La Filiera solidale Pefc, nata con lo scopo di valorizzare economicamente e tecnologicamente il legno caduto a Vaia
Grazie alle ditte aderenti alla Filiera solidale, il legno schiantato è stato trasformato e riutilizzato in mille modi.
È trascorso un anno, ma ogni volta che piove e che c’è vento, la gente della val di Fassa – così come delle altre vallate investite il 29 ottobre 2018 dalla tempesta Vaia – cambia espressione e la paura torna a tracciare solchi sui loro visi. Qualcuno, ancora oggi, non riesce a raccontare quello che è successo quella notte. Parla del rumore sordo e cupo che nel buio diveniva sempre più assordante. E mentre parla scuote la testa nel tentativo di allontanare dalla propria mente il dramma di quei minuti eterni, che hanno lasciato una traccia indelebile, che hanno spazzato via vite umane e hanno schiantato al suolo decine di ettari di bosco.
La tempesta Vaia è sempre presente. A distanza di mesi, i segni del suo passaggio sono più che mai visibili. Interi pendii, lungo i quali fino a pochi mesi fa svettavano abeti secolari, oggi sono spogli e nudi. Una nudità che ti abbraccia e coinvolge quando percorri quelle che un tempo erano strade forestali e ora, invece, sembrano delle lunghe cicatrici che attraversano la montagna. Non c’è più ombra, non c’è più verde. Anche il profumo del bosco è sparito.
I tronchi recuperati e portati a valle, guardano inermi dal basso verso l’alto quella che un tempo era la loro “casa”, quel bosco di cui facevano parte e che ora non c’è più. L’ordine con cui sono stati accatastati stride con il disordine minaccioso dei tronchi che sono ancora da recuperare, radici all’aria, incastrati in qualche modo tra loro, lungo i pendii, come enormi bastoncini di uno shangai, che enormi gru, arrampicate sul versante della montagna, cercano di liberare muovendosi “in punta di piedi”, con estrema delicatezza e attenzione.
Sappiamo che il bosco tornerà a vivere. A guardare bene, i primi piccoli segnali ci sono già. Ma ci vorrà del tempo, tanto tempo. E tanta pazienza.
Ma c’è un’altra rinascita, che in questi mesi ha preso lentamente e tenacemente forma. Una rinascita che parte proprio da quei tronchi schiantati a terra in una buia notte di pioggia e di vento. Ce lo racconta su Facebook la Filiera solidale Pefc, nata all’indomani di Vaia, con lo scopo di valorizzare economicamente e tecnologicamente il legno caduto a terra. L’iniziativa, partita ad inizio dicembre dello scorso anno, ha visto da subito interesse di proprietari forestali, aziende di lavorazione del legno e organizzazioni sostenitrici. Ad oggi le adesioni sono ben 94, di cui 28 aziende, 34 proprietari forestali e 32 organizzazioni, delle quali la maggior parte lavorano a livello locale nei territori colpiti dalla tempesta.
Grazie alle ditte aderenti alla Filiera solidale, il legno schiantato è stato trasformato e portato sulle spiagge italiane: sono state consegnate e installate su 8 km di spiaggia 43 aree fumo commissionate dal comune di S. Michele al Tagliamento (Ve), sono stati installati numerosi portabiciclette in legno nel comune di Lignano e pavimentazioni nel comune di Caorle (Ve). Sono stati realizzati, inoltre, pavimenti e recinzioni per esterni, fioriere, mobili, strutture e accessori, tutti riconoscibili grazie al logo “Vaia 2018”. Il legno della tempesta sarà impiegato nella costruzione dello stadio del ghiaccio di Forni di Sopra (Ud): tutti gli elementi strutturali, secondari e rivestimenti saranno in abete bianco proveniente dalla foresta di Ampezzo (Ud).
Gli alberi abbattuti sono stati usati per costruire sull’Altopiano di Asiago “la casa del Museo di Vaia”, che oltre ad essere un luogo del ricordo, è anche un centro di formazione per forestali e operatori del settore, un luogo dove ospitare percorsi di educazione ambientale per bambini e scuole.
Il legno di Vaia è diventato anche strumento musicale. Al MittelFest di Cividale del Friuli (Ud), i Slagwerk Den Haag, ensamble olandese ha proposto un originale concerto, dal titolo “Trails of wood – Sentieri di legno”, durante il quale i pezzi di legno sono stati trasformati in percussioni. E poi c’è l’iniziativa di crowdfunding “Salviamo il legno di Stradivari”, promossa da una ditta della Val di Fiemme. Più di 600 sono state finora le adesioni, per un totale di 140mila euro. L’obiettivo è quello di realizzare nei prossimi 5-7 anni, circa 14mila pianoforti, 2.200 arpe da concerto e circa 16mila tra violini e altri strumenti da liuteria.
Ci sono anche i “taglieri solidali”, realizzati con gli abeti bianchi e rossi abbattuti da Vaia. Abeti che il prossimo Natale non verranno addobbati a festa nei nostri salotti, ma che saranno sulle nostre tavole, per fare festa con noi e per ricordarci che il bosco rinascerà. Anzi, ha già iniziato a farlo.