Alla prova della scrittura. Non è corretto dire che non leggano: i giovani leggono, ma non nel senso che intendiamo noi “anziani”
Ma i nostri ragazzi sanno scrivere? E soprattutto cosa significa “saper scrivere” oggi?
Gli esami sono sempre più vicini e quest’anno si presentano in veste del tutto originale in questo scenario post-pandemico. Saranno all’insegna della sicurezza sanitaria e del distanziamento sociale. Online quelli di fine primo ciclo, “terza media” secondo la vulgata, e in presenza “distanziata”, quelli di “maturità”. Per entrambe le prove le ordinanze ministeriali, che ne regolamentano l’organizzazione, chiedono la produzione di un elaborato interdisciplinare. I nostri ragazzi sono chiamati quindi a scrivere e a tessere, attraverso la scrittura, una rete di collegamenti e rielaborazioni personali attorno a una tematica.
La competenza da mettere in campo è dunque primariamente la capacità di produrre un testo organico, strutturato, coerente, coeso e soprattutto “interdisciplinare”, cioè in grado di indicare collegamenti ed evidenziare le capacità rielaborative dello scrivente.
Ma i nostri ragazzi sanno scrivere? Al termine del ciclo degli studi hanno davvero appreso questa competenza, che in parte è anche senz’altro un’attitudine? E soprattutto cosa significa “saper scrivere” oggi?
La risposta non è univoca. La scrittura è una forma espressiva che attraversa diversi registri, tutti necessari nel percorso scolastico e non solo. Ma soprattutto la scrittura è la capacità di dare determinazione e forma ai propri pensieri. Non è un caso che oggi questa competenza fra le giovani generazioni sia molto in crisi. Si afferma che i giovani di oggi non sappiano scrivere. I concorsi di abilitazione alle professioni o quelli di reclutamento confermano, purtroppo, questo dato. La prova scritta rappresenta un ostacolo importante, per alcuni insormontabile. Molti giovani, al termine del percorso scolastico, in alcuni casi perfino universitario e specialistico, non hanno ancora superato le proprie difficoltà ortografiche, non sono in grado di strutturare un pensiero in maniera sintatticamente corretta, non approfondiscono i concetti, non riescono ad argomentare e soprattutto risultano lacunosi nella capacità di collegare le conoscenze.
Quali sono le ragioni di questa difficoltà? Dal coro si leverà subito la voce pronta ad affermare che “i giovani di oggi non leggono abbastanza”. Vero, anche se non è corretto dire che non leggano. I giovani leggono, ma non nel senso che intendiamo noi “anziani”. Non leggono i romanzi, ovvero tendono a “googlarne” le “trame”. Leggono graphic novel, oppure testi informativi, elaborati tecnici. Insomma, praticano una lettura di tempo breve, settoriale e abbastanza episodica. L’esercizio a lungo termine, la “maratona” dei romanzi e dei racconti lunghi fanno fatica a sostenerla. E’ un esercizio solipsistico la lettura e di profonda immersione, qualcosa che oggi risente di numerosi disturbi ambientali.
I tempi a nostra disposizione sono brevi e frammentari. La comunicazione è rapida e sintetica. Pensiamo ai 140 caratteri iniziali di Twitter (oggi raddoppiati!), ai 160 degli Sms, agli slogan, ai #tag. Occorre rapidità per comunicare, tutto va veloce e quindi anche noi.
Insomma, la scrittura è anch’essa a un passo evolutivo importante e le generazioni attuali ci sono dentro. La scuola insiste con la sua importante tradizione, parla di “poetica” e di stile. La realtà circostante va nella direzione opposta, perfino i film lasciano il trono alle “serie”: alle storie in episodi, in pillole.
L’episodio non si compie mai del tutto e percorre una strada fatta di innesti e di possibilità. Descrive una stratificazione piena zeppa di variabili. La scrittura, che altro non è se non il “racconto” della realtà, non può che registrare questo cambiamento. Lo fa, quasi inconsapevolmente e per istinto mimetico.
E’ importante, comunque, in questo scenario continuare a chiedere ai nostri ragazzi di produrre un testo organico, strutturato, coerente e coeso. In qualche modo si chiede loro di non perdere l’orizzonte nell’intricarsi dei bivi.
I bivi nella vita sono importanti, rappresentano le nostre scelte, ma senza orizzonte le scelte perdono di senso.
Buona scrittura, quindi, ai nostri esaminandi, nella speranza che non sia per loro la mera esecuzione di una prova, ma in qualche modo un esercizio di “vita”.