Sport e leggi razziali. Mostra al museo della Padova Ebraica in via delle Piazze dal 19 gennaio al 29 marzo
L’avvocato Renato Parenzo, di religione ebraica, aveva 21 anni quando nel 1938 vennero promulgate le leggi razziste.
L’effetto immediato per lui fu l’allontanamento dalla scuola di scherma dell’ Accademia Comini, che frequentava insieme a tanti suoi coetanei. Dovette fuggire, si rifugiò nel Bassanese e così si salvò dalle deportazioni nei lager nazisti. La sua famiglia però venne sterminata nei campi di concentramento. Dopo la guerra Renato tornò a Padova e diventò presidente degli impianti di scherma del Petrarca. Suo padre Giuseppe Parenzo è ricordato in una pietra d’inciampo che si trova proprio davanti al Museo della Padova Ebraica.
Quella di Renato Parenzo è solo una delle tante storie dei giovani padovani che hanno dovuto abbandonare lo sport perché ebrei, come effetto delle leggi sulla razza. Le loro storie saranno esposte dal 19 gennaio al 29 marzo prossimo in una mostra al Museo della Padova Ebraica.
L’importanza di partecipare è una mostra che affronta il tema dell’applicazione delle leggi razziste in ambito sportivo. Per l’esposizione è stato scelto un punto di vista specifico sullo sport e sulla realtà sportiva padovana: documenti, fotografie e oggetti raccontano la storia di alcuni membri della comunità ebraica padovana costretti ad interrompere la loro attività sportiva a causa delle discriminazioni razziali.
Nell’Italia fascista lo sport è stato all’insegna del motto: “credere, obbedire, combattere”. Nell’ottobre 1922, l’arrivo al potere di Benito Mussolini, fondatore del Partito nazionale fascista (PNF), segna l’avvio di una politica di sviluppo sportivo di massa, che inquadra l’attività fisica sotto l’autorità dello Stato. Grazie ad un’intensa propaganda, le vittorie sportive rappresentano altrettanti successi politici. Sfruttate all’estero per esaltare il regime, tali vittorie hanno lo scopo di rafforzare la coesione sociale attorno ad una coscienza nazionale e di trasformare gli sportivi in eroi civili. Con la promulgazione delle leggi razziste, dal settembre 1938, il regime fascista avvia una politica persecutoria nei confronti degli ebrei italiani, mettendo in atto un’epurazione da tutti i settori e dalle professioni della società. Lo sport non farà eccezione. Numerose associazioni sportive come il Club Alpino Italiano, ma anche i circoli degli scacchi, pubblicano un regolamento ‘ariano’.
La mostra è organizzata dalla comunità ebraica di Padova e dal suo museo, inoltre è patrocinata dal Comune di Padova, da CoopCulture e dall’Accademia di Scherma Comini, che ha prestato per l’occasione una maschera e un fioretto dell’epoca, in esposizione. Alcuni documenti e foto sono stati concessi dall’Archivio della Famiglia Comini. Un importante contributo viene dall’Archivio di Stato, grazie al quale è stato possibile esporre documenti riguardanti una società sportiva padovana e gli elenchi dei beni sequestrati ad alcune famiglie degli sportivi ebrei.
Per tutta la durata della mostra, ci saranno attività didattiche per le scuole di ogni ordine e grado e visite guidate per singoli visitatori. In particolare, per le scuole vi è l’opportunità di proiettare il documentario realizzato da Sky Sport “1938-Lo sport italiano contro gli ebrei” che verrà utilizzato come materiale didattico a supporto della visita. Per gruppi di adulti e per visitatori singoli, ogni domenica sono organizzate visite guidate a partenza fissa alle ore 12 e alle ore 16: i visitatori avranno l’opportunità di conoscere la collezione del Museo, la Sinagoga e avere un approfondimento sul tema della mostra.