Una normalità difficile. Di fronte alle proposte di Viale Trastevere si è verificata subito una levata di scudi
Per la maturità l’ordinanza ministeriale prevede una prova scritta di italiano e una seconda prova sulle discipline di indirizzo, predisposta dalle singole commissioni d’esame, oltre a un colloquio.
“Progressivo ritorno alla normalità”. Così ha definito, il ministro Patrizio Bianchi, le norme per gli esami di Stato del primo e secondo ciclo di istruzione (l’esame di terza media e la ”maturità”).
Le scelte fatte – spiega Bianchi in una nota del Ministero che presenta le nuove Ordinanze (inviate al Consiglio superiore della pubblica istruzione e illustrate ai sindacati) – “rientrano nel percorso di progressivo ritorno alla normalità che stiamo realizzando. Non siamo ancora fuori dalla pandemia, ma già quest’anno, grazie ai vaccini e alle misure di sicurezza decise dal governo, abbiamo garantito una maggiore continuità della scuola in presenza, fin dal primo giorno. Abbiamo tenuto conto, come era giusto fare, degli ultimi due anni vissuti dai nostri ragazzi. Per questo, ad esempio, nel secondo ciclo, affidiamo la seconda prova scritta alle commissioni interne, che conoscono i percorsi personali degli studenti. Dobbiamo rimetterci in cammino verso la normalità e guardare al futuro, lavorare alla scuola che vogliamo costruire insieme”.
Bene. Anzi no. Perché di fronte alle proposte di Viale Trastevere si è verificata subito una levata di scudi, in particolare per quanto riguarda la seconda prova scritta della Maturità. Non la vogliono gli studenti: alcuni sono scesi in piazza e Luca Ianniello, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi, ha spiegato ad una agenzia di stampa che quello che vogliono è “un passo indietro sulla maturità. Di essere convocati e ascoltati sulla possibilità che entri in vigore un colloquio orale, su una tesina costruita da studenti e docenti”.
Ma anche i presidi sembrano in disaccordo con le decisioni del Ministero. Il presidente nazionale dell’Associazione presidi Antonello Giannelli ha dichiarato all’Ansa con molta chiarezza che non avrebbe introdotto “la seconda prova scritta quest’anno. Sarebbe bastata una prova scritta e il colloquio anche strutturato con la tesina come si è fatto negli ultimi anni”. Tutti d’accordo, certo, sul ritorno alla normalizzazione, ma per Giannelli questo “deve anche essere graduale. In fondo quest’anno vanno a sostenere la maturità dei ragazzi che hanno avuto problemi per tre anni di seguito poiché si sono fatti tutto il triennio con la pandemia”. Insomma, “il salto dall’anno scorso a quest’anno è troppo marcato e ha anche preso di sorpresa tutti i ragazzi e tutte le scuole: tutti si aspettavano l’introduzione di una prova scritta, ma non di due”.
Ma di cosa si sta parlando esattamente? Per la maturità, in particolare, l’ordinanza ministeriale prevede una prova scritta di italiano e una seconda prova sulle discipline di indirizzo, predisposta dalle singole commissioni d’esame, oltre a un colloquio. La seconda prova – precisa il Ministero – “sarà predisposta dalle singole commissioni d’Esame, per consentire una maggiore aderenza a quanto effettivamente svolto dalla classe e tenendo conto del percorso svolto dagli studenti in questi anni caratterizzati dalla pandemia”.
Una seconda prova che somiglia quasi alla “vecchia” terza prova della quale proprio Giannelli ricorda l’abolizione, sostenendo piuttosto la necessità di una prova “nazionale” per evitare le discrepanze che già caratterizzano il sistema scolastico.
Il ministro mostra di voler proseguire sulla sua strada, ma c’è chi spera in una rivalutazione da parte delle Commissioni parlamentari prima che le ordinanze diventino definitive. Abbiamo davanti un tempo di dibattiti accesi. Speriamo non troppo lungo, per evitare la confusione.