Zabuzhko, poetessa ucraina: “Putin nuovo Hitler”. La resistenza delle donne
Nell’emiciclo del Parlamento europeo a Strasburgo risuonano le parole della scrittrice, che denuncia la guerra scatenata dalla Russia contro il suo Paese. Nella giornata dell’8 marzo sottolinea che non sono in gioco i diritti delle donne, ma la loro stessa vita. Punta l'indice verso la cecità dell’Occidente di fronte alla minaccia di un nuovo conflitto mondiale
“Ho parlato tante volte per le donne e in nome delle donne, ho dato voce alle donne schiacciate e vittime di violenza, dimenticate, svalutate, e ho lottato per i diritti delle donne. Ma questa è la prima volta che devo parlare per il diritto delle donne alla vita”. La scrittrice ucraina Oksana Zabuzhko dice così nell’emiciclo del Parlamento europeo a Strasburgo. La voce bassa, che a volte si fa tremula riflettendo e testimoniando “dell’ora più buia dell’Europa dal 1939”. Porta nelle pieghe del suo vestito, sul suo volto, nei suoi capelli che non hanno più ricevuto cure, i volti, le voci, le fatiche di tante donne, ucraine come lei. Questo 8 marzo è tutto dedicato a loro. Nelle sue parole, che sono urla addomesticate, nelle sue ironie e spietate denunce, tutte le contraddizioni di un 8 marzo di guerra, davanti alla porta dell’Unione europea.
Kiev e la stalla di Betlemme. “Gli ucraini sono una nazione forte, altrimenti non avremmo potuto sopravvivere al genocidio di Stalin del 1933”, racconta Zabushko: la maggior parte delle nazioni rappresentate qui non lo hanno ancora riconosciuto, dice pungente. “Siamo anche una nazione di donne forti”: ha parole di ammirazione per le donne che stanno combattendo al fianco degli uomini o distribuiscono rifornimenti nelle città assediate, così come per quelle che danno la vita per i propri figli sotto le bombe,
moderne madonne che per scappare dalla ferocia di Erode sono costrette a partorire nei rifugi e nelle metropolitane.
I medici ucraini hanno pubblicato su una pagina facebook le indicazioni su come fare in caso di parto: questo deve loro bastare per cavarsela, sperando che il proprio figlio non muoia subito dopo per una qualche infezione respirata nei rifugi malsani. “La stalla di Maria era in condizioni igieniche molto migliori”.
Le donne, scudi viventi. Come in ogni guerra le donne sono il target più vulnerabile, se non altro perché sono quelle che restano a prendersi cura di bambini e anziani. E sono questi “scudi viventi” che ora Putin prende di mira per spezzare l’eroica resistenza ucraina. “La forza del nostro spirito non basterà a fermare le bombe di Putin”.
“Ogni pausa caffè costa una vita”. Proprio come in un poema, le donne dell’Ucraina nelle parole di Zabushko diventano la stessa Ucraina, madre patria da difendere, sorella da strappare all’ingordigia di un vicino violento, figlia da proteggere e per cui sognare un futuro di pace. E le sue parole diventano dure e taglienti: “ogni istante di esitazione da parte dei politici occidentali e della Nato se dare all’Ucraina armi antimissile, per non parlare della no-fly zone, ogni pausa caffè durante le vostre discussioni su come intervenire senza interferire e provocare Putin ad andare oltre, costa una vita, probabilmente quella di un civile, una donna o un bambino”.
“Linguaggio da Kgb”. E poi torna al 17 aprile 2014 e alle dichiarazioni di Putin. Parla scandendo le parole, che non capisci se lo fa perché usa l’inglese o perché vuole che ogni parola sia ben compresa, o se perché le parole si inciampano nel suo dolore: “quante vite sarebbero state risparmiate se l’Unione europea e gli Usa otto anni fa si fossero svegliati per accorgersi che il nuovo Hitler avrebbe ricominciato a raccogliere là dove il precedente aveva interrotto”.
Applaude l’emiciclo, ma gli eurodeputati forse non hanno capito che l’Ucraina è anche delusa adesso, e inizia a dubitare.
Ha una certezza: non abbiamo imparato molto dalla storia e Putin imita Hitler, ne usa il linguaggio e precise parole, che la poetessa cita e con cui Putin ha annunciato la guerra, nel suo “perverso linguaggio da Kgb”: lo sa bene lei, che sa nascondere misteri nelle parole, ma li sa anche rintracciare.
Fermare Vladimir Putin. E il disegno che rintraccia è chiaro: “siamo in una guerra mondiale, non è un conflitto in Ucraina, come ancora dicono i media occidentali”. E insiste con una sferzata ai calcoli occidentali: “credete alle ambizioni pronunciate da Putin, non si fermerà a meno che non sia fermato da un fronte internazionali di Paesi che credono che solidarietà e libertà valgono di più di gas e petrolio”. L’emiciclo applaude di nuovo, un po’ meno coralmente. L’Ucraina sta combattendo “per liberare l’Europa contro lo spettro di un nuovo totalitarismo”: sia gli uomini con le armi sia le donne che portano in salvo i loro figli sanno bene qual è il loro compito. “Non abbiate paura di proteggere il cielo su di loro”.