Volontari di fiume. Silenziosi, ma presenti e innamorati del territorio
L’Università di Padova, con il sostegno di Padova Capitale europea del volontariato, ha avviato una ricerca sulle associazioni che si occupano dei fiumi in Italia. Oltre 300 le realtà censite ad oggi e presto una mappa online. “Vogliamo aprire un luogo dove possano dialogare per crescere e formare una massa critica più ampia”
È silenzioso, spesso sconosciuto ai più, ma presente lungo tutto lo stivale - anche se maggiormente al Nord - e con costanza si prende cura del territorio. È il volontariato ambientale che si occupa nello specifico dei fiumi a cui l’Università di Padova sta dedicando in questi giorni una ricerca per comprendere chi sono i volontari, le loro attività e realizzare una mappa online per creare un’opportunità di confronto: una sorta di “Tripadvisor” del volontariato di fiume. A raccontare le motivazioni che hanno spinto l’Università ad indagare su questo particolare tema è Eleonora Bordon, assegnista di ricerca per il Fisppa - Dipartimento di filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata dell’Università di Padova. “Il tema della ricerca è la relazione tra il fiume e le persone - si legge nel questionario che i volontari sono chiamati a compilare -, ovvero tutte le forme di aggregazione sociale che si strutturano sulla base di un interesse comune come il fiume. La ricerca si pone l'ambizioso obiettivo di cercare di comprendere questo fenomeno a livello sia nazionale che internazionale. In un momento storico di fragilità ambientale ci è parso interessante occuparci di rintracciare le dinamiche messe in atto dalle persone, sia in modo formale che informale come nel caso del volontariato leggero. Di cercare di comprendere ciò che induce a orientare i propri interessi e energie verso i fiumi.
Il fiume diventa pertanto, non solo un elemento naturale, ma un vero e proprio aggregante sociale”.
L’indagine nasce da una proposta di Giorgio Osti, professore di Sociologia dell’ambiente e del territorio all’Università di Padova che, con il sostegno di Padova Capitale europea del volontariato 2020, ha messo a disposizione una borsa di ricerca per approfondire il tema. “Le ricerche trascurano sistematicamente il volontariato ambientale - ha affermato Osti durante il convegno dal titolo “Volontari di fiume. Significati di un impegno civile per l’ambiente” tenutosi online sul gruppo Aree Fragili martedì 1 dicembre nell’ambito degli eventi di Padova Capitale europea del volontariato -. Secondo l’Istat ci sono 350 mila organizzazioni di volontariato di cui l’1,5% sono ambientali, ma 5 mila associazioni in valore assoluto non sono pochissime”. All’interno di questa fetta di volontariato, poi, ci sono alcune realtà che si occupano nello specifico di fiumi: un settore poco studiato e pertanto anche poco conosciuto da chi non ha mai avuto modo di incontrarlo. “Non ci sono molti studi per quanto riguarda la relazione tra l’agire umano e i fiumi - racconta Eleonora Bordon a Redattore Sociale -. Ci sono tantissimi studi sulla pulizia dell’acqua, la biodiversità, ma per quanto riguarda la capacità dell’uomo di interessarsi al fiume, di prendersene cura ed impegnarsi per esso, non ce ne sono”.
Da qui l’idea di una mappa di tale impegno. “Il fiume non fa mai notizia se non in momenti di drammaticità, come le alluvioni, le catastrofi o le secche - spiega Bordon -. Su un quotidiano a tiratura nazionale è più facile trovare informazioni rispetto alla giornata della pulizia delle acque del mare rispetto a quelle del fiume. Il fiume è secondario, secondo l’informazione. E così abbiamo iniziato a scavare e ci siamo resi conto che invece c’è tantissimo sui fiumi, ma basta parlare con un comune cittadino e queste realtà diventano quasi sconosciute”.
Eppure, in poco tempo la ricercatrice ha avuto modo di contattare diverse organizzazioni sparse in tutta Italia. “In un mese e mezzo, con un semplice contatto telefonico, siamo riusciti a rintracciare ben 307 grosse unità all’interno del territorio - spiega Bordon -. È facile, a questo punto, pensare quale possa essere la reale portata. In più stiamo seguendo anche una quarantina di casi all’estero”. Dalle prime indagini, le realtà raggiunte si condensano per lo più lungo l’arco alpino, ma ci sono gruppi anche in Centro Italia. Meno rappresentato il Sud, al momento. “La mappa sarà resa pubblica - ha spiegato Bordon - e indicherà realtà che abbiamo definito ‘effervescenti’ perché si sono messe a disposizione nonostante tutte le difficoltà del momento. L’emergenza sanitaria ha reso a tutti la vita più complicata, tanto più per questi volontari che si incontrano in loco e in questo periodo non hanno potuto fare incontri e svolgere le loro attività”.
