Soggiorni di risanamento. Gli anni delle estati lontane da Chernobyl in Veneto
35 anni fa, il 26 aprile 1986, il mondo conobbe gli effetti del disastro nucleare. In Italia e in Veneto numerose famiglie si attivarono per accogliere i bambini ucraini e bielorussi nei soggiorni di risanamento. Continuano anche oggi, il Covid però ha azzerato gli spostamenti. Oggi il 23 per cento della Bielorussia è ancora contaminato, il 4,8 per cento dell’Ucraina. Terre in cui vivono cinque milioni di persone
Nell’estate 1996, gli occhi azzurri di Dmitro, detto Dima, conobbero per la prima volta i lineamenti dei paesaggi italiani, le distese verdi tra Ponso e Baone e sullo sfondo le forme delle colline. Veniva da Kiev, capitale dell’Ucraina, poco più di 100 chilometri a sud di Chernobyl e il 26 aprile 1986, giorno dell’esplosione della centrale nucleare, aveva da poco compiuto un anno. In lui, così come in tanti coetanei o anche bambini nati successivamente, sono state trovate tracce alte di cesio-137, un isotopo radioattivo...