Le città viste da un taxi ai tempi del coronavirus, tra emergenza e solidarietà
Corse gratuite per medici e infermieri, consegna di medicinali a casa e di tablet negli ospedali: da nord a sud della penisola si susseguono progetti solidali attivati con la collaborazione dei tassisti italiani. Ecco le loro testimonianze
Corse gratuite per accompagnare a casa in taxi medici e infermieri stremati da turni di lavoro massacranti, raccolte di tablet da consegnare ai giovani ricoverati nei reparti di emergenza, convenzioni con i comuni per riportare a domicilio gli anziani soli, guariti, una volta dimessi. E ancora, consegna a casa di medicinali per i più bisognosi e bambini all’opera per realizzare disegni esposti nelle vetture per colorare le giornate di chi resta in prima linea. Si moltiplicano, da nord a sud del Paese, le iniziative dei tassisti italiani, le cui vetture sono ormai gli unici mezzi che insieme ad ambulanze e volanti delle forze dell’ordine sfrecciano sulle strade di città deserte. Ma chi prende il taxi ai tempi del coronavirus? Come si proteggono i clienti e i tassisti? Come sono le nostre città, viste dal lunotto di un’auto?
Qui Brescia. “Stiamo vivendo malissimo perché abbiamo tutti paura”. Italo Lamberti, 54 anni, Radio Taxi Brixia, una moglie che lavora in ospedale, tre figli grandi a casa e un taxi con cui affrontare ogni giorno il rischio contagio. “Non conosciamo il nemico e per proteggerci usiamo guanti e mascherine, ci laviamo spesso le mani e detergiamo sedili posteriori e maniglie con prodotti disinfettanti. Ma basterà? Molti di noi hanno deciso di stare a casa sia perché avevano patologie pregresse sia perché hanno paura. La nostra situazione è una delle più critiche. I clienti in questi giorni? Persone che escono dall’ospedale per visite già programmate, anziani soprattutto, o che devono andare a fare la spesa. Tragitti brevi. Sono tutti spaventati. Quasi tutti hanno la mascherina ma c’è sempre qualcuno senza protezioni e questo non è molto bello. Li facciamo salire lo stesso, ma dovrebbe esserci più rispetto per chi sta lavorando”.
“A Brescia siamo partiti con un progetto bellissimo: è stata avviata una raccolta di tablet per chi è ricoverato e noi gratuitamente prendiamo questi computer e li portiamo in ospedale dove saranno consegnati ai pazienti. Mentre sta partendo in questi giorni una collaborazione con i servizi sociali del comune per riportare i pazienti guariti, soli, a casa o nelle strutture, anche per alleggerire il lavoro delle ambulanze”.
“La città? La città è stupenda perché in pochi minuti arrivi dappertutto. Ma è deserta e viene quasi voglia di rituffarsi nel traffico. Il mio appello: state a casa, pensate anche agli altri. E, soprattutto: non prendete mezzi se avete la febbre (perché succede anche questo). Solo così ne usciremo presto e bene”.
Qui Torino. “Il lavoro è cambiato molto e diminuito moltissimo: di solito partiamo da stazioni e aeroporti ma queste tratte ora non esistono quasi più”. Enrico Valle, 50 anni, una compagna e una bimba di 12 anni che ogni giorno lo aspettano a casa. “Si lavora con gli ospedali ma non ci sono protocolli per le sanificazioni dei mezzi: ci pensiamo noi, cercando di sterilizzare quanto più possibile le auto ogni sera. Qualcuno ha proposto di mettere un separé tra noi e i clienti ma funzionerebbe? Lavoriamo con le mascherine, chi può le indossa e abbiamo ridotto l’organico. La gente non esce più o esce solo per fare la spesa e questo vuol dire che le persone stanno rispondendo bene. C’è un bel coordinamento con il Comune e in questi giorni i nostri e altri bambini stanno realizzando disegni che esponiamo sulle vetture per donare un po’ di ottimismo a chi sale. Il messaggio è quello nazionale: andrà tutto bene. Inoltre con la mia associazione ‘Art in Taxi’ abbiamo avviato su Instagram la pubblicazione di una serie di foto di Torino vista dal taxi, in questi giorni”.
