Euro Christian Music Festival. Venturi (direttore): “Non ghettizziamo questa musica”
Metti una canzone di Raul Casadei, il re del folk romagnolo. Se un gruppo hard rock l’arrangiasse, cambierebbe solo lo stile. “Il pezzo prenderebbe tutta un’altra forma ma parlerebbe sempre di vendemmia e mazurca”. A spiegarlo è Fabrizio Venturi, cantautore e direttore artistico della prima edizione dell'Euro Christian Music Festival 2022, in programma dall’11 al 13 maggio a Torino. È un po’ come con la musica cristiana: sono i contenuti che parlano della fede a fare la differenza. Venturi ne è certo. E il motivo per cui il genere non ha fatto breccia finora nel mercato nostrano è proprio questo: si è fatta sempre confusione con lo stile
Metti una canzone di Raul Casadei, il re del folk romagnolo. Se un gruppo hard rock l’arrangiasse, cambierebbe solo lo stile. “Il pezzo prenderebbe tutta un’altra forma ma parlerebbe sempre di vendemmia e mazurca”. A spiegarlo è Fabrizio Venturi, cantautore e direttore artistico della prima edizione dell’Euro Christian Music Festival 2022, in programma dall’11 al 13 maggio a Torino. È un po’ come con la musica cristiana: sono i contenuti che parlano della fede a fare la differenza. Venturi ne è certo.
E il motivo per cui il genere non ha fatto breccia finora nel mercato nostrano è proprio questo: si è fatta sempre confusione con lo stile.
A febbraio, a Sanremo, nella stessa settimana del Festival della canzone italiana, la kermesse dedicata alla musica cristiana ha riscosso successo e innescato un movimento. “Il sasso nello stagno è stato gettato – dice Venturi -. Sono nati altri festival e rassegne che contribuiscono ad abbattere i pregiudizi verso questo genere ma sono sorte pure case discografiche mirate al settore”. Anche Radio Vaticana, la radio ufficiale del Festival tenuto a febbraio, ha creato successivamente una rubrica dedicata ed ospita, settimanalmente, gli artisti che erano in gara a Sanremo.
Il direttore artistico punta a un obiettivo: sdoganare il genere.
“Non ghettizziamo questa musica, cominciando dalle radio, che secondo me dovrebbero passarla mescolata al resto.La christian music non è quella che si ascolta in chiesa e lo dimostra anche che il secondo in classifica al festival di Sanremo era Shoek che fa rock duro.
Il mercato finora non aveva mai capito come interpretare e posizionarla. In realtà è un genere parametrico agli altri così come avviene negli altri Paesi”. Venturi ha ragione. Specie negli Stati Uniti, i gruppi o i cantanti di musica cristiana sono delle vere star.
L’appuntamento di maggio sarà nella stessa settimana dell’Eurovision, la manifestazione internazionale vinta lo scorso anno dal gruppo italiano dei Måneskin.
Le date in cui andrà in scena la kermesse dedicata alla musica cristiana saranno quelle in cui sarà in pausa l’altro festival, “per non andare in conflitto”, spiega il direttore artistico. “Tra l’altro il nostro si terrà nel Teatro Gospel House a Venaria, vicino al nuovo Allianz Stadium Juventus, mentre l’Eurovision sarà di fronte allo stadio del Torino”. Una sorta di simpatico derby quindi da cui però il messaggio da trasmettere sarà “di pace e evangelizzazione”, come suggerisce Venturi.
A partecipare saranno 12 artisti stranieri, non soltanto europei. “Il nostro Festival è mondiale perché le nazioni vanno dagli Stati Uniti al Congo.
Volevamo espandere la partecipazione perché il messaggio di nostro Signore è mondiale.
A rappresentare l’Italia saranno il secondo e la terza classificata al festival di Sanremo: Shoek in coppia con Stella Sorrentino”. Il direttore anticipa che saranno presenti anche due grandi ospiti, “due vere rock star della christian music internazionale”, di cui però non sono stati svelati ancora i nomi. “E poi – annuncia – ci sarà una recital band molto preparata per cui il coinvolgimento melodico sarà significativo. Le canzoni sono belle sia per i testi, le melodie ma soprattutto per gli arrangiamenti”.
La grande novità, sottolineata da Venturi che è anche ideatore del concorso, insieme alla Gospel House di Torino, è rappresentata dalla composizione della giuria.
“Ho voluto che fosse composta dai rappresentati delle case discografiche che giudicheranno via Skype e non potranno votare il proprio Paese di appartenenza. In fondo, chi più di una casa discografica è capace di giudicare un artista? In più si va a creare una rete di comunicazione si creano dei rapporti importanti fra il mercato e l’artista. Si realizza così – conclude – un reticolo di relazioni che prima dell’evento sarebbe stato impensabile”.
Elisabetta Gramolini