Tanti e diversi i volti delle organizzazioni rintracciate, ma tutte hanno una caratteristica che le rende uniche: occuparsi quasi esclusivamente del fiume e non come attività secondaria. E non ci sono soltanto grandi e storiche realtà associative, assicura la ricercatrice. “Attorno ad un unico aggregante sociale si declinano diverse realtà - racconta Bordon -, dai pescatori a chi fa turismo esperienziale. Una sfaccettatura molto ampia che non è stata mai studiata. Sembrano realtà invisibili nel nostro territorio, quando in realtà sono molto presenti e attive ed è grazie a loro se ci sono certi tipi di attenzione al territorio”. Tra queste c’è Freerivers, il Coordinamento nazionale tutela fiumi nato nel 2016 a Brescia per mettere in rete comitati e associazioni che si battono per la difesa e la tutela dei corsi d’acqua. “Hanno creato un bel sistema - spiega Bordon - mettendo insieme tutte le realtà presenti sull’arco alpino”. O ancora Clean Up Italia, la rete informale associazioni impegnate nella rimozione di rifiuti abbandonati nell’ambiente. Ma non c’è soltanto questo tipo di sensibilità: tante e diverse sono le attività che gruppi o associazioni realizzano lungo i corsi d’acqua italiani. Tutte accomunate da un interesse verso il proprio territorio, ma anche da “amore per la società e cittadinanza attiva - aggiunge Bordon -. Si tratta di realtà che hanno una progettualità molto importante. Il loro non è un intervento nell’emergenza, ma si pensa anche alle generazioni future”.
Dai primi dati raccolti dalla ricercatrice, inoltre, emergono altri dettagli interessanti su questo tipo di volontariato.
“I volontari che abbiamo intervistato si incontrano settimanalmente con il fiume facendo attività o incontri, e durante tutto l’anno realizzano delle attività. Sono quindi una realtà costante sul territorio”. C’è un altro aspetto importante e riguarda l’età dei volontari. “Il passaggio generazionale in questa forma di associazionismo non c’è - spiega Bordon -. Ci sono tutte le fasce d’età: abbiamo le famiglie con i bambini, i giovani e i pensionati”. Un volontariato, quindi, con un carattere “trasversale”, nota Bordon.
Oltre ai fini della ricerca, l’obiettivo della mappa è quello di mettere in contatto le realtà incontrate durante l’indagine, aggiunge Bordon. “Vogliamo pubblicare questa mappa affinché le diverse realtà attive possano imparare a dialogare tra di loro - racconta la ricercatrice -. Vogliamo aprire uno spiraglio dove le persone possano dialogare, perché se dialogano è più facile fare emergere le altre. Come una sorta di Tripadvisor del volontariato in modo che il confronto permetta loro di crescere più rapidamente e formare una massa critica più ampia”. Un dialogo che spesso manca proprio con le istituzioni locali, ma qualcosa sta cambiando. “Solitamente le istituzioni sono un po’ estranee al lavoro con i volontari, ma si sta diffondendo il desiderio di creare dei ‘contratti di fiume’, ovvero tavoli di concertazione tra le istituzioni pubbliche e le attività di volontariato che si prendono cura del fiume. Questo è un primo spiraglio di incontro tra i diversi attori. Nel Nord Europa su queste cose sono già molto avanti. L’Italia è un po’ indietro perché i fiumi non vengono considerati molto anche dal punto di vista sociale”. I contratti di fiume sono ancora ai primi passi, spiega Bordon, ma è l’impegno del volontariato a rappresentare una garanzia per il futuro.
“Il rapporto dei volontari col territorio è puro - conclude la ricercatrice -: sono innamorati del loro fiume”.
La ricerca andrà avanti fino a fine dicembre. Per partecipare basta compilare il modulo online pubblicato sul sito dell’Università di Padova.(ga)