“Ai colleghi dico: stiamo tenendo duro. Stiamo vincendo la paura, l’ironia che circola anche sui social aiuta molto. Torino in questi giorni? E’ una città in attesa, questa è la sensazione che si ha dalla strada. Sembra sempre domenica”.
Qui Roma. “Anche per noi solo corse di servizio: il figlio 50enne che porta la spesa alla mamma 80enne per non farla uscire di casa. Persone che hanno bisogno di andare in farmacia e così via”. Mario Pontillo, 56 anni, una moglie e due figli grandi, giovedì scorso ha accompagnato gli ultimi lavoratori a fine turno. “Sono salite sul taxi due giovani donne che uscivano dal lavoro alle 21.00: il titolare aveva pagato loro la corsa dopo lo straordinario richiesto dalla chiusura dell’azienda. Ma dal giorno seguente solo corse verso e dagli ospedali. Allo Spallanzani in forma trasversale e volontaria ci sono sempre due taxi a disposizione per portare a casa gratuitamente medici e infermieri costretti a turni massacranti. E’ il nostro modo per alleviare il loro disagio e far sentire la nostra vicinanza”.
“Come ci proteggiamo? Non tutti hanno la mascherina, non si trovano da tempo. Io indosso quelle che mi fa mia moglie con la carta da forno. Lo so che non sono il massimo, ma ho solo quelle! Per il resto cerchiamo di mantenere più distanza possibile con i clienti, facendoli sedere dalla parte opposta dell’auto. Il servizio taxi è stato contingentato: a rotazione si fermano 2500 taxi sugli 8 mila circolanti”. “Roma in questi giorni? Spettrale, una sensazione che si avverte soprattutto durante il giorno”.
“Vorrei mandare un saluto ai tanti colleghi e colleghe d’Italia – interviene Marco Salciccia, presidente dell’associazione ‘Tutti Taxi per Amore’, sempre in prima linea con iniziative solidali - che come noi stanno passando tanto tempo in attesa di clienti, continuando comunque a rendere un servizio essenziale al paese. Grazie anche ai cittadini che indossano mascherine dentro e fuori dai nostri taxi. Il tassista in molti casi diventa figlio, padre, madre, amica e confidente: nelle nostre auto si ascoltano storie, tensioni, vediamo lacrime che altrove non trovano spazio. Poi ci sono parole, le nostre, per arrivare dove gli abbracci non possono. Stiamo vivendo un periodo terribile della nostra storia ma ce la faremo!”.
“Come si vive? Ogni giorno devi aspettarne altri 14 per sapere se stai bene”. Fabio Ferraglioni, referente della cooperativa Samarcanda – Taxi Solidale, 60 anni e una famiglia con due figlie grandi, è impegnato anche nella consegna dei farmaci a domicilio. “Grazie a wetaxi è stata attivata la consegna, retribuita, della spesa e dei medicinali. Mentre da domani, come ‘Taxi Solidale’ parte la nostra consegna gratuita delle medicine: invece di portare le persone in farmacia, portiamo loro i medicinali a casa. Il punto di raccordo è la comunità di Sant’Egidio, noi siamo il terminale”.
“Il cliente tipo? La disperazione. Sale solo chi è disperato. Chi non ha problemi economici sta a casa ed è sereno. Roma? Roma in questi giorni è meravigliosa, surreale. Sembra un agosto degli anni ’80, quando tutti sparivano. Siamo tutti un po’ sospesi, in attesa che arrivi qualcosa. Senza sapere cosa. Per fortuna c’è sempre un gran bel sole”.