Migliora la capacità di risparmio. E per gli italiani è tempo di sostenibilità
Indagine Acri alla vigilia della Giornata mondiale del Risparmio. Per gli italiani, il Paese non è ancora del tutto uscito dalla crisi precedente (83%) ed è concreto il rischio di una nuova crisi (39%). Quasi il 60% considera disuguaglianza e clima emergenze di pari importanza
ROMA - L'Italia non è ancora del tutto uscita dalla crisi: lo pensa l'83% degli italiani. E il rischio di una nuova crisi, per il 39% di loro, si affaccia all'orizzonte. Sono alcuni dei dati che emergono dall'indagine ”Gli italiani e il risparmio”, svolta da Acri, l'associazione che rappresenta le Fondazioni di origine bancaria e le Casse di Risparmio, in occasione della 95a Giornata mondiale del Risparmio. La ricorrenza, promossa dalla stessa associazione, si celebrerà domani a Roma, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con la partecipazione del presidente di Acri Francesco Profumo, il presidente di Abi Antonio Patuelli, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, il ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri.
Da 19 anni ormai Acri, insieme a Ipsos, realizza questa indagine, di cui presenta i risultati alla vigilia della manifestazione. I dati risultati sono suddivisi in due macroaree: la prima riguarda l’atteggiamento e la propensione degli italiani verso il risparmio ed evidenzia i cambiamenti rispetto al passato; la seconda è focalizzata sul tema specifico della Giornata, intitolata quest’anno “Risparmio è Sostenibilità”. Sono state svolte circa 1.000 interviste, presso un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta, stratificato in base ai seguenti criteri: area geografica e ampiezza del centro, sesso ed età.
Gli italiani, la crisi, il risparmio
Secondo quanto emerge dell'indagine, gli italiani vivono la contraddizione di un Paese non ancora del tutto uscito dalla crisi precedente (83%) e avvertono il rischio di una nuova crisi (39%). Il 59% di loro considera disuguaglianza ed emergenza climatica emergenze di pari importanza. Per quanto riguarda la propria personale situazione economica, il 59% si dichiara soddisfatto: dato in crescita di 4 punti rispetto al 2018 e di 17 rispetto al 2013, il miglior dato dopo quello del 2001 (65%). E ancora un 24% ritiene che la propria situazione migliorerà nel corso del 2020, mentre solo il 14% è pessimista. Questi dati positivi non devono far dimenticare che quasi 1 famiglia su 5 è colpita dalla crisi in almeno uno dei componenti il nucleo familiare (18%), dato comunque in riduzione (nel 2018 era il 24%). Migliora la capacità di risparmio (il 42% delle famiglie riesce a risparmiare) cui si affianca una maggiore rilassatezza nei consumi (in aumento semi-durevoli, da -3 a +10 % famiglie che variano i consumi, e si attenua la riduzione per la cura di sé, da -14 a -6 ed il fuori casa, da -30 a -21). L’incremento maggiore si ha per telefonia e internet. Non perde vigore la predilezione degli italiani per la liquidità (63%), sia per indole, sia per trovarsi più preparati in un contesto incerto
Gli italiani e la sostenibilità
Nella gestione del risparmio, emerge il desiderio di impatto sociale e ambientale positivo delle proprie scelte di risparmio (22%). Cresce infatti la consapevolezza degli italiani rispetto ai temi della sostenibilità (71% ne ha sentito parlare), e di conseguenza la loro preoccupazione, che determina una volontà di agire in prima persona sia come consumatore (52% più attento nei consumi), sia come risparmiatore (36% più attento negli investimenti). La sostenibilità sembra diventare quasi un pre-requisito, piuttosto che un elemento di differenziazione, che in futuro non potrà non essere soddisfatto.
Emergenza sociale e ambientale
Il 59% dei cittadini pensa che il mondo stia fronteggiando un’emergenza al contempo ambientale e sociale, un altro 20% sottolinea la propria preoccupazione nello specifico rispetto all’ambiente, il 12% si sofferma invece sulle disuguaglianze. Solo per l’8% dei nostri concittadini gli eventi sono nella normalità e non ci sarebbe da preoccuparsi più di tanto.
