Torna lo spread, alcune cose da sapere
Con lo spread tornato prossimo ai 200 punti, torna la preoccupazione sui mercati. Di cosa stiamo parlando?
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«L’andamento dello spread dimostra una cosa che dico da anni. La questione non è l’Ue o il Fiscal Compact ma chi ti compra il debito. E lì c’è poco da battere i pugni sul tavolo o schiamazzare».
il ministro Calenda, un po' come Trump, anche lui affida sempre più spesso a dei brevi tweet un commento sull'attualità politica ed economica del paese.
Chi ti compra il debito? È questa la domanda implicita nel tweet del ministro da cui è utile partire per analizzare la situazione corrente, partendo da un assunto fondamentale: cos'è lo spread.
Lo spread è un differenziale, una misura del divario che intercorre fra due titoli finanziari, ad esempio quelli relativi ai titoli di stato italiani e tedeschi.
Un indice come tanti, insomma, capace però di racchiudere e sintetizzare un'insieme di valutazioni sul sistema paese tale da renderlo particolarmente interessante.
Al differenziale sui nostri titoli di stato è legata una stima del rischio associato all'investimento
I titoli di stato italiani pagano più interessi rispetto a quelli tedeschi o francesi perché il debitore —l'Italia — è considerato meno affidabile degli altri. Non solo, al nostro spread si lega anche una valutazione temporale sulla salute del debitore, che può essere giudicata in miglioramento o in peggioramento a seconda che dei cambiamenti nel differenziale di due titoli — Btp Italia e Bund — con orizzonte temporale analogo.
Se il debitore viene giudicato inaffidabile, potenzialmente incapace di restituire il proprio debito, il prezzo del rischio aumenta e con esso gli interessi: nel luglio del 2012 si arrivarono a toccare i 575 punti base, che tradotto in soldoni rappresenta una differenza del 5,75% fra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi.
Se la Germania per avere 100€ a prestito per 10 anni pagava, ipotizziamo, 1€ di interessi, nell'estate del 2012 l'Italia doveva prometterne 6,75 per essere presa in considerazione dai creditori.
Lo spread è, insomma, un termometro della salute del paese e del sentiment generale dei mercati nei confronti dello stato.
Chi ti compra il debito è capace anche di stabilirne il prezzo, con ricadute pesanti sull'economia reale di famiglie e imprese.
Se lo Stato è costretto a pagare più interessi sul debito, dovrà in qualche modo mettere mano alla politica economica andando ad aumentare le entrate attraverso nuove imposizioni fiscali, o a ridurre le spese attraverso tagli di bilancio.
La vite dello spread non si ferma a questo:
se l'Italia deve pagare più interessi rispetto alla Germania per finanziare il proprio debito pubblico, lo stesso dovranno fare le imprese e le famiglie italiane rispetto a quelle tedesche.
Oltre allo spread, poi, è bene tenere d'occhio le polizze sul debito, i cosiddetti Cds.
Il rischio sul debito è, in qualche misura, assicurato e il valore di questo titolo può essere a sua volta un interessante parametro per capire la situazione sui mercati.
I Cds, il cui orizzonte temporale è di 5 anni, hanno visto nei giorni scorsi il loro valore salire ai valori più alti degli ultimi mesi segno di una certa fibrillazione nei confronti del rischio insolvenza dell'Italia.
È un gioco basato sulla fiducia reciproca, quello fra creditore e debitore, le cui regole non sono poi così diverse fra mercati rionali con le loro primizie e quelli finanziari: non basta avere i prodotti migliori o i prezzi più convenienti, bisogna meritarsi la fiducia del cliente giorno per giorno.