Ucraina, "delle persone disabili si stanno perdendo le tracce"
Il resoconto della rappresentante italiana dell’Edf, Luisella Bosisio Fazzi: “È impossibile sapere cosa ne è di loro, soprattutto di quelli che vivevano negli istituti, molto diffusi all’interno del Paese”. In Italia accolte le prime 400 persone con disabilità
Prima della guerra in Ucraina si contavano 2 milioni e 700 mila persone con disabilità, ma di esse si stanno perdendo le tracce. È pressoché impossibile sapere cosa ne è di loro, soprattutto di quelle che vivevano negli istituti, molto diffusi all’interno del Paese come in tutta l’area dell’ex Unione Sovietica, mentre si sospetta che a riuscire a varcare il confine siano per lo più persone inserite in contesti familiari più coesi. È preoccupata Luisella Bosisio Fazzi, unica rappresentante italiana all’interno dell’European Disability Forum (Edf), che in queste settimane sta cercando di raccogliere informazioni sulla situazione delle persone con disabilità ucraine, di creare un raccordo con le organizzazioni locali e di fare pressione sugli organismi europei e internazionali perché venga messa in atto ogni possibile azione per tutelare le vite dei più fragili.
“Nel frattempo – spiega la rappresentante italiana dell’Edf – attraverso il tavolo di coordinamento del Consiglio Nazionale del Terzo Settore, istituito per affrontare l’emergenza Ucraina, sappiamo che alla fine della settimana scorsa erano arrivare in Italia 400 persone con disabilità, da sole o in piccoli gruppi familiari, 95 delle quali sono state accolte a Cavallino, in provincia di Lecce. Ma di queste persone ancora non si conoscono né le caratteristiche né i bisogni specifici e per il momento si riesce a provvedere solo alle esigenze più basilari, anche grazie al contributo delle reti territoriali. Insomma, è necessario superare quanto prima la fase di accoglienza pura e semplice, per riuscire a garantire loro sopravvivenza e dignità di vita”.
Fin dal principio del conflitto, l’Edf si è fatto megafono della drammatica situazione delle persone con disabilità, raccogliendo e diffondendo informazioni rispetto a quel dramma nel dramma che si sta consumando in Ucraina. “Nelle prime settimane sapevamo che le persone con disabilità non avevano la possibilità di accedere ai rifugi, alle cure mediche e alle informazioni – spiega Bosisio Fazzi – ma con il procedere della guerra, la situazione è, se vogliamo, ancora peggiore. Temiamo che molte di loro siano finite, sotto le bombe, soprattutto quelle che vivono negli istituti. Mentre i loro assistenti o non hanno potuto più raggiungere gli istituti o sono fuggiti con le loro famiglie. L’unica informazione avuta finora è che gli istituti per minori dovrebbero essere stati evacuati”. Al tempo stesso l’Edf e le altre organizzazioni umanitarie sono molto preoccupate per la presenza al confine dei cosiddetti “predatori”, che approfittano delle persone più fragili, tra cui ovviamente quelle con disabilità.
Per cercare di aiutare le persone disabili ucraine e le organizzazioni che stanno cercando di prestare loro aiuto, Edf ha creato una pagina web dedicata, dove è possibile reperire informazioni in lingua inglese e ucraina sui supporti e sostegni che la popolazione disabile in fuga può trovare nei vari Paesi di destinazione. L’Edf, inoltre, ha accettato al proprio interno come membro osservatore l’Assemblea nazionale delle persone con disabilità dell’Ucraina. “Tra le altre cose – aggiunge Bosisio Fazzi – l’Edf sta lavorando sull’Unione Europea per chiedere che il sostegno umanitario deliberato contenga l’obbligo di farsi carico anche delle necessità delle persone con disabilità e sta tenendo il collegamento con il personale politico della Commissione per gli aiuti umanitari e la Protezione civile (Dg Echo) e la Commissione per la migrazione e l’asilo (Dg Home)”. Altre azioni sono state poi portate avanti con le Nazioni Unite per tenere alta l’attenzione sulla condizione delle persone con disabilità, in particolare i bambini che vivono negli istituti. “Stiamo portando avanti anche delle azioni concrete – conclude la rappresentante italiana – come il coordinamento con i nostri rappresentanti al confine, cioè Lettonia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria, in modo da sostenere i paesi in prima linee nelle necessità di soccorso e di accoglienza”.