L’Europa e l’euro
Rispetto all’Europa, i cittadini hanno reazioni ambivalenti: l’oggi delude molto, ma appena si sposta lo sguardo sul futuro si ritrova l’antico europeismo: per la grande maggioranza sarebbe un grave errore uscire da Ue (73%) e l’Euro nel futuro sarà sempre più un vantaggio (60%). L’Unione Europea continua a dividere gli Italiani: il 49% ne ha fiducia, mentre il 51% ne ha poca. Se questa bassa fiducia aleggia ormai da anni - come riportano anche i dati di Eurobarometro di giugno 2019 (il 55% non si fida dell’UE) - è anche vero che per il 65% dei nostri concittadini l’Europa andrà nella giusta direzione: questo dato è in forte crescita rispetto al 2018 (+14 punti percentuali), e si contrappone al contenuto 24% che ritiene che l’Europa stia andando nella direzione sbagliata. Del resto, anche nei confronti dell’euro le negatività si stanno attenuando, il 37% oggi è a favore, dato in crescita da 5 anni; soprattutto i giovani ritengono che in prospettiva sia imprescindibile per il Paese (65% vs il 60% a totale Italia, in crescita di 4 punti dallo scorso anno, e di 13 punti dal 2013).
Risparmio e sostenibilità
Cresce in modo assai veloce la consapevolezza degli italiani rispetto ai temi della sostenibilità e, di conseguenza, la loro preoccupazione, che determina una volontà di agire in prima persona, sia come consumatore, sia come risparmiatore. Nel 2016 aveva una buona idea di cosa fosse la sostenibilità solo il 12% degli italiani, percentuale che è salita nel 2018 al 20% e che, nel giro di solo un anno, ha raggiunto il 36%. Oggi le aziende dovrebbero essere soprattutto sostenibili, per 3 italiani su 4 (74%), tenuto anche conto che il cittadino presta sempre più attenzione a questo aspetto (52%).
Ci troviamo però di fronte ad una conoscenza ancora abbastanza superficiale: solo il 41% ha sentito nominare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG’s) e, alla prova dei fatti, solo il 16% è in grado di citare almeno uno dei 17 obiettivi, tra i quali spicca l’emergenza climatica. Chi li conosce bene ritiene che il loro perseguimento sia la strada maestra per salvare il Pianeta, anche se si teme che a livello globale non siano perseguiti con convinzione, ed il Italia lo siano ancora meno.
Esiste anche una certa consapevolezza che il risparmiatore, attraverso le proprie scelte, possa condizionare il comportamento delle aziende (53%), e tale consapevolezza è molto legata al livello di informazione circa la sostenibilità: di conseguenza, più di un terzo degli individui, inizia a porre sempre più attenzione al comportamento sostenibile delle aziende in cui investe.
Per una buona metà dei risparmiatori, l’investimento in aziende sostenibili non deve essere penalizzante: per essi la sostenibilità si palesa come un prerequisito per gli investitori interessati, e non un elemento di trade-off con altri aspetti. È vero che altri risparmiatori sono più disponibili al sacrificio: il 22% potrebbe accettare rendimenti più bassi (percentuale che sale al 39% per i più propensi all’investimento sostenibile), il 10% rischi più alti ed il 19% una ridotta liquidabilità dell’investimento stesso, ma è al contempo vero che l’investimento in aziende sostenibili rimane ancora cauto; non si investirebbe ad oggi più di un terzo dei propri risparmi. Ciò può essere ricondotto ad una bassa conoscenza delle implicazioni legate all’adozione di un modello sostenibile da parte di un’azienda: se è evidente che vuole dire rispettare leggi, dipendenti e clienti, con molta più difficoltà si arriva a pensare che siano aziende più solide, capaci di marginalità nel breve periodo ed in grado di sviluppare marchi famosi.