Con l’odore delle pecore. Da tutta Italia alla scuola per imparare a fare i pastori

Quella di Pratovecchio Stia è attualmente la prima e unica scuola pastorale in Italia, ma al di là dei confini nazionali – in Francia, Spagna e Portogallo – ce ne sono già molte altre.

Con l’odore delle pecore. Da tutta Italia alla scuola per imparare a fare i pastori

Sono tornati sui banchi di scuola per imparare ad avere l’odore delle pecore. Sono in otto, provengono da ogni parte d’Italia e sono i primi partecipanti al primo corso della ShepherdSchool, la scuola per guardiani di greggi o di mandrie che il progetto Life ha avviato sabato 22 aprile alle Officine Capodarno a Pratovecchio Stia, nell’Aretino.

Gli studenti, inizialmente, dovevano essere solo sei, ma le 167 domande di partecipazione giunte da ogni parte d’Italia hanno spinto gli organizzatori ad aggiungere ancora due banchi alla classe.

Sono giovani decisi, come hanno spiegato in una pausa del primo giorno di lezioni, a tentare una strada diversa che dia ad un lavoro antico una nuova connotazione. Tutti i weekend fino alla fine di maggio gli aspiranti pastori seguiranno le lezioni di teoria. Ci sarà poi lo stage di 30 giorni presso le aziende agricole del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi in Toscana.

La SheperdSchool ha come scopo quello di creare una pastorizia che abbia l’obiettivo di ripristinare quasi 500 ettari nella zona del Parco delle Foreste Casentinesi e Campigna, parallelamente alla creazione di zone per la pastorizia che tutelino la biodiversità come ad esempio le orchidee, che in questa stagione sono in fiore e che hanno la necessità di non essere brucate dagli ovini.

Così come racconta il progetto Life sulla pagina Fb Life Shepforbio, il primo fine settimana di lezioni è stato dedicato a spiegare come avviare un’azienda zootecnica e di come muoversi, senza farsi scoraggiare troppo, tra le tante autorizzazioni che la normativa vigente richiede. Un argomento lontano dall’immagine classica del pastore e dell’allevatore, circondato dai suoi animali in qualche bel pascolo di montagna, ma non per questo meno importante.

“Nella scelta di questi giovani non c’è niente di romantico – sottolinea Marco Niccolai, presidente della commissione aree interne della Regione Toscana –. È un modo di valorizzare l’economia di montagna. Dobbiamo tornare a parlare della montagna come un luogo di opportunità lavorativa e smetterla con il racconto da cartolina. La montagna è un luogo da vivere dove c’è e ci dev’essere uno sviluppo adeguato alle specificità. È una realtà importante del territorio”.

Ma chi sono gli otto aspiranti pastori?

Marco Sozzi ha 20 anni ed è di Varese. Ha un’azienda di famiglia e attualmente sta lavorando per un pastore transumante. “Quando sono in mezzo alla natura, lontano dalla confusione, senza cellulare, mi sento in pace con me stesso. La vita da pastore è durissima, lo so bene. Ma preferisco questa a molte altre fatte di stress”. Federico Rubino, 22 anni di Merano, è cresciuto in un collegio a Perugia e attualmente sta studiando storia alimentare e dell’agricoltura a Bologna. Oltre al sogno di diventare glaciologo, coltiva quello di approfondire il mondo della pastorizia collegandolo agli studi che sta facendo. Cosimo Guarducci ha 22 anni e viene da Arezzo. È cresciuto nell’azienda agricola dei nonni. Lasciato il liceo ha lavorato in diverse aziende agricole e adesso ha deciso di tornare sui banchi di scuola perché il suo sogno è quello di avere un’azienda agricola tutta sua. Giovanni Manfredi di anni ne ha 29 e viene dalla provincia di Reggio Emilia. Anche lui vuole aprire un’azienda tutta sua. Dopo il diploma ha trovato lavoro sempre nell’agricoltura e ora il suo desiderio è quello di poter vivere lavorando “in mezzo alla natura e agli animali”.

Gemma Pandolfi ha 25 anni e viene da Firenze. È laureata in tecnologie alimentari e con questa scuola desidera “capire meglio il futuro e mettere a frutto ciò che ha appreso all’università”. Viene da Firenze anche Maria Alejandra Chaves, 26 anni. Colombiana di origine, vive da otto anni in Italia e desidera fare della passione che condivide con il suo compagno di vita, ossia quella della pastorizia, il suo lavoro. “La pastorizia mi fa sentire in pace con me stessa e con la natura”. Rachele Agostini, 28 anni, è casentinese di Poppi Arezzo. Dopo il diploma, si è appassionata ai cani ed ha già una piccola attività come educatore cinofilo. Con la scuola per pastori vorrebbe realizzare un’attività più ampia per cani da pecore e aprire anche un’azienda agricola per produrre formaggi. Il “decano” della classe è Louis von Saint Paul, 34 anni. Nato a Monaco di Baviera, si trasferisce in Italia all’età di 6 anni, quando con la madre viene in vacanza a Reggello e non se ne andrà più via. La scuola è per lui un’occasione per realizzare un piccolo sogno di libertà tra natura e animali.

Quella di Pratovecchio Stia è attualmente la prima e unica scuola pastorale in Italia, ma al di là dei confini nazionali – in Francia, Spagna e Portogallo – ce ne sono già molte altre. E proprio il progetto Life Shepforbio organizza il 10 e 11 maggio all’Institut Agro Florac in Francia la prima conferenza internazionale, alla quale sono giunte 36 adesioni. Un’occasione per riflettere insieme sull’importanza dei pascoli e della loro corretta gestione, per salvaguardare la biodiversità. Ma non solo. L’incontro punta anche a far nascere un network europeo tra le scuole pastorali.

In un tempo in cui l’opinione pubblica, sull’onda dei fatti di cronaca, è tutta concentrata sugli animali selvatici e sulla loro convivenza con l’uomo, c’è chi ha scelto di guardare all’ambiente montano da una prospettiva diversa. Senza improvvisare, ma studiando. Così da avere gli strumenti e le conoscenze necessarie per essere davvero pastori con l’odore delle pecore.

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Fonte: Sir