Una battaglia persa? L’intelligenza artificiale e l’Informazione
L’Intelligenza artificiale nel suo spaziare ovunque rilancia interrogativi che vanno dritti alla coscienza del giornalista come a quella del destinatario del suo lavoro.
Si deve temere l’intelligenza artificiale o piuttosto si conosce ancora troppo poco per esprimere un giudizio documentato e ponderato? Molte domande e preoccupazioni continuano a intrecciarsi di fronte a una rivoluzione tecnologica che avanza in diverse direzioni. Come di fronte ad altre rivoluzioni tecnologiche del passato il pessimismo ingaggia un duello con l’ottimismo e le motivazioni dell’uno e dell’altro appaiono tutt’altro che peregrine.
Coinvolti nella sfida sono anche l’informazione e il giornalismo. Molti media ne stanno scrivendo e parlando anche in questi giorni.
Chiara Valerio, scrittrice e opinionista, afferma che ChaptGpt, traducibile in “trasformatore pre-istruito generatore di conversazioni”, “non porta informazione perché è sovrabbondante rispetto alla domanda. È logorroica”. L’intelligenza artificiale costruisce a getto continuo informazione utilizzando materia prima importata.
Riccardo Luna, giornalista specializzato in temi legati all’innovazione, commenta: “Questi contenuti che ci lasciano a bocca aperta per la loro verisimiglianza ai contenuti prodotti da essere umani non sono perfetti, è vero, ma neanche gran parte delle cose che i giornali pubblicano ogni giorno lo sono. E poi le macchine imparano più in fretta e con meno riottosità di molti colleghi. È una battaglia persa? La verità è che non lo so”.
La battaglia che non può essere persa è quella per un’informazione che non diventi uno dei tanti beni di consumo da mettere sugli scaffali di un supermercato cartaceo o elettronico dimenticando il suo essere frutto di una professione, il giornalismo, che ha una deontologia, ha riferimenti etici da rispettare se vuole raggiungere il senso e lo scopo dell’essere un servizio.
Le diverse rivoluzioni tecnologiche che si sono succedute nel tempo non hanno indebolito il giornalismo, al contrario lo hanno accompagnato nella fatica quotidiana di cercare e narrare la vita.
A indebolire il giornalismo è piuttosto il venire meno dell’onestà intellettuale. L’intelligenza artificiale nel sollevare inquietudine potrebbe rivelarsi alleata critica e non nemica di un giornalismo che ritrova sé stesso.
L’Intelligenza artificiale nel suo spaziare ovunque rilancia interrogativi che vanno dritti alla coscienza del giornalista come a quella del destinatario del suo lavoro.
Chissà se, anche senza rendersene conto, l’intelligenza artificiale non costringa a una verifica della qualità dell’informazione e nello stesso tempo a una verifica della qualità dell’opinione pubblica.
Oggi l’intelligenza artificiale non è dietro l’angolo, avanza in molti luoghi del vivere personale e sociale. Per questo Riccardo Luna si chiede se la battaglia con questa rivoluzione tecnologica non sia ormai persa.
Il suo “non lo so” non è una risposta rassegnata ma è un appello a conoscere e a capire di più, anche perché in gioco non ci sono solo l’informazione e il giornalismo.