Un popolo da 196 nazioni. La via fruttuosa dell'accoglienza nell'Italia multietnica
La dimensione multietnica diventa un fattore da comprendere e da valorizzare, se si vuole affrontare al futuro.
L’Italia si conferma una società multietnica. È sempre più facile incontrare studenti di diversa nazionalità in una classe, lavorare con compagni e colleghi di lavoro che provengono da altri paesi, mangiare un piatto preparato da cittadini non italiani.
Il report sul bilancio demografico dell’Istat, che ha ricevuto notevole visibilità dai media a causa dell’allarme lanciato sul crollo delle nascite, rileva anche un altro aspetto forse trascurato: la consolidata presenza di cittadini stranieri nel nostro Paese. Sono oltre 5 milioni, l’8,7% della popolazione aumentati del 2,2% rispetto all’anno precedente. L’unico segnale in crescita del nostro bilancio demografico. A questi dati andrebbe poi aggiunto il numero di persone che hanno acquisito la cittadinanza italiana: oltre 1 milione e 300mila, tra cui molte donne. Un altro elemento interessante che appare dalle statistiche è la presenza di almeno 50 comunità nazionali differenti con oltre 10 mila persone. Un segnale che ci dice la varietà della popolazione, che ormai in Italia conta oltre 196 nazionalità.
La dimensione multietnica diventa un fattore da comprendere e da valorizzare, se si vuole affrontare al futuro. La via dell’accoglienza che porta a una convivenza pacifica e costruttiva potrebbe essere una risorsa, certo non l’unica su cui puntare, per riattivare forze positive e generare legami sociali. In molte realtà locali questo gia accade. Ci sono paesi in Italia che sono stati ripopolati da alcuni gruppi di cittadini stranieri, in altri casi gli immigrati hanno portato alla ripresa di mestieri e professioni che stavano scomparendo, in altri ancora sono state organizzate forme di housing per valorizzare strutture in stato di abbandono. Un lavoro dell’Università di Trento su “I territori accoglienti”, che è diventato un Libro bianco consegnato al Presidente della Camera dei deputati, raccoglie queste realtà sparse per le varie regioni dal Lazio alla Lombardia, dalla Sicilia al Veneto. Le esperienze di successo a detta dei ricercatori si caratterizzano per il ruolo attivo del Terzo Settore, per la capacità di coinvolgere tutti i cittadini, italiani e non, nei progetti da realizzare, per il lavoro in rete che ha unito realtà del no profit con imprese e con enti pubblici locali. Ci sono poi gli obiettivi ad accomunare le iniziative: alla promozione dell’accoglienza infatti si aggiunge l’erogazioni di servizi per tutta la comunità un punto essenziale per non far sentire distanti i diversi soggetti coinvolti.
Questi segni sparsi per l’Italia ci suggeriscono che una via dell’accoglienza per promuovere una società multietnica può far bene a tutti.