Manovra e terzo settore. “Sopravvivere. L'unico augurio possibile per le feste e l'anno che verrà”
La presidente di Arci, Francesca Chiavacci: “Non comprendiamo il motivo di divieti e restrizioni che il governo continua ad attuare nei confronti dell’associazionismo. Come incomprensibile è l’art. 108 della legge di Bilancio, un attacco all’idea di mutualismo e volontariato e che causerebbe la chiusura definitiva di migliaia di circoli ed esperienze associative”
Il 2020 è stato un anno molto difficile per il terzo settore e l’associazionismo in generale, un anno caratterizzato dalla pressione causata alla pandemia. Ma è anche l’anno che rischia di chiudersi con la scure della Legge di Bilancio – in discussione in Parlamento -, legge che presenta aspetti considerati deleteri per il non profit, con particolare riferimento all’art. 108 che prevede l’assoggettamento al regime commerciale delle associazioni senza scopo di lucro.
Sulla situazione vissuta dal terzo settore in Italia accogliamo il contributo di Francesca Chiavacci, presidente nazionale di Arci. Di seguito la sua analisi.
“Siamo ormai alla fine del 2020, un anno terribile segnato dalla crisi legata alla pandemia da Covid-19. Un anno molto difficile anche per l’Arci, e più in generale per l’associazionismo no profit e di promozione sociale e culturale del Terzo settore che rischia di non sopravvivere e di arrivare al prossimo anno ridotto nella condizione di non poter riprendere il suo prezioso lavoro. Un mondo che rappresenta un collante fondamentale, diffuso nel territorio, che svolge un ruolo cruciale in Italia, il cui crollo andrebbe a danneggiare tutto il sistema di welfare nazionale, già messo a dura prova e in molti casi insufficiente. Per questo l’Arci è tornata a mobilitarsi in questi giorni in tutta Italia, per chiedere al governo di cancellare l’art. 108 della legge di Bilancio e non lasciar morire i nostri circoli.
Venerdì 18 dicembre, in occasione della discussione parlamentare sulla manovra, torneremo in piazza a Roma, in sicurezza e a distanza, e in diretta social per far sentire le nostre ragioni. Saremo davanti al Pantheon, tra le 11 e le 13, dove allestiremo dei simbolici ‘doni sospesi’, in un’atmosfera natalizia, che sottolineano la sospensione del nostro lavoro quotidiano di aggregazione sociale, di crescita culturale, di fruizione artistica e di cura dei nostri territori. Mentre nel pomeriggio saremo in diretta sulla pagina facebook di Arci nazionale con collegamenti con i Circoli da tutta Italia dalle 16 alle 18”.
Continua la presidente nazionale di Arci: “I circoli Arci, oltre 4 mila, sono stati chiusi a fine ottobre dalle misure anti Covid dell’ultimo Dpcm, che resterà in vigore fino al 15 gennaio. Ma molti di loro da marzo, quando è scattato il lockdown nazionale, non hanno ancora riaperto. Sospese decine di migliaia di attività, iniziative formative, culturali, extrascolastiche e artistiche. Chiusi i palchi, i bar sociali, tanti luoghi e spazi che in molti paesi e quartieri delle città rappresentano l’unico presidio contro la solitudine e l’isolamento e che oggi non hanno nessuna prospettiva concreta o una presunta data di ripresa delle attività. Anche le misure di ristoro, che arriveranno dalle Regioni nel nuovo anno, copriranno solo parzialmente le mancate entrate, che nel frattempo proseguono. Per questo abbiamo promosso un calendario 2021 'Curiamo la socialità: aiutaci a continuare' il cui ricavato sarà devoluto ai circoli Arci in grave crisi economica che rischiano concretamente di non riaprire mai più. Nonostante questo i circoli Arci stanno dimostrando, anche durante questa seconda ondata, grande tenacia e determinazione, fortificando la rete solidale, le iniziative dei volontari e aiutando concretamente chi più sta subendo la crisi legata all'emergenza sanitaria. L'ennesima prova, se mai ce ne fosse bisogno, che questo mondo rappresenta un punto di riferimento indispensabile per tantissimi cittadini che, anche nelle fasi più critiche dell’emergenza, ha continuato a sostenere e tenere insieme le nostre comunità”.
“Abbiamo detto più volte, e torniamo a farlo, di essere consapevoli della gravità della situazione epidemiologica e della priorità nell’agire per contrastare i preoccupanti ed ancora troppo elevati dati di diffusione del virus - continua Chiavacci -, ma non comprendiamo il motivo dei divieti e delle restrizioni che il governo continua ad attuare nei confronti del mondo dell’associazionismo, dello spettacolo, della libera diffusione della cultura, dello scambio responsabile di socialità che avviene nei nostri spazi, e non invece nei confronti degli esercizi commerciali. Una disparità di trattamento incomprensibile. Come incomprensibile, e preoccupante, è l’art. 108 della legge di Bilancio, in discussione in Parlamento, che prevede l’assoggettamento al regime commerciale delle associazioni senza scopo di lucro. Una norma che rappresenta un vero e proprio attacco all’idea di mutualismo e volontariato e che causerebbe la chiusura definitiva di migliaia di circoli ed esperienze associative, che si ritroverebbero alle prese con un appesantimento del carico fiscale e burocratico insostenibile. Sarebbero circa 150 mila gli enti non commerciali del Terzo settore obbligati ad aprire la partita Iva. Moltissimi non ce la faranno e tanti altri preferiranno chiudere anziché organizzarsi come un’impresa”.
“Le conseguenze di un simile scenario, lo abbiamo sottolineato in queste settimane così come anche le Acli e il Forum del Terzo Settore, sarebbero catastrofiche non solo per l’Arci e l'associazionismo diffuso ma anche per la tenuta sociale del nostro Paese – sottolinea la presidente nazionale di Arci -. Si andrebbe a lacerare ulteriormente un tessuto già attraversato da forti tensioni che, mai come in questo momento, dovrebbe essere invece aiutato, rafforzato e sostenuto. Oggi invece il mondo delle associazioni di promozione sociale non ce la fa più, è allo stremo. Non possiamo accettare tutto questo senza far sentire la nostra voce e richiamare le istituzioni e la politica a non lasciar morire nell'indifferenza l'associazionismo diffuso. L'Arci vuole fare la sua parte e continuare ad essere riferimento di inclusione e di solidarietà per tutto il paese. Per farlo però bisogna sopravvivere e cancellare delle norme inaccettabili. E' l'unico augurio possibile per le feste e l'anno che verrà”.