Giovani hacker. Non basta essere capaci di muoversi nel mondo digitale, occorre muoversi con consapevolezza
Sullo sfondo il grande tema del cyber bullismo, ma anche – e sono alcuni episodi degli ultimi giorni a ricordarlo – della legalità.
E dire che tutti gli anni, ormai, la scuola celebra il “Safer internet day”, cioè la giornata dedicata a far riflettere le ragazze e i ragazzi non solo sull’uso consapevole della Rete, ma anche sul ruolo attivo e responsabile di ciascuna e ciascuno nella realizzazione di Internet come luogo positivo e sicuro.
Un’iniziativa lodevole, promossa dalla Commissione europea e che ha in particolare l’attenzione ai temi del cyber bullismo, della sicurezza in rete, dell’educazione all’uso delle tecnologie. Già, perché non basta essere capaci di muoversi nel mondo digitale – e in questo i ragazzi e le ragazze di oggi sono normalmente bravissimi – ma occorre anche agire con consapevolezza. Perché nelle praterie del mondo web si rischia di potersi immaginare esploratori e supermen, capaci di fare qualsiasi cosa. La ministra Azzolina, proprio durante la Giornata annuale (l’11 febbraio scorso), ha ricordato: “Ai ragazzi, che sono nativi digitali sembra di poter fare tutto e bene con il proprio cellulare. Ma basta poco per perdere il controllo dei propri dati, della propria identità, per finire nei guai”.
A fianco della titolare di Viale Trastevere, nella stessa Giornata è intervenuta la Direttrice del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni Nunzia Ciardi, per sottolineare l’importanza della “sensibilizzazione sui temi della sicurezza online e sull’uso responsabile della rete”- Insomma, il web come opportunità e ambiente sicuro, con regole e consapevolezze da conoscere e “conquistare” soprattutto da parte dei più giovani. E maggiori responsabilità educative per gli adulti
Sullo sfondo il grande tema, si diceva, del cyber bullismo, ma anche – e sono alcuni episodi degli ultimi giorni a ricordarlo – della legalità. Infatti ecco le cronache che ci rimbalzano le notizie di giovanissimi hacker, di studenti che usano le loro capacità informatiche in modo fraudolento, nel caso specifico per falsificare i registri scolastici (elettronici, naturalmente). Una volta qualche studente si limitava a falsificare la firma del papà o della mamma sul libretto delle assenze, adesso internet permette qualcosa di più, con rischi decisamente maggiori: a Grosseto, addirittura, dieci studenti di un liceo, rischiano un processo davanti al tribunale dei minori di Firenze dove possono subire condanne da 1 a 4 anni di reclusione, anche se la pena sarà dimezzata per l’età. Sono accusati, a vario titolo, da polizia postale e procura minorile di Firenze per accesso abusivo a sistemi informatici, falsità materiale in atti pubblici, danneggiamento di archivi dello Stato. I fatti sono accaduti un anno fa, e adesso si arriva al dunque. Ma a Macerata è successo da non molto, appena prima di Natale: quindici ragazzi sono entrati nel registro elettronico di alcuni docenti e hanno modificato i voti. Scoperti, sono stati sospesi dalle lezioni, con obbligo di frequenza, per due settimane. Ora rischiano una denuncia per “accesso abusivo a sistema informatico”.
Ci sono altri casi di cui si è parlato in Italia. Ma al di là dei fatti di cronaca la “provocazione” sulla responsabilità nell’uso delle tecnologie informatiche è davvero forte. Abbiamo ormai tutti in mano strumenti potenti, che proprio i più giovani padroneggiano spesso con abilità. Occorre sempre più alzare l’asticella dell’educazione, a scuola e in famiglia, perché le opportunità non diventino veri e propri boomerang distruttivi.