Lucia Zanarella di Campo San Martino. Impegno, incontri, memoria nella casetta per gli attrezzi

Lucia Zanarella ha trasformato la vecchia baracca con gli arnesi di famiglia in un luogo di socializzazione e cultura, secondo i tradizionali filò, una consuetudine che la stessa Lucia eredita dal suo passato

Lucia Zanarella di Campo San Martino. Impegno, incontri, memoria nella casetta per gli attrezzi

C’è un luogo speciale a Campo San Martino dove si discute in maniera diretta e abbastanza informale di attualità e di politica. Si tratta di una vecchia baracca per gli attrezzi posta nel retro di un’abitazione, opportunamente ristrutturata e ammodernata. La sua proprietaria è Lucia Zanarella, ex insegnante di ginnastica da sempre in prima linea in tante battaglie culturali e sociali. Lei stessa organizzatrice e promotrice degli incontri, li ha chiamati “Filò” in ricordo di certe consuetudini contadine: «La mia era una famiglia di mezzadri da secoli residente nei territori del Brenta. Ricordo quando ci si riuniva nelle stalle: le donne filavano e assieme al resto della famiglia si parlava di tutto». La partenza vera e propria avvenne dopo un lutto familiare. «Nel 2000 scomparve mio padre, conosciuto da tutti come “Bepi Vacaro”: intitolai la baracca a lui. La usava come deposito degli attrezzi e casetta per i conigli, poi l’ho fatta ristrutturare su progetto di un architetto mio amico». Di lì a qualche mese sarebbero partiti i filò. «Dal canto mio, avevo già maturato esperienza in iniziative analoghe, per esempio i cicli d’incontri dell’Università contadina negli anni Novanta». Il resto lo ha fatto il carattere di Lucia stessa: chi ha avuto modo di conoscerla, la descrive come una pasionaria vulcanica e combattiva, molto idealista, in prima linea per l’ambiente e la pace. La prima caratteristica di questi appuntamenti è la spontaneità nell’organizzazione e gestione, un presupposto presente fin dall’inizio: «Se c’è un tema che voglio approfondire, o qualcuno ha proposte o richieste di qualche tipo, mi attivo subito io: chiamo i potenziali interessati e chiedo quando sono disponibili; in alcuni casi, busso direttamente alla porta delle loro case, gli dico di venire. A volte ci sono relatori che introducono un argomento o rappresentano uno spettacolo, o ancora suonano assieme in un concerto. Nella stragrande maggioranza dei casi, vengono senza percepire compensi e in base ai legami con me. Altre volte condividiamo esperienze, come quelle della cooperazione decentrata in Bosnia tra volontari italiani e bosniaci. O come quelle tra donne della zona, poco prima del Covid, per farle dibattere sulla società». I vari appuntamenti difficilmente sono strutturati in rassegne a cadenza fissa, proprio in virtù della spontaneità di base. «Cerco un filo conduttore che li colleghi, ma quasi mai elaboro un programma al dettaglio. Piuttosto, mi faccio guidare da un unico obiettivo di fondo: far partecipare la gente, farla uscire di casa, combattere la solitudine diffusa e creare interesse attivo per le questioni autenticamente sociali. In altre parole, voglio portare avanti quella che chiamo Politica con la P maiuscola, la più nobile delle cose umane. Punto inoltre a mettere in contatto generazioni diverse: più di qualche volta ho lasciato la baracca in gestione a giovani e giovanissimi per serate formative e informative di educazione civica; un esempio è stato per il referendum costituzionale del 2016, ci fu un bel confronto. Adesso mi piacerebbe intercettare i neo-diciottenni, proprio perché neo-cittadini». Non mancano comunque date che vengono riproposte con una certa continuità. «Mi impegno a organizzare i filò quasi ogni 31 ottobre. Questo, per una vicenda personale: da mezzadri, la mia famiglia era divenuta fittavola ma i padroni la volevano sfrattare. Sfratto che divenne esecutivo il 31 ottobre del 1975, mentre era in atto il nostro ricorso in Cassazione. Io e i miei riuscimmo però a mobilitare a nostro sostegno interi gruppi di contadini, e pure gli operai di alcune fabbriche della zona. E così la vertenza si chiuse in maniera favorevole per noi, con la buonuscita comprensiva di una casa e di cinque campi. In ogni caso, quel 31 ottobre doveva essere ricordato a lungo. Peraltro, ci difese gratuitamente un avvocato, lui stesso presenza importante in futuri filò». La pandemia del 2020 aveva interrotto tutto questo: «È stata un colpo terribile. Ho avuto il coraggio di riprendere questi incontri soltanto l’anno scorso, dopo alcuni seminari di spiritualità e formazione. E sono ripartita, con dei reading su Dante, concerti folkloristici e dediche a care persone appena scomparse».

Un’attivista per l’ambiente
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Classe 1945, da sempre residente a Campo San Martino, Lucia Zanarella è un nome noto nella zona. Una laurea in Storia e un diploma all’Isef, di professione è stata per tanti anni insegnante di ginnastica. Attivista per l’ambiente e in particolare per la salvaguardia del sistema fluviale del Brenta, seguace del pacifista Alex Langer e promotrice della cooperazione decentrata in Bosnia Erzegovina, ha portato all’attenzione della gente molte questioni. Tra le ultime battaglie, quella di garantire spazi adeguati a una mostra d’arte dedicata a Dante: si tratta di una serie di sculture esposte nel 2021 a Villa Contarini di Piazzola sul Brenta, a 700 anni dalla morte del poeta, realizzate dallo scultore Romeo Sandrin, in attesa di un tetto definitivo. Inoltre, si è candidata in politica per i Verdi ed è stata a lungo impegnata con le Acli.

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