Caffé a vela. A bordo della Avontuur, un veliero a due alberi, convertito a trasporto merci
Il trasporto con navi da carico a vela non è un’alternativa proponibile all’enorme trasporto internazionale di merci. Ma è comunque un’alternativa possibile.
Caldo, comodo e carico. Così – secondo un’antica tradizione napoletana – dovrebbe essere bevuto il caffè.
Caldo, perché così riesce a sprigionare tutte le sue caratteristiche migliori di aroma, profumo e sapore. Comodo, perché il caffè va sorseggiato senza fretta e la “pausa caffè” è un rito che va vissuto con calma. Ed infine carico di gusto ed energia per regalare la giusta carica per affrontare al meglio la giornata. Alle tre celebri C, ci permettiamo di aggiungerne una quarta: in compagnia. Perché il caffè andrebbe sempre bevuto in compagnia.
Venerdì prossimo, 1. ottobre, è la giornata internazionale del caffè. Per celebrare quella che è una delle bevande più popolari in tutto il mondo, vi proponiamo di sorseggiare comodamente, in nostra compagnia, una tazza di caffè bollette. E mentre il profumo dei chicchi tostati riempie la stanza con i suoi aromi, immaginate di avvertire, accanto ai vari sentori fruttati e floreali, anche il profumo della salsedine. E, in sottofondo, di sentire lo sciabordio delle onde.
Ci troviamo a bordo della Avontuur, un veliero a due alberi, con le vele ancora a trapezio, uscita nel 1920 da un cantiere olandese. Fino al 2005 è stato impiegato come nave da carico. Ha trasportato merci tra il Mare del Nord, il Baltico, l’Atlantico del nord e i porti dei Caraibi, dove tutti la considerano uno degli ultimi velieri da carico. Per qualche tempo è stata impiegata come nave passeggeri per escursioni giornaliere lungo la costa olandese e tra le isole della Frisia occidentale. Poi, nel 2014, quando sembrava ormai destinata ad essere definitivamente ormeggiata in porto del nord, arriva l’incontro con Cornelius Bockermann. Dopo aver capitanato petroliere ed aver lavorato per vent’anni per grandi gruppi petroliferi nell’Africa occidentale, Bockermann aveva deciso di cambiare vita. Per amore dell’ambiente e di quel mare che considera la sua casa. Una casa quotidianamente inquinata dalle 90mila tra navi container, petroliere e navi da crociera che solcano i mari del mondo, bruciando annualmente 370 milioni di tonnellate di carburante.
Più di un anno e mezzo sono durati i lavori di restauro dell’Avontuur, che nell’estate 2016 è tornata a solcare il mare con la Timbercoast. E in particolare i mari del Sud, attraversando l’Atlantico dalle Canarie ai Caraibi. Come un tempo la sua stiva è tornata a caricarsi di prodotti che vengono da terre lontane: cardamomo dall’Honduras, rhum e cacao dalle Antille, grappa da Canada, gin dalle Azzorre, sale marino dalle Canarie e caffè dal Messico.
A insidiare il suo carico non c’è il mitico Jack Sparrow con la ciurma della Perla Nera. L’Avontuur, capitanata da Cornelius Bockermann, si confronta oggi con le grandi navi merci. Sembra di trovarsi di fronte a Davide contro Golia: da un lato il veliero, sospinto solo dal favore del vento, e dall’altro i giganti del mare, i portacontainer che trasportano il 90% delle merci nel mondo.
Il massimo della velocità che può raggiungere l’Avontuur è di 12 nodi (vale a dire poco più di 22 chilometri l’ora). Un suo viaggio dura anche 6-8 mesi. Sette i marinai che affiancano capitan Bockermann e, nei porti, pronti a scaricare le casse stipate nella stiva, c’è sempre un folto gruppo di volontari. Tutto a mano, con la carrucola, nel pieno rispetto dell’ambiente. Perché la sfida lanciata da Beckermann e dalla Timbercoast è quella di tornare, con Avontuur, ad un commercio rispettoso dell’ambiente.
Quando non è in navigazione, il veliero staziona a Elsfleth, in Bassa Sassonia, a nord di Brema. Ed è qui che è stato aperto anche un negozio-magazzino, per mettere in vendita le merci trasportate, così da sostenere finanziariamente i viaggi.
Il trasporto con navi da carico a vela non è un’alternativa proponibile all’enorme trasporto internazionale di merci. Ma è comunque un’alternativa possibile e Avontuur ne è la dimostrazione.
Oltre a cardamomo, rhum, cacao, grappa e gin, l’Avontuur trasporta anche i chicchi di caffè della cooperativa messicana Sposel. “Solo con la forza del vento – ricorda su Facebook l’Oew, Organizzazione per un mondo solidale – il ‘caffè a vela’ raggiunge il porto di Amburgo dall’America centrale attraverso l’Atlantico. A Salisburgo, i chicchi 100% Arabica vengono delicatamente tostati in una tostatrice a tamburo in un processo a lungo termine. Questo permette all’aroma di svilupparsi e dispiegarsi”. Quest’anno, grazie all’iniziativa “fairever coffee” (fairevercoffee.org) promossa nel mese di settembre dall’Oew per porre l’attenzione sulle difficili condizioni legate alla produzione del caffè, un’edizione limitata del “caffè a vela” è temporaneamente disponibile anche nelle Botteghe del Mondo dell’Alto Adige.
Il caffè è presente nella nostra vita quotidiana. Un italiano ne consuma in media 4,7 chili pro capite all’anno. Dietro alle circa 1,6 miliardi di tazze o tazzine di caffè che vengono preparate e bevute ogni giorno nel mondo, si nascondono purtroppo tanti abusi nella produzione e nella produzione di questa bevanda. Per le piccole aziende produttrici, che soffrono da anni per i prezzi bassi del caffè, la coltivazione non è economicamente sostenibile. Guadagnano, infatti, solo una piccola parte del valore aggiunto generato dai torrefattori e dai dettaglianti. Non da ultimo, ad aggravare le già precarie condizioni di vita di molti produttori, c’è anche il cambiamento climatico.
Il “caffè a vela” ci dimostra oggi che un’alternativa è possibile. È un caffè reso caldo dai raggi del sole sotto ai quali è maturato. È comodo, perché non fa le corse per arrivare nelle nostre case, ed è carico di rispetto verso l’uomo e verso l’ambiente. Un caffè che proprio per questo è bello gustare in compagnia.