Api e agricoltura, binomio prezioso. La funzione di questi insetti è determinante per tre colture alimentari su quattro
L’occasione per ragionare sulle api e sul loro ruolo, è arrivata con la Giornata mondiale che è stata loro dedicata dall’Onu il 20 maggio.
L’agricoltura dipende dalle api. Non si tratta di una sparata giornalistica, ma di un dato di fatto. Anche dal punto di vista economico oltre che ambientale. Un dato di cui, troppo spesso, tutti noi ci dimentichiamo.
L’occasione per ragionare sulle api e sul loro ruolo, è arrivata con la Giornata mondiale che è stata loro dedicata dall’Onu il 20 maggio. Il tema è di quelli solo in apparenza semplici. La funzione e il ruolo di questi insetti nell’ambito dell’equilibrio ambientale sono piuttosto noti, forse meno lo è la loro funzione dal punto di vista agroalimentare. Perché dire api non significa solo indicare gli insetti che, con il loro lavoro, producono il miele (che comunque conta moltissimo anche dal punto di vista economico oltre che ambientale). Dipendono infatti dalla presenza degli alveari almeno tre colture alimentari su quattro. A dovere molto, è stato infatti sottolineato in una nota da parte dei coltivatori diretti, in termini di resa e qualità dall’impollinazione dalle api sono prodotti come le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni e molte altre ancora.
In termini più strettamente economici, Coldiretti spiega che in media una singola ape visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di esplorazioni floreali per produrre un chilogrammo di miele. “Un lavoro – viene precisato -, che genera un valore economico stimato in circa 153 miliardi di euro l’anno su scala mondiale, 22 miliardi su scala europea e 3 miliardi su scala nazionale”. Dal punto di vista della produzione del miele, invece, basta pensare che nel 2021, a causa del clima, il raccolto è stato più basso del solito ma comunque sempre di 10-11 milioni di chili. Una circostanza che, tra l’altro, ha avuto immediatamente riflessi anche dal punto di vista di mercato. Le importazioni di prodotto dall’estero, infatti, sono ulteriormente aumentate in quantità del 22% nei primi due mesi del 2022, dopo che nel 2021 avevano raggiunto il valore di 24 milioni di chili (+15%).
Dal punto di vista ambientale, poi, la situazione delle api nostrane rappresenta un indicatore dello stato di salute dell’ambiente ma anche un campanello d’allarme delle eventuali criticità e difficoltà, che possono essere anticipate osservando attentamente la vita di questo insetto.
Api, dunque, come presenze determinanti sotto molti aspetti, e tutti importanti. Api, in ogni caso, troppo spesso trascurate quando non letteralmente scacciate. Senza ricordare, tra l’altro, quanto possano significare in termini di occupazione oltre che di manutenzione del territorio. Stano ai dati del rapporto dell’Osservatorio nazionale miele, in Italia ci sono 1,5 milioni di alveari curati da circa 73mila apicoltori dei quali oltre 2 su 3 sono hobbisti che producono per l’autoconsumo. In crescita è però la presenza di giovani con le aziende condotte da apicoltori con meno di 35 anni che sono aumentate del 17% negli ultimi cinque anni secondo un’analisi Coldiretti su dati Unioncamere.
Un comparto vivace, quindi, quello dell’apicoltura, ma comunque sempre costretto a fare i conti con il mercato da una parte e con l’ambiente inquinato dall’altra. Tanto che, stando a quanto rilevato dall’associazione dei “Comuni amici delle api” negli “ultimi anni gli apicoltori di tutto il mondo e in particolare quelli dell’Unione Europea, tra cui gli italiani, hanno registrato gravi difficoltà” per il popolamento degli alveari. E, stando l’Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale), le cause sono molteplici ma di fatto tutte riconducibili agli squilibri provocati dalle attività produttive dell’uomo.