Rsa chiuse, le associazioni chiedono “visite no plexiglass” e tamponi gratis
Secondo il comitato Orsan, oltre due milioni di familiari ancora aspettano di rivedere i propri cari. Appello delle associazioni: “Serve subito circolare attuativa del ministero della Salute indirizzata alle Regioni e alle Rsa, che chiarisca cosa si intenda per Green pass per l’accesso nelle strutture”
Una “maratona di solidarietà, che coinvolgerà tutti noi familiari con affetti cari ospitati nelle 7.342 Rsa italiane”: così Dario Francolino, presidente del comitato Orsan – Open Rsa Now, spiega la campagna “Nonni Liberi”, lanciata per chiedere l'immediata riapertura delle Rsa alle visite dei familiari. Molte infatti restano blindate, nonostante l'ordinanza firmata sabato scorso dal ministro Speranza. “Stiamo coinvolgendo artisti, personaggi del mondo dello spettacolo, sportivi e gente comune – continua Francolino - per far capire alle nostre nonne e ai nostri nonni che non sono soli, che entreremo a salutarli o li tireremo fuori da questa imbarazzante situazione. È una condizione surreale: come se di colpo venissero sequestrati 350 mila nostri connazionali, senza che nessuno ne chieda poi il riscatto. Dobbiamo aiutarli e lo faremo, glielo dobbiamo”.
Dalla Lombardia alla Puglia, passando per Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio e Sardegna le visite in presenza dei familiari nelle Rsa italiane continuano a non essere consentite in otto strutture su dieci: “Sono centinaia le segnalazioni giunte al nostro Osservatorio per il monitoraggio della riapertura delle visite nelle Rsa da ogni provincia italiana (Milano, Monza e Brianza, Brescia, Varese, Cremona, Pavia, Lodi, Torino, Asti, Verona, Venezia, Padova, Trieste, Bologna, Modena, Ravenna, Roma, Bari, Cagliari) – spiega ancora Francolino - Chiediamo chiarezza e rapidità decisionale alle regioni e alle singole direzioni generali alla Sanità, affinché possano aprire da subito alle visite in presenza e senza più barriere (pareti da contatto e/o stanze degli abbracci), interpretando in modo univoco e non discrezionale l’ordinanza ministeriale che è molto chiara in tal senso, senza porre inutili ostacoli al ricongiungimento di famiglie che sono in lockdown e in una perenne zona rossa da ben 457 giorni”.
2 milioni di familiari in attesa. Il “pasticcio” del Green Pass
Secondo quanto riferisce il comitato, “ci sono due milioni di familiari che attendono con ansia questo momento – riferisce - L’ordinanza ministeriale dell'8 maggio “sta generando solo caos e confusione nei familiari. Chiediamo pertanto al ministero della Salute di emanare subito una circolare attuativa, indirizzata alle Regioni e alle singole direzioni delle Rsa, che chiarisca in maniera inequivocabile le condizioni per l’accesso dei familiari alle visite in presenza, senza barriere e divisori, il cosiddetto Green Pass”. Quest’ultimo in base all’ordinanza prevede che sia consentito l’accesso dei familiari all’interno della struttura con certificato di guardigione rilasciato dal medico di medicina generale o dalla struttura ospedaliera, o attestazione vaccinale oppure referto negativo di tampone rapido entro le 48 ore precedenti. Tuttavia, “molte strutture chiedono, per consentire l’accesso ai familiari, l’esecuzione di un tampone molecolare PCR, perché o non hanno letto nel dettaglio l’ordinanza ministeriale oppure non vogliono che i familiari entrino. I comitati Orsan, Trentino RSA Unite, #RSAaperte, Anchise e Felicita chiedono che i costi del tampone (28 euro), da eseguire prima di ogni visita nelle farmacie o all’ingresso delle strutture, siano a carico delle Asl, come già avviene per i tamponi di screening. E che i test si possano fare gratuitamente nei drive-in oppure negli hub vaccinali dove si stanno vaccinando, gratuitamente, gli italiani. La misura sarà temporanea, finché tutti i familiari caregiver, i quali peraltro hanno diritto a ricevere tre vaccinazioni gratuite per nucleo familiare se l’ospite nella Rsa è nel proprio stato di famiglia, cioè convivente, non siano vaccinati. Consapevoli del gravoso ma necessario impegno economico da sostenere chiediamo ai familiari, per i prossimi 30 giorni, di scegliere una sola persona a rotazione che faccia il tampone e possa andare così a fare visita ai propri cari – continuano le associazioni”.
In questa direzione si è già mossa la regione Piemonte, che oggi ha emanato una disposizione che prevede, per i parenti degli ospiti delle Rsa, la possibilità di eseguire tamponi rapidi gratuiti, chiedendo anche al governo di rivedere le norme che regolano le visite all’interno delle Rsa. “Chiediamo inoltre ai direttori e ai proprietari delle RSA – aggiunge Francolino - di sollecitare le proprie Asl di riferimento affinché consentano la riapertura delle visite dei familiari senza barriere, rispettando la distanza di un metro”.
Il lockdown degli affetti lungo 15 mesi
Una delle richieste del comitato è riguarda proprio la partecipazione: “Come familiari – prosegue Francolino – chiediamo di essere coinvolti direttamente nel graduale processo di riapertura delle strutture essendo noi, per le Rsa, un prezioso alleato e non un nemico. In questi mesi, purtroppo, è mancato un vero dialogo tra noi familiari e le Rsa e per questo motivo siamo diventati antagonisti e non complici, ma questa situazione si supera solo insieme, non dividendosi o peggio ancora scontrandosi in un inutile muro contro muro sulla pelle dei nostri anziani. Solo uniti potremo superare questo 'lockdown degli affetti' che dura ormai da 15 mesi. Come comitato, rinnoviamo la nostra disponibilità per un incontro con il ministro della Salute Speranza, con la sua consulente per le politiche sugli anziani Sandra Zampa e con gli assessorati regionali alla sanità per definire insieme le azioni da intraprendere lungo il percorso di riapertura delle visite nelle Rsa italiane.
In questa fase – conclude Francolino - ai familiari chiediamo dunque pazienza e senso di responsabilità perché siamo certi che, nonostante alcune oggettive difficoltà e ritardi relativi alla riapertura delle visite, entro pochi giorni tutti loro potranno finalmente tornare a riabbracciare i propri cari. È sempre necessario qualche giorno di attesa prima che un’ordinanza ministeriale possa produrre i suoi effetti ed essere applicata in maniera uniforme e senza discrezionalità sull’intero territorio nazionale. Se poi nelle prossime settimane la situazione non dovesse migliorare allora a quel punto saremo costretti a richiedere l’adozione di nuovi specifici provvedimenti sul tema. Quello che possiamo promettere e assicurare è che il nostro impegno proseguirà in tutta Italia e non si fermerà fino a quando anche l’ultima delle oltre 7mila Rsa italiane non avrà riaperto le proprie porte all’ingresso dei familiari degli ospiti. Ricordiamo a Regioni e Rsa che l’ordinanza nazionale dell’8 maggio 2021 annulla tutte le disposizioni di livello gerarchico inferiore, quali ordinanze regionali e disposizioni delle Asst o delle Asl e, poiché è già stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale, chi non si adegua commette un reato contro la legge oltre che contro la civiltà”, conclude Francolino.
Chiara Ludovisi