Rischi idrogeologici. Mancano politiche a difesa del suolo
Dopo l'ultima grande alluvione del 2010, la Regione Veneto ha stanziato milioni di euro per la messa in sicurezza del territorio e per creare nuovi bacini di laminazione ma va ricordato che anche gli agricoltori stessi, comprendendo l’esigenza di terreno per effettuare questi importanti lavori, hanno messo e mettono a disposizione centinaia di ettari, come per esempio i 110 del bacino di Caldogno.
Questo è quanto sottolineano i vertici della Cia, a dimostrazione che c’è la necessità che tutti, dagli agricoltori alle istituzioni, lavorino in comune per la salvaguardia del territorio. «La vera falla che porta l’Italia a una continua “emergenza maltempo”, che purtroppo spesso si trasforma in tragedia – spiega Roberto Betto, presidente Cia di Padova – è la mancanza di una vera politica di difesa e conservazione del suolo. In questi anni poco si è fatto per la messa in sicurezza del Paese, tutelando il territorio da incuria e degrado ed evitando l’abbandono da parte degli agricoltori, la cui opera di presidio e manutenzione è fondamentale».
I terreni coltivati infatti, insieme a quelli boschivi, giocano un ruolo essenziale per stabilizzare e consolidare i versanti e per trattenere le sponde dei fiumi, grazie anche alla capacità di assorbimento e di riduzione dei tempi di corrivazione delle acque (cioè drenaggio), aiutando così a scongiurare frane e cedimenti del terreno.