Vigodarzere. Carità, cantiere sempre aperto e in dialogo con il territorio
Il consiglio pastorale continua a interrogarsi sulle fragilità di oggi. Ci stavano “lavorando” già da tempo, in parrocchia a Vigodarzere, quando la Chiesa di Padova ha proposto a tutte le comunità di camminare all’unisono – nell’anno pastorale 2020-21 – avendo come orizzonte “la carità nel tempo della fragilità”.
«Quando c’è stato il rinnovo degli organismi di comunione, nel 2018, ci siamo interrogati su cosa mancava da “approfondire” a Vigodarzere – spiega Massimiliano Manca, vice presidente del consiglio pastorale parrocchiale – La risposta è stata: la dimensione della carità. Come primo passo abbiamo chiesto alla Caritas di venire a parlarci di progetti, iniziative, attività... e poi ci siamo detti: la carità non è solo fare, ma essere a partire da Vangelo». «E non fuori dal territorio in cui si trova la parrocchia – sottolinea don Giovanni Marchiorello, il parroco – ma in dialogo con esso. Con questo stile ci stiamo muovendo anche oggi».
Ecco che, sempre nel 2018, è stata attivata un’indagine conoscitiva – durata un anno – per studiare le iniziative di carità promosse dalla parrocchia nel territorio, verificare come sono percepite dalla comunità e “scovare” anche quelle proposte che non nascono in parrocchia. «A quel punto abbiamo pensato di concludere il percorso in un modo particolare: abbiamo invitato don Luigi Ciotti, che – essendo dalla parte dei più fragili si sposava bene con il nostro percorso – e l’appuntamento con lui, le sue parole... hanno innescato nuova energia nel nostro cammino. In realtà pensavamo che questo incontro potesse ispirarci un “segno che parla” sul fronte carità, ma non è stato così. Perché... più andavamo avanti, più emergevano segni che parlavano di carità... concreta. Come la valorizzazione del rapporto tra la parrocchia e Casa Tescari, dove la Fondazione Irpea ospita persone con disagio psichico. Il fatto che i più giovani si siano attivati per dare il loro contributo ci è sembrato un “altro segno che parla”, ma poi... è arrivato il Covid».
Il poter rispondere efficacemente alla sofferenza delle famiglie – sul fronte economico, ma anche relazionale – ha fatto nascere una collaborazione per la distribuzione dei pacchi alimentari e dei buoni spesa tra comune, parrocchie del comune (Vigodarzere, Terraglione, Tavo e Saletto), Centro di ascolto vicariale (di Vigodarzere e Mejaniga), Centro sociale Caritas, negozi del territorio e Croce Rossa. «Quest’ultima, per diverse settimane, ha consegnato in sicurezza alle famiglie i pacchi alimentari. Ne abbiamo preparati circa una novantina a settimana... Ancora adesso ci sono famiglie che ne hanno bisogno».
Anche questo sembrava un “segno che parla”, ma poi... dopo l’estate, quando non si capiva se la parrocchia avrebbe riaperto i propri spazi e riavviato le attività, il consiglio pastorale ha continuato – e continua – a interrogarsi sulle fragilità delle persone. «Qui si inseriscono altre due “aperture” al territorio – spiega don Giovanni – La prima c’entra con il lavoro e con le difficoltà di molti a trovarne uno, soprattutto in questo momento particolare. Abbiamo chiesto a un’esperta di politiche del lavoro, Federica Bruni, di confrontarsi con noi su questo problema. Lei ci ha parlato del progetto “Nexus-Comunità che promuovono l’aiuto” del Mopl-Movimento progetto lavoro: si propone di coinvolgere associazioni e parrocchie per fare rete a favore dei disoccupato, per aiutarli ad attivarsi. “Nexus” invita i volontari dei luoghi di aggregazione, formandoli ad hoc, a mettersi a disposizione per questo obiettivo».
La pandemia ha rallentato tutto, ma non la disponibilità. Verso il progetto “Nexus”, ma soprattutto a guardarsi intorno per “essere carità” nel territorio. «E così siamo venuti a conoscenza - continua Massimiliano Manca - dell’associazione Toc toc famiglia: è composta di genitori, psicologi, counsellor... che hanno a cuore la famiglia. Nel territorio di Vigodarzere, ma non solo, hanno condotto una ricerca sui bisogni delle famiglie, raccogliendo oltre 300 risposte. È emerso che, certo ci sono richieste di aiuto ad esempio sul fronte doposcuola – attività che anche come parrocchia già portiamo avanti – ma c’è soprattutto bisogno di vicinanza. Anche per sostenere il rapporto genitori-figli in questo specifico momento. Ci è piaciuta, anche in questo caso, l’idea di poter fare rete per sostenere le famiglie, coinvolgendo l’intera comunità».
Sullo sfondo di questo grande “movimento” di carità... contagiosa – «alla fine è difficile individuare un solo “segno che parla”» sottolinea Massimiliano – ci sono alcune domande su cui il consiglio pastorale sta ragionando: «Cosa trattenere dal tempo particolare che stiamo vivendo, ma non solo? – evidenzia don Giovanni – Cosa tralasciare? E ancora: quello che abbiamo trattenuto... sarà bussola per il futuro? E quello che abbiamo lasciato, sarà realmente così? Siamo stanchi, certo, ma non possiamo chiuderci e rinchiuderci. Dobbiamo incoraggiarci e andare all’essenziale: ascoltare le persone per ciò che sono e avere uno sguardo che sa cogliere i loro bisogni».