Coronavirus e crisi economica: a Palermo tante persone in fila al banco dei pegni. “Così potrò pagare l’affitto”
Circa un centinaio di persone ogni giorno, nell'ultimo mese, aspettano il loro turno dietro le filiali. Portano oggetti preziosi per ricevere in cambio un credito immediato o rinnovano una polizza. Tra loro, persone che hanno dovuto interrompere il lavoro o in attesa della cassa integrazione. Affide: "Picco non ancora raggiunto"
Sull’anello che Giovanna stringe tra le mani sono incise le iniziali della madre, scomparsa alcuni anni fa. Quasi cinquant’anni e un lavoro, al momento interrotto, da collaboratrice domestica, la donna è in attesa di entrare in una filiale dell’ex banco dei pegni, oggi credito su stima, di Palermo. Lo darà in pegno per ottenere in contanti circa due terzi del suo valore di stima. Con lei ad attenere l’ingresso nell’ufficio, in una delle prime mattine di maggio post-lockdown, quasi un centinaio di persone, sparse nella piazzola esterna per mantenere le distanze di sicurezza. Qualcuno aspetta seduto sulla propria moto, qualcun altro nell’auto parcheggiata in seconda fila. Un’istantanea del disagio economico in crescita tra le famiglie italiane, scattata in un capoluogo del Sud Italia, in seguito alle necessarie misure di contenimento del contagio di coronavirus. All’ingresso dell’ufficio, l’eliminacode eroga due biglietti: uno per i nuovi pegni, un altro per il rinnovo o il riscatto degli oggetti affidati. I ticket erogati indicano che bisogna attendere cinquanta persone per nuovi pegni e poco meno nell’altra fila, quella di chi deve rinnovare la polizza o riscattare il proprio oggetto. All’esterno dell’ufficio, storie di nuova povertà.
Chi ricorre al credito su stima? “Non posso riscattare, non posso mangiare e sono senza lavoro”, è il grido di una donna che esce in fretta dall’ufficio e va via di corsa. Parole che rivelano la tensione di chi, già in difficoltà economica da prima, adesso si trova ancora più povero, in una città in cui oltre 36mila persone hanno chiesto aiuti alimentari al Comune, in seguito allo stop alle attività lavorative per frenare i contagi del virus. Tra queste, Michele, 45 anni, dipendente di una pasticceria, in attesa di percepire i soldi della cassa integrazione in deroga. Le pratiche sono ferme negli uffici della Regione Sicilia, dove il ministro per la Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, ha annunciato che invierà alcuni ispettori, dopo la richiesta di un bonus da parte dei dipendenti regionali per ogni pratica evasa. Ma, mentre la querelle politica e sindacale allungherà i tempi della burocrazia, Michele non può aspettare. Dovrà pagare l’affitto e assicurare gli alimenti ai suoi due figli e alla moglie. Così darà in pegno un bracciale e una collanina d’oro che gli erano stati regalati.
“Mi dispiace, tengo tanto a questi oggetti, ma ho avuto difficoltà in questo periodo di crisi e i soldi che riceverò dal pegno sono una boccata d’ossigeno.
Ci è stata tolta la possibilità di portare il pane a casa e non abbiamo alternative – afferma -. Anche quello che ci spetta non ci viene dato. Noi dobbiamo aspettare i soldi della cassa integrazione, ma cosa mangiamo nel frattempo?”. Marco, 53 anni, non è la prima volta che si trova ad attendere il proprio turno davanti a una filiale dell’ex banco dei pegni. Stavolta, dovrà rinnovare la polizza per alcuni oggetti. “Sono già in difficoltà da un po’ di tempo, avevo dato in pegno un paio di orecchini e un anello di mia moglie. Ma adesso non riesco a riscattarli. Ho bisogno di altro tempo”.
Gli oggetti dati in pegno. Quali sono gli oggetti per i quali si ricorre al credito su stima? Nelle agenzie vengono depositate collezioni di monete d’oro e anelli, collane e bracciali, brillanti e pietre preziose. Spesso, spiega chi lavora dall’altra parte dello sportello, sono oggetti, che vengono conservati in casa, ma non si utilizzano. E si è disposti a farne a meno, temporaneamente o definitivamente, in cambio di un credito immediato. La speranza di chi li affida alle agenzie, soprattutto in questo periodo, è di recuperarli presto.
“Dopo che finirà la crisi spero di recuperare gli oggetti che ho impegnato”.
Le parole sono di un altro utente, che consegnerà al banco un orologio e un bracciale. Anch’egli intende recuperare soldi per le spese quotidiane, dopo aver abbassato per due mesi la saracinesca della propria bottega, in una viuzza del centro storico.
Accessi in aumento alle filiali. Sono aumentati, dunque, nell’ultimo mese, nell’isola, gli accessi alle filiali. Lo conferma Massimo Fichera, area manager per la Sicilia di Affide, società attiva nel campo del credito su stima, che spiega: “Abbiamo richieste di nuovi pegni, ma tante persone vengono a rinnovarli”. Le file all’esterno, chiarisce, sono dovute agli “ingressi scaglionati” per “mantenere il distanziamento tra le persone”. La convinzione del manager è che, in realtà, “ci possa essere un aumento delle richieste in questa ‘fase due'”.
“Credo che non abbiamo visto ancora il picco. Finora la gente è rimasta dentro casa e ha speso lo stretto indispensabile, utilizzando la liquidità residua. Con un aumento delle uscite, ci aspettiamo un maggiore afflusso. Perché, chi non ha entrate di denaro sufficienti a coprire le spese è probabile che si rivolga a noi”.
Intanto, proprio per far fronte alle difficoltà economiche legate all’emergenza Covid-19, Affide ha sospeso la messa in asta di tutte le polizze scadute e non rinnovate nel periodo compreso tra inizio gennaio 2020 e la fine di aprile. La volontà è quella di “dare a tutti il tempo per decidere e valutare con più calma la scelta da fare”.