme a profeti e sacerdoti, a rimettersi al loro posto. Non tanto per ripetere scene e parole, come si usa fare nelle rappresentazioni folcloristiche, ma per riappropriarci in termini più impegnativi di quanto non siamo riusciti a trattenere dell’anno trascorso. L’Avvento, che la liturgia ancora una volta ci fa intraprendere, non arriva, infatti, per accontentare la nostalgia dei ricordi, ma per volgerci a spirale sopra il nostro vissuto a inseguire le promesse rimaste a mezz’aria.
Ce lo raccomanda Paolo: «Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi» (1Ts 3,12). Sono parole che mettono appetito! Bellissime. Da un lato documentano quanto, abbracciando la fede, siamo stati capaci di lasciare alle spalle in «dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita» (Lc 21,34), dall’altra ci invitano a «rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro» (1Ts 3,13). Sono vette altissime, vista la nostra fragilità, ma vette che ci viene voglia di toccare. Infatti, «fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù – continua Paolo – affinché possiate progredire ancora di più» (4,1). Non si può abbandonare un’avventura che procede bene, disertare un cantiere di testimonianza, in cui l’uno dà forza all’altro nella sincerità più quotidiana.
«Fammi conoscere, Signore, le tue vie – gli risponde per tutti noi il salmo responsoriale – insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza» (Sal 24,4-5).
Nessun problema – risponde Dio –
Eccomi di ritorno! «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti... Le potenze dei cieli, infatti, saranno sconvolte» (Lc 21,25-26). La gente prenderà paura, temendo la fine di tutto. E, invece… «quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (21,28). Il trambusto è dato da Dio, che si fa strada in mezzo alle tante cose da buttare. «Ecco, verranno giorni – conferma Geremia – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda» (Ger 33,14). Sono impegni presi da gran tempo, ma rimasti a metà. E che ora è giusto portare a termine. Infatti, «in quei giorni farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra» (33,15). «Il Signore è fedele – conferma il salmo responsoriale – indica ai peccatori la via giusta, guida i poveri secondo giustizia, insegna ai poveri la sua via. Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà per chi custodisce la sua alleanza» (Sal 24,8-10).
E così il ritorno è reciproco. All’avvicinarsi di Dio, infatti, risponde esultante e travolgente il ritorno del popolo. E sarà «allora che vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria» (Lc 21,27). «Il Signore – ci rivela il salmo responsoriale – si confida con chi lo teme: gli fa conoscere la sua alleanza» (Sal 24,14). Infatti, «in quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia» (Ger 33,16).
È la terra promessa sempre sperata:
Dio con noi e noi con Dio. A dare verità all’amore, a tradurre la fedeltà di Dio in misericordia degli uomini, e vedere finalmente tutto il brancicare degli uomini maturare nell’abbraccio più commovente del Padre. «State attenti a voi stessi – ci suggerisce Gesù – che i vostri cuori non si appesantiscano... Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo» (Lc 21,34.36). È quello che faremo di sicuro, non solo in questa nuova domenica, ma in tutto l’anno liturgico che riprendiamo. Un nuovo giro per un’altra corsa! Per andare sempre più in alto, per essere sempre più noi stessi!
frate Silenzio
Sorella allodola
Bellezza vuole sempre altra bellezza!
Nella foto: Rembrandt van Rijn, Cena in Emmaus (1650-1660 al Louvre)