Una nuova storia. Nell'"impolitico" e nella salvaguardia dei valori l’impresa da compiere per rassicurarci del futuro
Dopo una data importante si apre un percorso ancor più importante
“La politica non crea i valori, ha a che fare con i valori, per la capacità di garantire le condizioni concrete dell’esistenza e della custodia dei valori. È dunque nell’impolitico – in ciò che viene prima e che giustifica e motiva la politica – l’impresa da compiere per rassicurarci del futuro”.
È uno dei “100 pensieri” di Mino Martinazzoli, politico e uomo di governo, che compongono un’antologia a sua firma dal titolo “La politica possibile”.
Ben si addice a una stagione politica come è quella che da anni il Paese sta vivendo e si salda con l’appello della società civile alla vigilia del 25 settembre a non abbandonare il cantiere del bene comune bensì a ritrovare le ragioni dell’impegno per la costruzione della casa comune.
“C’è una nuova storia che dobbiamo deciderci ad aprire – scriveva Martinazzoli – se non vogliamo declinare la nostra responsabilità e sigillare il nostro destino”.
Non basta allora la constatazione che c’è un troppo poco se non un niente della politica, occorre pensarla soprattutto come il frutto di un dialogo tra generazioni sulla casa comune e sul suo futuro.
Ci sono oggi testimoni-maestri, ci sono uomini e donne di pensiero, ci sono intellettuali che hanno e condividono grandi visioni?
La risposta non è negativa, è però insufficiente. I giovani, come già da tempo avviene, sono in campo con linguaggi, sogni, percorsi, e obiettivi nuovi.
Stanno dicendo che questo è il tempo di far sì che una crisi si trasformi in un’opportunità per ripartire e ricostruire in forme diverse da quelle del passato percorsi di giustizia, di solidarietà, di bene comune.
Non è un’impresa impossibile, il Paese ha forze sane e motivate per tentarla e a queste spetta il compito di farsi promotrici di una cultura della corresponsabilità che consideri l’impegno politico come un servizio a un progetto di società che tutti include e nessuno esclude.
Scriveva Igino Giordani, scrittore, giornalista e costituente, che la politica è il luogo “dove è più facile odiarsi, è più facile essere portati a scavalcarsi, a insidiarsi, a sopraffarsi. Invece è il terreno che ha più bisogno di essere redento, che ha più bisogno di santità. Vorrei dire che se si deve essere santi in tutti gli stati sociali, bisogna essere santi soprattutto nella politica. (…) Proprio in politica lo devi fare, perché io attraverso una legge posso commettere un’ingiustizia, attraverso una legge invece posso elevare il popolo, posso rendere un atto di giustizia”.
Ecco da dove ripartire. Nelle parole di Mino Martinazzoli e Igino Giordani, due politici cattolici, c’è una risposta alle incertezze, alle perplessità, alle assenze anche della comunità cristiana che a volte si dimentica di essere una delle forze sane della società e delle responsabilità che questo comporta.