Sofia Goggia, discesa di professione, in salita per missione
Chiamiamola pure legge del contrappasso quella che affligge la sciatrice Sofia Goggia.
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Costantemente in salita la sua carriera sportiva anche se ha scritto pagine di storia italiana nella discesa libera, disciplina regina dello sci alpino. Solo per citare: medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pyeongchang nel 2018 e medaglia d’argento quattro anni dopo a Pechino; quattro Coppe del mondo nel 2018, nel 2021, nel 2022 e l’anno scorso. La salita è tutta nella lunga cronologia di infortuni, è faticoso solo leggerla e aggiornarla. L’ultima grave caduta lunedì 5 febbraio: si stava allenando a Ponte di Legno, in una curva lo sci ha agganciato una porta, la campionessa ha inforcato ed è caduta. Frattura della tibia e del malleolo tibiale della gamba destra. Subito operata, per almeno 40 giorni non potrà appoggia il piede a terra. E poi inizierà la lenta riabilitazione. «Un altro infortunio che interrompe la mia rincorsa a una nuova Coppa del mondo di discesa, ma anche stavolta saprò rialzarmi» ha dichiarato la campionessa bergamasca di 31 anni. Un messaggio più rivolto a sé stessa, in un momento in cui è legittimo e umano vacillare, lei che sa come rialzarsi. Solo per citare (parte seconda): nel 2018 si ruppe il perone sinistro, ma riuscì a partecipare al Mondiale e piazzarsi seconda in superG. E che dire dell’infortunio a gennaio 2021? Ci vollero 23 giorni per riprendersi, si presentò ai Giochi invernali, rientrò con una medaglia al collo e con una gamba e mezzo. Poi l’episodio nel dicembre 2022, a St. Moritz: mano rotta, operazione fulminea, ritorno in Svizzera per la seconda libera, trionfo 17 ore dopo l’intervento in anestesia generale. Bisogna essere d’acciaio per non demordere, e sì che a furia di inserire placche e viti iniziamo ad avere il sospetto che non sia di carne, ossa e fragilità. Eppure nel 2007 una ragazzina di nemmeno 15 anni, di nome Sofia, si ruppe il legamento crociato e il menisco del ginocchio destro. Non gettò la spugna, iniziò una faticosa salita per arrivare in alto. Ma non più in alto di tutte: solo per raggiungere il punto di partenza della pista e ricominciare a scendere con gli sci. Ed è così che Sofia rinasce ogni volta.