Coronavirus agricolo. Gli effetti di quanto sta accadendo si riflettono anche sul comparto agroalimentare
Il virus cinese ha conseguenze anche nella filiera agricola: è necessario mantenere la calma e collaborare tutti
Coronavirus colpisce anche l’agroalimentare. Attenzione, ciò non significa che questa malattia si diffonda anche con le merci, e gli alimenti in particolare, che girano per il mondo. Ma il vento di recessione, o comunque la frenata che un po’ tutti gli scambi stanno subendo, influisce anche sulle relazioni commerciali del comparto alimentare. Senza dire degli spostamenti delle persone. Difficile, adesso, stimare anche solo con approssimazione affidabile, i danni economici per la filiera agroalimentare, ma che le ripercussioni vi siano tutte è indubbio.
Per capire meglio cosa il coronavirus significa anche per l’agricoltura, basta l’esempio di quanto è accaduto a Fruit Logistica a Berlino. Non solo in generale i buyers cinesi sono stati costretti a disertare la principale fiera mondiale dell’ortofrutta a causa delle quarantene nelle città e del blocco precauzionale di voli con la Cina, ma – stando ad una testimonianza riportata da Coldiretti -, a Berlino (dove erano attesi circa 100 espositori cinesi), come misura precauzionale le autorità tedesche hanno imposto a ogni partecipante alla fiera di compilare una dichiarazione obbligatoria per identificare chi è a rischio coronavirus: censite quindi le persone che negli ultimi 14 giorni avevano fatto un viaggio nella provincia di Hubei o sono entrate in contatto con persone con un’infezione confermata oppure con sintomi tipici come febbre, tosse e fiato corto. “Se un partecipante appartiene al gruppo a rischio o non compila il modulo di dichiarazione – evidenzia la Coldiretti – non può entrare negli spazi della fiera”.
Non si tratta di una misura di poco conto, così come non lo è, proprio per l’agroalimentare, la pesante serie di restrizioni imposta alla Cina. L’Italia, poi, soffre di una ulteriore difficoltà, visto che il nostro Paese ha imposto anche la sospensione dei voli aerei per le merci con la Cina.
I numeri fanno capire ancora meglio. La Cina è il principale importatore di prodotti ortofrutticoli freschi a livello mondiale – dice infatti la Coldiretti – con un milione e 314.985 tonnellate di frutta fresca e 139.204 tonnellate di verdura fresca importate, mentre la Ue è al secondo posto negli acquisti con 361.289 tonnellate di frutta fresca e un milione e 083.249 tonnellate di verdura fresca (Coldiretti su dati Fao). E pensare che proprio le vendite in Cina negli ultimi tempi avevano fatto segnare tassi di crescita importanti.
E non ci si ferma certo agli ortofrutticoli. Effetti sono già stati colti nell’andamento delle quotazioni di alcune materie prime come la soia che è “rimbalzata” ed è tornata a salire recentemente dopo un lunga serie di sessioni in negativo. In questo caso, il campanello d’allarme è suonato al Chicago Board of Trade, punto di riferimento mondiale del commercio delle materie prime agricole, dopo, hanno fatto notare i coltivatori, l’annuncio del dimezzamento dei dazi cinesi sulle importazioni dagli Stati Uniti che sono fra i principali produttori mondiali di soia. La scelta di dimezzare i dazi era stata adottata proprio per contrastare le conseguenze dell’emergenza sanitaria. Più in generale, l’andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è sempre più fortemente integrato con i movimenti di capitale e delle borse e quindi della situazione economica complessiva.
Se a tutto questo si aggiungono gli effetti della fobie, delle speculazioni, della scarsa informazione (voluta o meno che sia), delle idee strampalate sul virus e di meccanismi di comunicazione che ostacolano la comprensione della realtà invece di facilitarla, se si tiene conto di tutto questo, si capisce subito quanto complessa sia la situazione.
Di fronte a quanto sta accadendo, la soluzione può essere una sola: serrare i ranghi della collaborazione e dei controlli e sperare che l’ondata di contagi possa essere arginata il più possibile. Controlli efficaci, chiarezza nell’informazione, riconoscimento reciproco delle regole, garanzia di scambi commerciali corretti e sicuri, appaiono essere i punti fermi entro i quali muoversi.
Quella della collaborazione – reale e concreta – è d’altra parte indicazione che vale per ogni aspetto del comparto: strada non sempre facile da intraprendere ma ormai obbligatoria da seguire.