Vaccini in base al Pil delle regioni: la reazione di associazioni e sindacati
Critiche all'assessore al Welfare della Regione Lombardia Letizia Moratti. Per Cisl Lombardia i vaccini vanno distribuiti solo “in rapporto al livello di rischio di vita e salute per sé e per gli altri”. Per il Naga, la Moratti ha “una visione gretta, retrograda e di classe della società”
La richiesta dell'assessore al Welfare della Regione Lombardia Letizia Moratti di distribuire tra le regioni il vaccino in base al Pil suscita aspre reazioni anche nel mondo delle associazioni. Per il segretario generale della Cisl Lombardia, Ugo Duci, “i vaccini non si distribuiscono in base a dati economici, ma in rapporto al livello di rischio di vita e salute per sé e per gli altri”. E quindi la priorità va data a “operatori sanitari e sociosanitari, anziani e persone fragili, personale delle scuole, forze dell’ordine e poi tutti i cittadini, gratuitamente e il più in fretta possibile. Questa è l’unica scala di priorità etica e necessaria -conclude il segretario lombardo della Cisl-. Il Pil non c’entra nulla”.
Letizia Moratti, in una lettera al commissario straordinario Arcuri, ha proposto quattro criteri per la distribuzione dei vaccini in Italia: contributo che le Regioni danno al Pil, mobilità, densità abitativa e zone più colpite dal virus. Ma è il primo criterio quello che sta suscitando reazioni. E oggi, in Consiglio Regionale, l'assessora ha spiegato il senso di questo criterio: “Non ho mai pensato di declinare vaccini e reddito: il Pil è un indicatore economico, finanziario che attesta l’attività in una Regione che è il motore dell’Italia. In questo senso questa Regione ha la necessità di essere tenuta in considerazione, non parlo di piano vaccini ma di zona rossa".
"Il diritto alla salute è garantito dalla nostra Costituzione a tutte le cittadine e i cittadini - è il commento della Cgil Lombardia-. Il piano vaccinale nazionale, che determina le priorità per alcune fasce di popolazione, è stato validato dalla Conferenza Stato Regioni e, conseguentemente, va assunto e reso esigibile senza alcuna modifica né riguardo a PIL/ricchezza né corsie preferenziali per i luoghi di lavoro.
Non è noto come Regione Lombardia intenda organizzare la campagna vaccinale, ma certamente non possono passare principi di profitto o corsie preferenziali per alcuni".
Per l'associazione Naga, però, il criterio del Pil è segno di una “visione gretta, retrograda e, di classe, della società. Una società divisa, parcellizzata e dove la povertà, ancora una volta, è considerata come una colpa che rende meno meritevoli, anche di essere vaccinati. Come Naga siamo molto preoccupati per questo avvio e ci batteremo perché i vaccini siano garantiti a tutte e a tutti, cittadine e cittadini stranieri irregolari compresi, pensi un po’ cara Assessora!”.